Guerra dell'acqua tra arabi e israeliani

Guerra dell'acqua tra arabi e israeliani Presto scarseggerà anche in Cisgiordania: le falde diventano un problema strategico Guerra dell'acqua tra arabi e israeliani NOSTRO SERVIZIO TEL AVIV — Esperti israeliani e statunitensi concordano nel prevedere che entro dieci anni la questione più assillante per il Vicino Oriente sarà una grave carenza d'acqua; se nel frattempo non saranno raggiunti accordi di cooperazione fra Israele e i vicini arabi, questa calamità appare loro inevitabile. 'Nell'Anno Duemila a Israele e Giordania mancherà almeno il 30 per cento del fabbisogno d'acqua», ha detto Joyce 8tarr, una ricercatrice del Centro di studi strategici statunitense, nel corso di una conferenza stampa a Tel Aviv. 'Netta striscia di Gaza gli abitanti potrebbero allora giungere alla sete a meno che Israele non faccia affluire loro acqua dal suo territorio: Alla medesima conclusione è giunto un rapporto completato di recente dalla compagnia israeliana Tahal. »Nelle falde della striscia di Gaza si accumulano ogni anno 60 milioni di metri cubi d'acqua — afferma il rapporto — ma già quattro anni fa ne venivano estratti annualmente 90 milioni. Il livello attuale è al di sotto di quello di emergenza». Nei pozzi della zona si nota una crescente presenza di sale e di sabbia. Mentre le risorse idriche della regione sono destinate a calare, proiezioni demografiche indicano che entro 15 anni la popolazione della zona passerà dagli attuali 650 mila abitanti a quasi 900 mila. n rapporto della Tahal stabilisce anche che Israele deve fare tutto il possibile per mantenere il controllo sulle risorse acquifere della Cisgiordania per garantire le sue necessità. L'evacuazione di questa regione (occupata militarmente nel 1967) comporterebbe la perdita annuale di 250 milioni di metri cubi. Ciò è dovuto alla particolare morfologia della zona: trivellazioni nelle colline della Samaria (Cisgiordania settentrionale) potrebbero far assorbire l'afflusso dell'acqua nella fascia costiera israeliana. In caso di evacuazione dai territori occupati l'agricoltura della zona centrale dello Stato ebraico si troverebbe cioè alla mercè di rubinetti di oltre confine. Attualmente la situazione è l'esatto opposto: gli israeliani controllano in pieno le risorse idriche palestinesi e fissano le quote. Il quotidiano Ha Aretz di Tel Aviv ha calcolato che «in Cisgiordania 60 mila coloni ebrei usano una quantità d'acqua eguale a quella distribuita a 860 mila palestinesi. Agli arabi è proibito scavare nuovi pozzi». L'agricoltura araba in Cisgiordania si basa di conseguenza in gran parte su acqua piovana e solo un'esigua minoranza può concedersi il lusso di irrigare i campi. La ricercatrice statunitense Joyce Starr/prevede dunque che 'l'acqua sarà il primo argomento sull'agenda di una trattativa ìsiaelopalestinese». Gli esperti della Tahal ritengono che per alleviare la penuria d'acqua nella striscia di Gaza occorre avviare progetti per la desallnizzazione dell'acqua marina e la purificazione dell'acqua di fogna (quest'ultima potrebbe essere usata a scopi agrìcoli). Altre proposte riguardano un canale che facesse giungere a Gaza le acque del Nilo, una pipeline dalla Turchia verso la Cisgiordania e anche la disseminazione lungo la costa del Mediterraneo di una serie di contenitori d'acqua piovana galleggianti. Mentre queste proposte sono ancora ai primi stadi di ricerca, un grande progetto idrico è già in fase di realizzazione nella regione e sarà completato entro la fine del secolo: si tratta di una diga che la Siria sta costruendo sul fiume Yarmuk, uh affluente del Giordano, nel contesto di un piano di sviluppo nella regione prossima alle alture del Golan. Attualmente, a beneficiare dello Yarmuk è soprattutto la Giordania, che usa almeno 160 milioni di metri cubi delle sue acque per le coltivazioni agricole nell'alta Valle del Giordano, mentre Israele si limita a prelevare alcune decine all'anno. Sono le conseguenze politiche e strategiche ad allarmare gli israeliani: »ll progetto Yarmuk — ha detto di recente un commentatore militare israeliano — consentirà ài siriani di esercitare maggiori pressioni sulla Giordania. La Giordania ha infatti risorse idriche molto limitate, e le acque dello Yarmuk sono per lei vitali. Amman dovrà quindi assumere un atteggiamento molto cauto verso la Siria, e ciò potrebbe avere un effetto indiretto sulle relazioni con Israele», attualmente corrette e ispirate a buon vicinato. f. a.

Persone citate: Golan, Joyce Starr