Mosca: non scaricheremo Najibullah
Mosca: non scaricheremo Najibullah Shevardnadze dall'Afghanistan lancia un messaggio ai ribelli per sbloccare la trattativa Mosca: non scaricheremo Najibullah Chiamata in causa anche Washington, che dovrebbe «fare pressioni» sui mujaheddin - Il Cremlino vorrebbe anche il pc nel futuro governo, e ripete la minaccia di far slittare il ritiro DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — L'Unione Sovietica continuerà a svolgere un ruolo di 'intermediario per realizzare un dialogo generale in Afghanistan», 'Continuerà a fornire l'intera assistenza prevista dai trattati conclusi fra i due Paesi», e 'continuerà a garantire il pieno appoggio ai dirigenti di Kabul'. E' il solo commento ufficiale, rilanciato ieri dall'agenzia Tass, alla visita del ministro degli Esteri Eduard Shevardnadze a Kabul per colloqui con Najibullah, iniziatasi inaspettatamente venerdì sera Un commento scarno, ma anche un modo per chiarire alcuni punti negoziali, dopo le convulse trattative delle settimane scorse e in vista del 15 febbraio, data prevista dagli accordi di Ginevra per completare il ritiro dell'Armata Rossa. La breve dichiarazione della Tass è rivolta, infatti, a due interlocutori soprattutto: ai mujaheddin e agli Stati Uniti. Ai mujaheddin. Mosca di¬ ce chiaro che non intende abbandonare, all'ultimo, Najibullah; che i trattati bilaterali consentono assistenza e aiuti. E fa capire dunque, tra le righe, che la data del 15 febbraio potrebbe non venire rispettata. Per l'Amministrazione americana, il messaggio è un altro, ma complementare: Washington deve far pressione sull'«opposteione armata», convincerla ad accettare almeno un cessate il fuoco. Agli uni e agli altri, il Cremlino ricorda però la sua intenzione di restare Y'intermediario», il riferimento obbligato anche per la Resistenza. Di non considerare chiuse dunque le trattative, interrotte a Islamabad la settimana scorsa per volontà dei mujaheddin, che hanno rimproverato a Vorontsov di 'voler sostenere fino all'ultimo la presenza del partito comunista nel futuro governo». Questo il quadro che affiora dal colloqui di ieri, secondo la Tass. Che cosa si prepara dunque? I dati dell'equazione afghana, pur confusi, offrono almeno tre punti di riferimento. La rottura delle trattative con i mujaheddin, intanto, ha allarmato il Cremlino, stretto fra la volontà di lasciare l'Afghanistan e quella di non abbandonare Najib in un momento, e con modalità, che sembrerebbero un'imposizione inaccettabile. Mosca, in secondo luogo, pur minacciando di ritardare il ritiro, ha manifestato più volte, negli ultimi giorni, l'intenzione di tener fede agli impegni: lo ha ricordato, tra gli altri, il viceministro Petrovski. Lo stesso Petrovski, ed è il terzo elemento dell'equazione, ha lasciato intendere che, in questa fase critica il Cremlino si aspetta una mano da Washington. In questo quadro, il viaggio di Shevardnadze può avere, forse, un solo obiettivo: garantire una sopravvivenza fittizia a Najib che sia accettabile, però, anche dai mujaheddin. Un" compito ingrato. e. n.
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