Quei dobermann ci addentavano

Quei dobermann ci addentavano Cinque operaie licenziate chiedono che il pretore dichiari la violazione di diritti sindacali Quei dobermann ci addentavano Le lavoratrici: «Due cani giravano nel capannone, ci assalivano e lordavano i pezzi da montare» - I titolari dell'azienda di Giaveno: «Ragazze indisciplinate, cantavano durante il lavoro e ci offendevano» Sei operaie, due dobermann-guardiani, una presunta spia della proprietà. Poi liti, un occhio nero (quello della «spia»), uno sciopero di otto ore, cori di montagna sul lavoro, un tè forse sorbito in un intervallo troppo lungo. Poi qualche insulto reciproco («oca», «vipera» ma anche epiteti più pesanti) con lettere di licenziamento a ruota. E subito dopo, una causa per via di un contratto anomalo, di stipendi piccoli piccoli, di una fabbrica forse resa antigienica dalla pipì dei cani. Sono ingredienti del processo che si è aperto ieri alla pretura di Giaveno, davanti al dottor Fuiano. Una causa che la dice lunga su una realtà della provincia di Torino che pochi conoscono, sommersa e nascosta dalla ricchezza che è solo 50 chilometri più a valle. Qui le grandi fabbriche sono lontane e c'è crisi occupazionale: alcune importanti commesse, girate a ditte locali dalle grandi fornitrici della Fiat, sono andate perdute. Uno dei più at¬ tivi imprenditori locali è morto e la sua ditta ha licenziato. In questo panorama si Inserisce la causa di Barbara Mare più quattro (difese dall'avvocato Paolo Pini) contro la «Bonavero» di Ida Bonavero (avvocato Sergio Beretta), ditta metalmeccanica specializzata nel montaggio di valvole per compressori e tergicristalli con sede a Selvaggio di Giaveno. I fatti risalgono al marzo scorso quando sei dipendenti su ottp si rivolgono ai proprietari: 'Non possiamo più sopportare quei due dobermann che girano indisturbati nel capannone. Abbaiano e ringhiano tutte le volte che ci alziamo dal nostro posto. Fanno i loro bisogni sui pezzi che poi noi montiamo a mani nude. Il maschio ha anche addentato più di una gonna e più di un pantalone». I proprietari non intervengono e le ragazze decidono un giorno di sciopero. Vanno a Torino, alla Piom-CgÙ e raccontano la loro storia. L'indomani si ripresentano con una lettera: «Via ì cani. Altrimenti altri scioperi». Cosa sia successo quel giorno non è chiaro. Per le regazze 1 titolari della ditta, letto il proclama,.consegnano a tamburo battènte le lettere di licenziamento. Per Ida Bo¬ navero ed il marito Rocco Fausciana sono invece le ragazze ad assumere un atteggiamento 'Strafottente»: fumano mentre sono ai macchinari, cantano canzoni di montagna Con varianti offensive verso la titolare, raddoppiano il periodo della pausa di metà mattina (da 5 a 10 minuti) durante la quale si fanno addirittura un tè. I licenziamenti aprono una querelle anche sull'importo delle retribuzioni. 'Trecentoquattrocentomila lire al mese per otto ore al giorno» secondo le regazze. 'Seicentomila nei mesi normali, qualcosa in meno quando c'erano ponti o quando erano lasciate a casa per mancanza di commesse» secondo Bonavero e Fausciana. Le buste paga finiscono alla Fiom. Una funzionarla del sindacato, Maria Vincenti, sentita ieri dal pretore, ha detto che sarebbero emerse 'grosse differenze rispetto ai minimi salariali della categoria degli artigiani metalmeccanici». Nell'udienza di ieri, sentite anche due ex colleghe delle ragazze in causa. Katia Romeri, 20 anni, ha confermato la vivacità dei cani e le ingiurie ricevute dalla proprietaria. Brunella Allais, 18 anni, che non partecipò agli scioperi, ha sostenuto che i cani 'abbaiavano» ma senza ferocia ed ha confermato i cori non autorizzati «con qualche epiteto di mezzo». Un giallo resta invece il ferimento della «spia», al secolo Giulia Pitari di Giaveno. La ragazza ha fatto pervenire al magistrato un certificato medico. Al suo posto è venuto il padre: «Mia figlia era terrorizzata da giorni. Poi un giorno le colleghe l'hanno picchiata. Mi ero nascosto dietro un cespuglio e l'ho liberata». Spia o non spia, la Pitari è rimasta alle dipendenze dei Fausciana che hanno riaperto una nuova ditta. Ma in un'altra zona e con un altro nome: 'Perché questa storia ci ha rovinato la reputazione: La sentenza è prevista a marzo. Angelo Conti Ida Bonavero, la titolare

Luoghi citati: Giaveno, Torino