«Ciancimino sindaco della mafia»

«Ciancimino sindaco della mafia» Chiesto il rinvio a giudizio per l'ex primo cittadino di Palermo «Ciancimino sindaco della mafia» Le accuse: associazione per delinquere di stampo mafioso, corruzione, illeciti capitali all'estero - Il procuratore della Repubblica: «Agiva per conto delle cosche e manovrava denaro proveniente da tangenti» - Forse il caso affidato a Falcone DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PALERMO — Lasciato il confino a Roteilo nel Molise, grazie alla nuova legge sulle misure di prevenzione, e stabilitosi all'Hotel Plaza a Roma, l'ex sindaco di' Palermo, Vito Ciancimino, ieri ha vissuto una delle sue giornate peggiori. La procura della Repubblica di Palermo ne ha chiesto 11 rinvio a giudizio per associazione per delinquere di stampo mafioso, corruzione, illecite esportazioni e costituzione di capitali all'estero, il conto che la pubblica accusa ha presentato a Vito Ciancimino è nelle 360 pagine della requisitoria scritta dal sostituto procuratore della Repubblica, Alberto Di Pisa. Richieste severe anche per altri otto imputati, fra i quali due figli dell'ex sindaco, Giovanni e Sergio. Per loro Di Pisa ha chiesto il rinvio a giudizio per concorso con il padre nel reati valutari connessi al complesso giro d'affari dei Ciancimino in Italia e all'estero. Il magistrato ha anche sollecitato il rinvio a giudizio del conte Romolo Vaselli, uno dei protagonisti della finanza a Roma, che fra gli Anni Cinquanta e Sessanta, gesti a Palermo il servizio di raccolta dei rifiuti. Vaselli, come il costruttore edile Francesco Zumino, dovrèbbe essere processato per intermediazione ricettatoria, Josafat Di Trapani per favoreggiamento, Giovanni Mambretti e Giuseppe Baio per concorso in illecita esportazione di capitali, il costruttore edile Ro¬ sario Spatola, latitante da quasi due anni, per corruzione. La requisitoria di Di Pisa è stata trasmessa al consigliere istruttore del tribunale, Antonino Meli, che assegnerà ora l'inchiesta a uno dei giudici che collaborano con lui. n «caso Ciancimino» potrebbe approdare sul tavolo di Falcone. La posizione di Ciancimino venne stralciata da quella dei 460 imputati nel primo maxiprocesso a Cosa Nostra. L'ex sindaco fu accusato dalle rivelazioni di Tommaso Buscetta. Il grande pentito confidò a Falcone che Pippo Calò, dopo la sua evasione da Torino, gli consigliò di toma- re a Palermo. Qui — secondo Calò — i corleonesl 'tenevano in pugno» Ciancimino. A Palermo gli appalti per il risanamento edilizio del quattro vecchi mandamenti—avrebbe detto Calò — sarebbero stati una miniera d'oro per tutti. Ieri il procuratore della Repubblica, Salvatore Curti Giardina, ha detto: -E' certo che Ciancimino agiva per conto di cosche mafiose e il denaro che manovrava proveniva da tangenti, partecipazioni azionarie, collusioni negli appalti pubblici». n procuratore ha aggiunto: «La richiesta di rinvio a giudizio si basa su elementi che comprovano l'inserimento di Ciancimino in Cosa Nostra ed evidenziano altri reati specifici, come la costituzione illecita di capitali all'estero». Secondo l'accusa, Ciancimino aveva un reddito annuo di almeno tre miliardi e mezzo, specialmente per la sua partecipazione in imprese edili come la «Etna» del costruttore Francesco Zumino. Tre ispettori della Banca d'Italia, nel maggio del 1087, avevano consegnato al giudice Falcone una perizia contabile sulle attività di Ciancimino, resa possibile da accertamenti della Guardia di Finanza. Martedì Ciancimino è atteso da un'altra importante scadenza: in appello si discuterà la confisca di parte del suo ingente patrimonio. Gli sono stati già «sequestrati» beni immobili per quasi dieci miliardi, titoli e denaro per oltre sei miliardi. Dalla Svizzera gli inquirenti italiani non hanno potuto ottenere tutte le informazioni richieste, ma hanno avuto preziose notizie sul conto 845735 all'Union des Banques Suisses, a Lugano, intestato a Giovanni e Sergio Ciancimino. Altri accertamenti sono stati condotti a Montreal: in Canada fu trovata traccia di spostamenti di denaro per due milioni e mezzo di dollari sulla Canadian Imperiai Bank of Commerce. La discesa di Ciancimino (assessore ai Lavori pubblici negli Anni Cinquanta, capogruppo al Comune nel Sessanta, sindaco per alcuni mesi nel 1970, infine responsabile degli Enti locali del comitato provinciale de) cominciò nel 1983 quando la de non gli rinnovò la tessera. In commissione antimafia, di lì a poco, gli ex sindaci de di Palermo, Elda Pucci, Nello Martellaci e Giuseppe Insalaco, poi uccìso il 12 gennaio dell'anno scorso in un agguato, confermarono che, senza il consenso di Ciancimino, non si faceva un appalto. Arrestato il 3 novembre del 1984, Vito Ciancimino'Ottenne, dopo quasi un anno, la libertà per scadenza dei termini e fu inviato al confino in Molise. Ora, il tribunale gli vieta di risiedere a Palermo e in altre sei province dell'isola. Antonio Ravidà