Flotta americana verso il Mediterraneo Attaccherà la fabbrica chimica in Libia? di Ennio Caretto

Flotta americana verso il Mediterraneo Attaccherà la fabbrica chimica in Libia? Tredici navi da guerra hanno lasciato la base di Norfolk; ordine: «Fermate Gheddafi» Flotta americana verso il Mediterraneo Attaccherà la fabbrica chimica in Libia? DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON—Una poderosa squadra navale da guerra di 13 unità, al comando della portaerei nucleare Roosevelt, è partita sabato dalla base atlantica di Norfolk alla volta del Mediterraneo con a bordo 12 mila uor^CJ, 5 squadriglie di caccia e di bombardieri e numerose batterie di missili, compresi i letali Cruise. Sebbene ufficialmente il Pentagono dichiari che si tratta di un normale avvicendamento delle forze della Sesta Flotta, indiscrezioni degli alti comandi indicano che la squadra riceverà l'ordine di distruggere l'impianto di armi chimiche della Libia, in costruzione a 60 km circa a Sud di Tripoli, a meno che la Conferenza di Parigi del 7 gennaio non sfoci nel boicottaggio dello stabilimento libico. Il potente convoglio della Roosevelt è formato da incrociatori, cacciatorpedinieri e fregate lanciamissili di cui almeno uno della classe Aegis, nonché da una unità da sbarco, un cacciamine, una nave cisterna é una nave appoggio. La squadra da combattimento raggiungerà il Golfo della Sirte, teatro delle battaglie aeree e navali dell'86 tra gli Usa e la Libia, mentre alla Conferenza in¬ temazionale sulle armi chimiche di Parigi il segretario di stato George Shultz chiederà ai 130 Paesi partecipanti l'immediata sospensione di tutte le forniture all'impianto di Gheddafi e l'Immediato ritiro di tutti tecnici Shultz dichiarerà che l'America ha le prove non solo che la Libia sta per produrre due tipi di gas tossici, il cosiddetto gasmostarda, che provoca ferite dolorosissime, e il letale Satin, che distrugge il sistema nervoso; ma anche che sta per costruire bombe e ogive di missili. n segretario di Stato aggiungerà che Gheddafi ha organizzato infine un sistema di rifornimento in volo dei suoi cacciabombardieri «macie in France» che gli consentirebbe di colpire Israele. Quest'ultima notizia è stata diffusa ieri dal New York Times. E' torse la più importante alla luce del dialogo appena apertosi tra la superpotenza e l'Olp: segnalerebbe infatti la determinazione libica di prevenire convergenze tra israeliani e palestinesi. . Il signore della diplomazia americana ha respinto la settimana passata la mediazione di Andreotti, che gli aveva proposto una sollecita ispezione dell'impianto libico su suggerimento dello stesso Gheddafi. Si tratta—ha detto—di uno stabilimento che ih brevissimo tempo può essere adattato a qualsiasi produzione, dai farmaci ai fertilizzanti: la sua vera natura sarebbe quindi facilmente mascherante. In assenza di altre ritorsioni, Reagan vorrebbe attaccare la Libia anche perché la ritiene coinvolta nell'attentato al Jumbo della Pan Am. n Pentagono avrebbe messo a punto un piano in due tempi. Un primo lancio di missili Cruise contro rimpianto, che è difeso da missili terra-aria Sam 6 sovietici: i Cruise volano radenti al suolo e sfuggono ai radar. Una seconda bordata coi caccia e i bombardieri della Roosevelt. La minaccia è presa seriamente dal mondo islamico: l'Iran si è detto «al fianco della Libia». n New York Time ha svelato i retroscena della mossa americana con una dovizia di particolari che puntano a una massiccia offensiva propagandistica di Reagan e Shultz nei prossimi giorni. Il quotidiano ha confermato che a Batra, il nuovo centro bellico libico, sono stati quasi ultimati due impianti paralleli, uno per le armi chimiche l'altro per i vettori, con la massima produzione di gas tossici al mondo, otto volte superiore a quella con cui l'Iraq sconfisse l'Iran l'anno scorso. Ha fatto il nome della capocommessa del primo stabilimento, la Imhausen Chemie tedesco occidentale, che ha peraltro smentito, e quello della capocommessa del secondo, la Japan Steel. Stando al New York Times, molte delle forniture alla Libia passavano da Hong Kong, e i pagamenti dalla Svizzera. Reagan avrebbe protestato di persona col cancelliere tedesco Kohl. Il presidente avrebbe inoltre chiesto alla Germania Occidentale, alla Francia e alla Svizzera di fare cessare ogni rapporto tra le loro aziende e Gheddafi. Il Washington Post ha scritto che «si crede che anche l'Italia sia invischiata nella vicenda». Ennio Caretto