Spumante e champagne guerra senza tregua di Sergio Miravalle

Spumante e champagne guerra senza tregua A Capodanno si inasprisce la tradizionale sfida Spumante e champagne guerra senza tregua C ANELLI — Marisa Laurito, ieri pomeriggio, in apertura di 'Domenica In» ha chiesto scusa per aver confuso, durante la diretta di San Silvestro, lo spumante con lo champagne. La Gancìa era lo sponsor del brindisi di Capodanno della Rete Uno Rai, ma la conduttrice, travolta dall'allegria dello studio, ha ripetuto più volte la parola champagne invece di spumante. Una pubblicità gratuita per il famoso prodotto francese, che non è andata giù a Vittorio Vallarino Gancia: l'industriale di Canelli doveva infatti intervenire in studia ma non si è fatto vedere. ' ' LaLaiiritò, ieri,' ha'ammesso il suo errore sussurrando ai 'telespettatori: 'Secondo me lo spumante italiano è pure migliore dello champagne, ma non andatelo a dire ai francesi che sennò si arrabbiano». Si è concluso cosi, senza drammi, un altro capitolo della sfida per i brindisi di fine, anno. Finiti i tempi dei confronti diretti e delle improbabili classifiche, la guerra tra spumante e champagne si è spostata sul piano del gusto e dell'immagine. Soddisfatti i francesi: -L'Italia — commenta Gianni Legnarli, a nome del Civc (Comitato interprofessionale dello Champagne) — sì conferma il quinto paese importatore dopo Inghilterra, Stati Uniti, Germania e Svizzera. A fine ottobre erano state spedite dalla Francia 5,3 milioni di bottiglie, con un aumento del 13 per cento rispetto all'anno prima». L'aumento nelle feste non è ancora stato calcolato, ma è probabile che sia stato superato il tetto degli 8 milioni di bottiglie. Soddisfatti anche gli italiani. La produzione di. spumante 'Champenois» (con la rifermentazione in bottiglia usata dai francesi) è di 16 milioni di bottiglie. Quindici tra le maggiori etichette aderiscono all'Istituto dello spumante classico italiano, un organismo di autoregolamentazione presieduto Gino Lunelli, contitola¬ re delle cantine Ferrari di Trento: 'Noi italiani stiamo ancora marciando in ordine sparso, mentre, tedeschi, francesi e perfino gli spagnoli si organizzano per difendere la loro produzione in vista del mercato unico europeo». I francesi hanno ottenuto che la denominazione 'metodo champenois» sia. riservata solo al loro prodotto, dovrà perciò sparire dalle etichette degli altri spumanti europei. Gli spagnoli puntano sul «cavas» (significa cantina), mentre gli italiani non hantrovato di meglio dell'indicazione 'Spumante classicotradizionale». All'Istituto si ' battono perché sia riconósciuta la zona d'origine l'uso di deter- minati tipi di uve. 'Sono elementi indispensabili, oltre all'esperienza di ■ cantina, per ottenere prodotti di grande qualità per competere senza soggezioni sul mercato internazionale», conclude Lunelli, che invia le sue bottiglie anche in Urss e in Cina. Il resto dello spumante 'mode in Italy» (180 milioni di pezzi) è ottenuto con il sistema Charmat (fermentazione in autoclave). Da questo metodo si ottengono l'Asti doc (il più diffuso all'estero, con 60 milioni di bottiglie), il Prosecco e tutti gli spumanti di 'vitigno (Chardonnay, Pinot, ecc). . La,capitale indiscussa del- . lo spumante italiano è Canelli. Il brindisi dì' Capodanno in ' questa'dttadlha di 10 mila.3' abitanti ih provincia di Asti ha un sapore particolare'. Oltre la metà degli spumanti italiani nascono infatti nelle cantine delle case vinicole di queste parti. Ciò significa an- . che che buona parte dei 500 miliardi spesi dagli italiani per i brindisi di questi giorni sta prendendo la strada di Canelli. Le grandi aziende della zona (Gancia, Riccadonna, Contratto, Bosca) hanno lavorato a pieno ritmo per rispettare le consegne. Anche per le altre piemontesi (Cinzano, Martini, Fontanafred-. da) le cose sono andate piuttosto bene e segnali positivi arrivano da altre regioni. L'intera produzione nazionale ha superato nell'88 1 duecento milioni di -pezzi» a conferma della positiva tendenza del settore. Siamo ancora lontani dai record dei tedeschi (350 milioni) e dei francesi (quasi 300), ma la spumantistica italiana sta facendo passi da gigante. Alle storiche zone di produzione del Sud Piemonte, Oltrepò, Franciacorta, Vene^ to e Trentino, si sono aggiunte nuove realtà produttive in Toscana, Marche, Puglia, Sicilia a conferma di come r -Italia delle bollicine» sia ampia e variegata, ma soprattutto matura per affrontare una seria regolamentazione del settore. Sergio Miravalle

Persone citate: Bosca, Contratto, Gancia, Gino Lunelli, Lunelli, Marisa Laurito, Pinot, Riccadonna, Vittorio Vallarino Gancia