Shaw il Pigmalione di Masolino D'amico

Shaw il Pigmalione LE SORPRESE D'UNA BIOGRAFIA Shaw il Pigmalione In colonia le distinzioni di casca contano ancora di più che nella capitale dell'Impero, per questo non è ozioso ricordare a quale ceto appartennero i quattro grandi scrittori nati a Dublino agli inizi della letteratura moderna. Due di loro, Oscar Wilde e William Butler Yeats, avevano padri esponenti della buona borghesia angloirlandese e protestante, nonché professionisti con un piede nelle arti: storico, dilettante e raccoglitore di antichità celtiche oltre che chirurgo specializzato nell'occhio e nell'orecchio, Sir William Wilde; pittore ritrattista dopo essere stato avvocato, John Butler Yeats. Discretamente ricchi e proprietari di una bella casa a Merrion Square, gli Wilde erano un tantino più su degli Yeats. Figlio di un impiegato, allevato nella religione cattolica, e laureato all'University College (l'ateneo voluto dal Cardinal Newman perché anche gli indigeni potessero avere una istruzione superiore), James Joyce era invece, naturalmente, un paria. George Bernard Shaw stava meglio e peggio degli altri tre. Meglio, perché di prosapia ben superiore: gli Shaw erano infatti gentiluomini proprietari di terre da un paio di secoli, e il più illustre di loro, cugino del nonno del futuro commediografo, era stato parlamentare, fondatore della Royal Bank of Ireland, e nel 1821 era diventato baronetto. Peggio, però, e parecchio perché il ramo nel quale GBS nacque era assai decaduto. Il nonno di GBS aveva fatto bancarotta, e suo figlio George Carr si trovò senz'arte né parte, ridotto a tirare avanti con la modesta dote di una donna che aveva sposato per interesse; in breve tempo si ridusse in uno stato di ininterrotto torpore alcolico. ■ Insomma, Shaw appartenne per nascita, cocrve Qrwell dòpo di lui, allo strato ironicamente detto in inglese ihabbygenteel, «miserabile ma pretenzioso»: forse, in una società piccola e rigidamente divisa, il meno desiderabile di tutti. Ignorati dai parenti prosperi, gli Shaw di Upper Synge Street assaggiarono parecchie umiliazioni, la più cocente delle quali per il piccolo George fu quella di essere inviato a una scuola squalificante, per figli di bottegai cattolici o da poco passati alla fede dei padroni. La ferita così infettagli era ancora aperta ottant'anni dopo, quando lo scrittore rievocò l'episodio: «Diventai un ragazzino col quale nessun giovane gentiluomo protestante avrebbe voluto parlare o giocare». Appassionata di musica, la madre di GBS e delle sue sorelle si emancipò di fatto dall'imbelle marito alleandosi con uno strano tipo di affascinatore genialoide, sul quale anni dopo l'autore di Trilby, George Du Maurier, avrebbe basato il personaggio di Svengali. Costui, tale George Vandeleur Lee, aveva inventato un metodo per insegnare il bel canto, del quale Lucinda Elizabeth Shaw sarebbe diventata docente a sua volta, insieme, maestro e allieva movi' mentarono la vita musicale di Dublino, e anche il giovane GBS entrò presto nella loro sfera d'azione. *■ * Per un poco, prima di ripiegare su di un impieguccio come contabile (di andare all'Università non era questione), egli prese addirittura in considerazione la professione del musicista. Quando George Bernard aveva diciassette anni, la madre e Vandeleur Lee lasciarono Dublino per Londra. Il giovane resistette un paio di anni, poi si licenziò e seguì la coppia. Da allora in poi, mantenuto dalla genitrice, si sarebbe dedicato alla costruzione della propria personalità, o come avrebbe potuto dire il suo quasi coetaneo Oscar Wilde, della propria maschera. E' nell'indubitata infelicità della fanciullezza e della prima adolescenza che Michael Holroyd vede la chiave al personaggio. Holroyd diventò cele bre con la biografia dedicata a Lytton Strachey, un libro nel quale per la prima volta si parlò senza inibizioni delle attività omosessuali di un letterato la cui immagine pubblica era precedentemente quasi immacolata. Poi, rifiutandosi di specializzarsi in gays, Holroyd dedicò la sua seconda, titanica fatica alla lunghissima vita del pittore e impenitente dongiovanni Augustus John. Con Bernard Shaw (ed. Chatto & Windus), su cui cominciò a lavorare nel 1975, avrebbe affrontato un terzo tipo di sessualità, che potremmo definire cerebrale: Shaw infatti badò sempre poco ai rapporti fisici — il primo lo consumò quando aveva già ventinove anni — ma amò intensamente molte femmine a parole, soprattutto per iscritto, vedi per tutti l'epistolatio con la bellissima attrice Ellen Terry: dopo quindici mesi di lettere incandescenti i due si chiedono se non sia il caso di incontrarsi per la prima volta faccia a faccia. * * I numerosi rapporti platonici con donne di alcune delle quali, come l'aspirante attrice Florence Farr, Shaw tentò di essere il Pigmalione, occupano buona parte del finalmente apparso primo di tre annunciati volumi di Holroyd. Alla fine del quale GBS ha quarantadue anni e sta per sposarsi (sottotitolo del libro è La ricerca dell'amore). Ha scritto cinque romanzi, solo il quinto dei quali pubblicato poco dopo il completamento, a puntate, su di un giornale politico e senza compenso per l'autore. Ha scritto anche parecchie commedie, alcune delle quali, come La professione della signora Warren e come L'uomo del destino, mai rappresentate; altre, come You Never Can Teli, Candida, rappresentate senza successo. Solo una, Arms and the Man, ha in qualche modo corrisposto alle sue speranze. In compenso, GBS, si è conquistato una discreta notorietà, quale infaticabile promotore del socialismo di marca «fabiana», ossia tempifteggiatrice; e malgrado gii ' pseudonimi o l'arionifnato con cui ha esercii tato queste attività, quale aggressivo, brillante, pirotecnico critico drammatico e soprattutto musicale. Come fece «Sonny» — così lo chiamavano da piccolo — ovvero George — nome detestato in quanto comune al padre e al nuovo compagno della madre — a diventare GBS, cosa ampiamente avvenuta alla fine delle prime 486 pagine di Michael Holroyd? Alle radici del processo ci fu certo una caparbia volontà di riscatto e di emancipazione, sfociata in otto anni di letture solitarie e voraci nella Reading Room del British Museum, al ritmo di più di trecento libri l'anno (senza contare l'Enciclopedia Britannica, fagocitata sistematicamente da cima a fondo). Fra i volumi singoli spiccò Dos Kapital, un libro del quale GBS avrebbe detto, «mi capovolse del tutto», mettendolo così, secondo il commento di Max Beerbohm, in una posizione che non avrebbe abbandonata mai più. Fu tramite i libri che GBS si formò tutte le idee in seguito applicate fino alle conseguenze estreme, con la incrollabile convinzione degli autodidatti. Leggendo Shelley («il primo che mi aprì gi occhi sulla inciviltà della mia dieta») diventò vegetariano (1881). Altre letture lo conquistarono alle teorie del Dr. Gustave Jaeger, per il quale il corpo attraverso la lana respira, ma marcisce nelle proprie malsane esalazioni se avvolto da lino, cotone, seta o altre fibre vegetali; da allora (1885) Shaw adottò il suo caratteristico abito di lana non tinta, direttamente sulla pelle. La barbetta rossiccia e vagamente mefistofelica se l'era fatta crescere nel 1880, in realtà per coprire i segni del vaiolo (malattia che lo rese irriducibile antagonista del vaccino). Timido e impacciato per natura, Shaw si era inoltre costretto a prendere la parola in tutte le riunioni a cui partecipava, fino a diventare, a forza di insuccessi, un oratore incomparabile, con lo stesso principio in base al quale a forza di cascatoni aveva imparato ad andare spericolatamente in bicicletta. La storia della formazione di uno spirito indipendente ed energico, di un uomo di spettacolo irriverente e esibizionista, dominatore dell'età dei media allora ai suoi albori come forse nessuno dopo di lui, è ovviamente affascinante, e per ravvivare molte pagine a Holroyd basta far parlare direttamente il suo eroe. Per alcuni versi tuttavia, l'opera è meno, • scoppiettante^deU pre&stSi1? KForse .^Holroyd, -prodotto di Tbuoriì st'udi é^defià'btiona s*o'-A cietà letteraria, è un pochino infastidito dall'istrione che ha deciso di studiare; forse non ama il mondo anch'esso un po' volgare del teatro; probabilmente non Io capisce fino in fondo. Anche la diligente ricostruzione delle diatribe alle origini dei movimenti socialisti inglesi risulta nel complesso un po' tediosa. C'è poi la decisione del biografo di rinviare l'elenco delle sue fonti a un futuro quarto volume. Questa aiuta a tener basso il prezzo («come Shaw avrebbe voluto»), ma impoverisce il libro: almeno per coloro che, come me, amano le note quasi più dei testi. Masolino d'Amico

Luoghi citati: Dublino, Londra