Nasce un nuovo mestiere

Nasce un nuovo mestiere Inquietanti prospettive per l'agricoltura degli Anni 90 Nasce un nuovo mestiere Molti agricoltori dovranno trasformarsi in imprenditori di agriturismo o gestire aziende avifaunistiche: secondo la Cee, degli oltre 2 milioni di imprese agricole italiane ne sopravviveranno infatti solo 600 mila - Un convegno della Confagricoltura piemontese . , DAL NOSTRO INVIATO BARDONECCH1A - La politica agricola degli.Anni 'SO deve essere rivolta alle aziende che rimarranno sul mercato. Questa affermazione, fatta all'assemblea annuale della Federazione Regionale degli Agricoltori del Piemonte, può a tutta prima dare l'idea di una sentenza capitale, ma occorre vederla nel contesto generale della situazione nazionale per leggere il suo vero significato. In Italia, secondo i dati della Cee recentemente diffusi dal commissario all'agricoltura, Andriessen, ci sono oltre 2 milioni di aziende e non più di-600 mila sono destinate a «sopravvivere». Motivo? In un mare di eccedenze e in un confronto non più evitabile col resto del mondo le difese Cee continueranno ad allentarsi, e i prezzi garantiti continueranno a scendere; conseguenza: l'abbandono dell'attività da parte di moltiimprenditori. Questo però non vuol dire che le aziende con le «spalle meno larghe» debbano soccombere, dovranno piuttosto cercare nuove vocazioni; bisogna quindi utilizzare in tempo le potenzialità di queste imprese indirizzandole verso l'agriturismo e verso il settore avlfaunistico (in cui, a differenza di oggi, la selvaggina sia di proprietà dei conduttori dei fondi). Inoltre sarà necessario versare un'indennità a coloro che sono stati definiti i «custodi del territorio», ossia gli agricoltori che restano nelle zone marginali dedicandosi a coltivazioni intensive, con scarso uso di mezzi chimici. Come ha fatto notare il direttore della Confagricoltura piemontese Bruno Pusterla è un aspetto importante perchè annullerebbe la contrapposizione tra agricoltori e ambientalisti, oltre a produrre un reddito. Siamo convinti — ha sottolineato il Presidente regionale, Giorgio Marinone — che il "pubblico» debba riservare un'attenzione maggiore all'agricoltura e questo non per puro vantaggio di parte, ma nell'interesse generale dell'economia del Paese. L'intervento pubblico che noi auspichiamo deve servire per l'av¬ viamento delle aziende e di una cooperazione efficiente. Ma poi devono camminare da sole». In vista del '93 c'è davvero da rimboccarsi le maniche, ormai, come ha fatto notare il direttore generale della Confargicoltura, Giuseppe Pricolo. «Lapolilica agricola si fa a Bruxelles, non più in dodici capilalU. E il nuovo corso della «pac» non favorisce certa- mente l'Italia. Il Piemonte, come ha osservato Pricolo, soffre per lo scarso sviluppo delle associazioni di produttori e denuncia una percentuale molto bassa della produzione commercializzata sulla base degli accordi interprofessionali. Che conta di fare la Federazione regionale per ovviare a questi punti deboli? La risposta l'ha data Marinone: "Potenziare le associazioni di produttori, aumentare il coordinamento fra queste, le cooperative e i consorzi di tutela». Soprattutto occorre impostare rapporti qualificati e duraturi con industria e commercio, nonché allargare la contrattazione preventiva, per i benefici che questa è in grado di apportare a agricoltura e industria. "Ma tutte queste cose — ha concluso Marinone—cosi come devono partire dal mondo agricolo, devono trovare nell'industria e nel commercio terreno fertile, disponibilità e lungimiranza. Non è più tempo di speculazioni!» Vanni Cornerò

Persone citate: Andriessen, Bruno Pusterla, Giorgio Marinone, Giuseppe Pricolo, Marinone, Vanni Cornerò

Luoghi citati: Bruxelles, Italia, Piemonte