nell'anno dell'artista incantatore

Nell'anno dell'artista incantatore RECORD E PROTAGONISTI DELLE GRANDI MOSTRE ITALIANE 1988 Nell'anno dell'artista incantatore Per i Fenici Palazzo Grassi a Venezia ha avuto 750 mila visitatori - In 270 mila sono andati da «Van Gogh» a Roma; in 147 mila dalla «Giuditta» di Donatello restaurata a Firenze; in 130 mila da «Guido Reni» a Bologna - Tra cultura e affari, critici e sponsor, molte rassegne sono oggetto di scambi internazionali - Il fenomeno dei cataloghi 'L'88 se n'è andato. Si tentano i primi bilanci anche nel campo deU'arte. E' stato un anno intenso di mostre: tantissime e di tutta tipi. Qualcuno parla di minore affluenza del pubblico. Eppure si sono viste folle di fronte alle porte di musei e gallerie: 750 mila visitatori ai "Fenici» di Palazzo Orassi a Venezia, da giugno a settembre (circa 1280 al giorno, con punte anche di 5000; 45.000 cataloghi Bompiani venduti), quasi 270.000 quelli di Van Gogh a Roma, in due mesi (media 3000-4000 al giorno, cpn massime di 6000), 147.000 in 133 giorni per la Giuditta restaurata di Donatello in Palazzo Vecchio a Firenze. E ancora 130.000 per "Guido Reni» a Bologna, 30.000 in più dei «Carrocci» di due anni fa. Sono molti. Le mostre, insomma, attirano ancora. Veri e propri fenomeni di massa, hanno assunto in questi ultimi anni una loro particolare fisionomia fatta di curatori, organizzatori, sponsor grandi e pìccoli. Prodotti di cultura, ma anche di consumo, vengono esportate, importate, scambiate da un capo all'altro del mondo. Così -Guido RenU da Bologna va a Los Angeles c poi a Forth Worth e, un po' diverso ("Guido Reni e l'Europa'), a Francoforte. "Degas' da Parigi a Ottawa e a New York, "Cézanne' da Londra a Parigi e a Washington. «Van Gogh» è arrivato a Roma da Amsterdam, ma in compenso 100 capolavori dell'Ottocento-Novecento italiano, 1861-1909, dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma hanno raggiunto il Rijksmuseum Van Gogh della città olandese e poi il Lussemburgo. L'arte russa, per decenni nascosta nei depòsiti dei musei sovietici, si 'affaccia in Occidente in gallerie svizzere, austriache, milanesi, mentre Chagall riabilitato è tornato a Mosca, l'armo scorso. Un grande movimento: gli artisti, vecchi maestri o ultime generazioni, sono diventati i più instancabili viaggiatori. I loro percorsi, intrecciati, complicali, stanno formando una nuova geografia artistica. Altro fenomeno curioso, i cataloghi, sfornati a decine da case editrici specializzate: ricchi e documentati, oppure insignificanti. Costosi (60 mila lire in media), ma, lutto sommato, nuovi moderni strumenti di studio destinati a specialisti e al grande pubblico, come ha recentemente dimostrato un convegno a Viareggio, con la pre- sentazione di un "catalogo dei cataloghi» dal titolo Aiteoggi, esposto anche alla Fiera del libro a Francoforte. Mostra e catalogo sono ormai due fratelli inscindibili e più sono vicini, più appaiono utili (tra i migliori, in questo senso, i francesi editi dalla Réunion des Musées Nationaux). Ma quali i secoli più battuti e gli autori preferiti nella miriade di mostre d'arte in Italia, nell'88? A una prima occhiata. Ottocento e Novecento dominano, seguiti da Seicento e Cinquecento, più rari Settecento e Medio Evo. Molta la pittura, abbastanza anagrafica, meno la scultura e l'architflitura! L'Ottocento^ Il secondo Ottocento, è di moda (anche all'estero). Nel nostro Paese continua a essere la riflessione su artisti e movimenti stranieri, noti o meno: da Van Gogh allo svizzero Vallotton, dai "Tedeschi romani» agli impressionisti. Van Gogh, di cui nel 1990 ricorre il centenario della morte, ha attirato le folle: code di ore di fronte alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, un incasso di 695 milioni (notevole, ma molto inferiore alle spese, si dice). L'antologica, in collaborazione con il Rijksmuseum Van Gogh di Amsterdam, molti sponsor e un bel catalogo (Mondadori De Luca) ha avuto un ottimo risultato. Ha presentato infatti un percorso del grande artista attraverso temi meno scontati dei cupi contadini e dei mangiatori di patate, sottolineandone le derivazioni dalla Scuola dell'Aia. Non mancavano dipinti — più famosi — del periodo parigino, esposti del resto più tardi e in gran numero in una rassegna al Museo d'Orsay, integrabile con la romana, che trattava gli anni di Parigi 1886-'88, allargandoli agli incroci con amici impressionisti e neoimpressionisti. Meno celebri, ma significativi, i "Tedeschi romani», quegli artisti Idealisti arrivati a Roma a metà Ottocento per insegùfre i{ mito classico,' presentati nellastessa galleria della capitale nell'ambito degli accordi culturali italo-tedeschi. L'Ottocento in Italia non è però solo quello straniero, è anche la riscoperta critica del nostro, boicottato nel passato e considerato di serie B rispetto al francese. Così ecco rispuntare pittori come il veneziano Zandomeneghi (a Venezia e poi a Milano), o il toscano Lega (a Milano e poi a Firenze). E alcune città riproporre con orgoglio il proprio Ottocento: Siena che scopre il suo Purismo, dopo tre anni di ricerche d'archivio, Bologna che rispolvera l'"Otlocento italiano» dai depositi, Monteca¬ tini che cerca "La donna e la moda nella pittura italiana del secondo Ottocento». Ma l'Ottocento più intero è quello presentato a Milano, a Palazzo Reale, da maggio a settembre, "Il secondo Ottocento italiano. Le poetiche del vero», che affronta per la prima volta la pittura del secolo (1861-1895) in modo unitario e non regionalistico. Un itinerario discusso per le scelte, ma ricco di spunti per nuove ricerche e accompagnato da un bel catalogo (Mazzoita). Strettamente legato all'Ottocento, il Novecento. L'88 è stato l'anno di grossi personaggi, di cui ricorrevano date significative, De Chirico, Le Corbusier, Licini, Michelucci, Manzù, o di cui si preparavano iter intemazionali come Moràhdi. Imponenti introspettive, ma anche piccole mostre estive, spesso lacunose e con cataloghi non sempre freschi. Sono comparsi in scena, rivalutati o ricelebrati, anche altri artisti: dal futurista Depero (buon successo a Rovereto) a Bonnard (Milano), da Modigliani (Verona e Milano) all'americano Jim Dine, da Galileo Chini (Montecatini) all'architetto scozzese Charles Rennie MacKintosh (1868-1928) — grossa mostra a Certaldo, catalogo Electa —fino a Giacometti e a Kounellis (al Castello di Rivoli, dopo "Standing Sculpture» e "Mirò»), E'stato anche l'anno della Scuola romana (mostre a Milano, Verona, Roma) e di quegli Anni Venti e Trenta che si stanno rivelando faoolosì. Il -Realismo magico», in corso a Verona (Galleria dello Scudo) è una delle rassegne più riuscite per la qualità delle opere e l'organicità del catalogo (Mazzottal, capace d'informare con schede e apparati critici e documentari anche un largo pubblico. A Firenze "Baselitz» e -Magnellì» a Palazzo Vecchio, e la "Collezione Nasher» a Forte Belvedere, tutte e tre curate dal Centromostre, hanno introdotto un'intensa stagione dedicata al contemporaneo. Capolavori 'Particolarmente suggestiva, anche per l'armonico scenario creato con la città, la collezione Nasher. una delle più importanti americane di scultura moderna e contemporanea, ha richiamato 76.000 visitatori. Molte le rassegne dedicale alle ultime generazioni italiane ed europee. Ma protagonista, anche sui giornali, è stato un artista del Seicento, Guido Reni, un grande del suo secolo, che sta vivendo, dagli Anni Ottanta, nuove fortune in Italia e all'estero. La mostra autunnale, organizzata dalla pinacoteca di Bologna con il Los Angeles County Museum of Art, il Kimbell Art Museum di Forth Worth e la Schim Kunsthalle di Francoforte, è certamente di alta qualità. Ha riunito da lutto il mondo 80 capolavori restaurati, concludendo quella rivalutazione dell'artista — celebre ai suoi tempi, ma bocciato da Romantici e Puristi — cominciala negli Anni 30 con Otto Kurz, continuata con la rassegna bolognese del '54 e poi con studi, monografie (fondamentale quella di Stephen Pepper dell'84) e restauri. Ma è anche un esempio di efficienza manageriale: molti ed illustri gli sponsor, precoce e vivace la campagna pubblicitaria, numerose le manifestazioni parallele a Bologna sul secolo e l'ambiente del pittore, voluminoso e bello il catalogo (Nuova Alfa Editoriale). Unico difetto: il tono uh po' troppo àelebrativo usa» to per il «divino Guido». Anche il Cinquecento ha avuto i suoi personaggi: il «Veronese» a Venezia e a Verona (adesso a Washington), il Moretto a Brescia, Michelangelo in un'esposizione di disegni a Firenze (Casa Buonarroti) sino ai meno noti Lelio Orsi a Reggio Emilia, l'incisore Raimondi a Bologna, Sodoma e altri senesi a Siena. E soprattutto Polidoro da Caravaggio, altro protagonista dir.eri cato, "ricostruito» in movo esemplare al Musco di Capodimonte di Napoli, con l'eccezionale recupero di tavole per anni in abbandono e una valanga di disegni da musei di tutta Europa (esauriente il catalogo Mondadori De Luca). Tra le poche rassegne sull'arte medievale o del primo Rinascimento, ricordiamo "Arte in Lombardio. tra gotico e Rinascimento» al Palazzo Reale di Milano, realizzata tra difficoltà e polemiche. L'intento, quello della rieesplorazione, dopo la grande mostra del '58, di 50 anni di arte lombarda tra la fine del Trecento e il 1460, attraverso un'ottantina di opere. 1 risultati: molte le nuove informazioni, ma un percorso difficile per i non specialisti e un catalogo (Fabbri) dotto e massiccio. Non sono mancate esposizioni interdisciplinari. Tra le più curiose, "Floralia» a Palazzo Pitti, curata da storici dell'arte e botanici, oltre a offrire una quantità di dipinti floreali sconosciuti delle collezioni medicee dal '500 al '700, ha fornito l'identificazione meticolosa di centinaia di piante e fiori dipinti (catalogo Centro Di). "Arte e tecnologia» a Pescara, che ha accostato nel nuovo padiglione Fiat, energiche sculture di Mastroianni con pezzi e blocchi della Tipo. E poi i "Libri cubisti» di una raffinata collezione pratese, a Siena, e adesso gli "Splendori di pietre dure» a Palazzo Pitti, che, in occasione dei 400 anni dell'Opificio, rivela i segreti delle antiche botteghe medicee (ben documentato il catalogo Giunti). E tra le più sconcertanti? Diciamolo pure, quella delle copie delle opere d'arte, il "Museo dei musei» a Palazzo Strozzi di Firenze. Macabra, opprimente, ambigua. «Una provocazione»; ma quale? Non entusiasmante il catalogo, nonostante le firme prestigiose. Eppure sembra sia costata più di un miliardo. Maurizia Tazartes Guido Reni: «Ritratto della madre» (particolare); a destra, Vincent Van Gogh: «Contadina che cuce» (1881), tra i protagonisti delle mostre di Bologna e di Roma