Tripoli cerca un'intesa con gli Usa
Tripoli cerca un'intesa con gli Usa I beni di cinque gruppi petroliferi americani sono congelati da tre anni Tripoli cerca un'intesa con gli Usa La Libia è disposta a riammettere le industrie statunitensi in cambio della fine delle sanzioni di Washington - In caso contrario potrebbe nazionalizzare le loro proprietà nel Paese j FINANCIAL TIMES LONDRA — Il governo libico ha ristabilito contatti ad alto livello con le maggiori società petrolifere Usa. I portavoce di cinque industrie americane del settore che hanno consistenti interessi in Libia — Conoco, Marathon, W. R. Grace, Occidental e Amerada Hess — si sono incontrati più volte con alti funzionari libici a Vienna, Malta, Londra e Tunisi. Sul piatto c'è l'offerta del colonnello Gheddafi di restituire ai legittimi proprietari tutti i loro beni, che erano stati congelati tre anni fa dal governo di Tripoli come rappresaglia alle sanzioni appena imposte dal presidente Reagan contro il Paese arabo. Più in generale la Libia offre nuove relazioni all'amministrazione Bush se gli Usa metteranno fine alle sanzioni promulgate nel gennaio '86. Ma i rappresentanti delle industrie petrolifere e molti funzionari occidentali a Tripoli ritengono che gli ultimi episodi — l'abbattimento dei due jet libici da parte dell'aviazione Usa e le accuse sull'esistenza di una fabbrica di armi chimiche presso Rabta — abbiano reso impossibile ogni possibilità di normalizzazione. Sembrano così diventate inutili le forti pressioni esercitate lo scorso anno a Washington dalle industrie petrolifere perché ci fosse un miglioramento delle relazioni con la Libia. Ora pare che i libici siano disposti a fare la prima mossa. L'industria statale del petrolio Ubica, infatti, ha tratto certamente cospicui vantaggi dai rapporti produttivi con le società americane e la tecnologia Usa sarebbe utilissima per sviluppare gli ambiziosi programmi libici di esplorazione e sfruttamento del sottosuolo. Ma negli Usa l'amministrazione uscente non sembra dello stesso avviso: oltre agli avvenimenti a cui si è accennato a peggiorare sostanzialmente il clima è intervenuto il presidente Reagan che meno di due settimane fa ha rinnovato le sanzioni contro la Libia per altri sei mesi. Così le società petrolifere americane si trovano tra l'incudine e il martello. In ballo ci sono grosse cifre, nessuno vuol dire esattamente quanto, ma secondo fonti occidentali a Tripoli gli interessi del settore petrolifero Usa in Libia ammonterebbero a 4 miliardi di dollari. Si ritiene che le industrie americane ricavassero, prima dell'86, circa 120 milioni di dollari annui dallo sfruttamento del petrolio libico. Allo stesso tempo i produttori americani di attrezzature per l'industria petrolifera si trovano tagliati fuori da un mercato che vale circa 300 milioni di dollari l'anno. Il problema deve però essere risolto urgentemente: tra poco scadrà l'accordo provvisorio tra i due Paesi secondo cui tutte le proprietà delle industrie americane sono state congelate, ma non si è proceduto alla loro nazionalizzazione. In questo senso il messaggio del colonnello Gheddafi ha due significati: da un lato la Libia sarebbe felice che si creassero i presupposti per un ritorno delle industrie americane; dall'altro se le sanzioni Usa. dovessero restare in vigore l'accordo interlocutorio dell'86 non potrebbe certo essere rinnovato. I libici hanno accuratamente evitato di dire cosa fa¬ rebbero se l'accordo dovesse scadere senza che si siano raggiunti altri compromessi, ma le implicazioni sono chiare: se le industrie petrolifere non saranno autorizzate a riprendere le operazioni in Libia, con condizioni simili a quelle anteriori all'86, Gheddafi potrebbe nazionalizzarne tutte le proprietà, provocando loro grosse perdite. Può darsi comunque che la Libia, il cui pragmatismo nelle questioni commerciali smentisce la terribile reputazione sul piano politico, stia semplicemente cercando di approfittare della scadenza dell'accordo per esercitare pressioni su Washington, e che al dunque, non prenderà nessuna iniziativa. n governo americano, dal canto suo, può esercitare una certa pressione sulla Libia: c'è infatti un gran numero di beni libici congelati nelle banche Usa e l'amministrazione è certamente ansiosa che Gheddafi non ottenga i frutti di una nazionalizzazione. Le società interessate, intanto, non possono far altro che aspettare pazientemente, sperando che il clima politico muti presto. Andrew Gowers
Persone citate: Amerada Hess, Andrew Gowers, Bush, Gheddafi, Reagan, W. R. Grace
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