1993, analfabeti di ritorno di Fabio Galvano

1993, analfabeti di ritorno CEE TS ALLARME: SARANNO IL 20 PER CENTO DEGLI EUROPEI 1993, analfabeti di ritorno DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — L'Europa che con uno sfavillante abito da sera si presenterà all'appuntamento del 1993 potrebbe scoprire, in realtà, di trovarsi fra i tuguri di una favela da Terzo Mondo. Un'immagine deprimente, ma forse la più calzante di fronte al fenomeno — sociale più che culturale — deU'.analfabetismo di ritorno», un cancro che sta rodendo le conquiste della cultura di massa e che propone, nella prospettiva del Duemila, un'Europa con 60 milioni di abitanti — circa il 20 per cento — incapaci di leggere e/scriverc. Una percentuale di tipo terzomondistico, appunto. Analfabeti di ritorno o, come dice il linguaggio burocratico, 'funzionali»: gente, cioè, che aveva imparato e che poi, per mancanza d'uso della lingua scritta, ha dimenticato. L'analfabetismo di chi non è mai andato a scuola, afferma l'eurodeputato belga Poi Marck, «è nella Cee un .problema ormai praticamente risolto, o in via di soluzione con strumenti ordinari: A suo avviso "tono le cifre sull'analfabetismo funzionale a dare la misura dell 'urgenza di un intervento globale». Marck è autore di un rapporto, compilato per incarico della Commissione Istruzione, che il Parlamento europeo discuterà a Strasburgo Ui una delle sue prossime,. sessioni: a marzo 0, più probabilmente, ad aprile. Attualmente, secondo un'estrapolazione sulla base di statistiche fornite dalla Commissione Cee, già il 5 per cento degli europei sono analfabeti «di ritorno». Quindici milioni di persone non sanno più leggere e scrivere: E il loro numero aumenta di continuo. Come si spiega? Ci sono, è vero, elementi di fondo, legati però a fenomeni ben definiti come il nomadismo: bambini e ragazzi senza fissa dimora (figli di battellieri, di manovali agricoli, persino di lavoranti di circo, tauto per fare alcuni esempi) che mancando di salde radici sono particolarmente soggetti a,quel pericolo. Ma non bastano, numericamente, a spiegare l'ampiezza del fenomeno, l'Europa che sta rincorrendo i livelli terzomondistici. Le spiega¬ zioni, purtroppo, sono meno clamorose di quanto ci si potrebbe attendere; e, paradossalmente, legate al progresso tecnologico e al benessere. Telefonare è più facile che scrivere, guardare la televisione impegna meno che leggere, un film è più facile di un libro. Il cocktail è esplosivo, a effetto sicuro. Gli analfabeti funzionali rappresentano un grave problema sociale. Prodotto generalmente delle classi meno favorite, vengono praticamente emarginati dalla società "normale»: denunciano impossibilità di trovare impieghi adeguati con conseguenti frustrazioni e timori di fallimento, che a loro volta riducono la volontà di apprendere e provocano mancanza di motivazione, incertezza, difficoltà a servirsi dei servizi d'assistenza percepiti come troppo complessi. Ed è il tipo d'emarginazione, secondo Marck, che conduce sovente alla criminalità. Per questo, afferma l'eurodeputato, il fenomeno dell'analfabetismo di ritorno dev'essere affrontato con la massima urgenza. Si potrà discutere per una vita sul numero esatto degli analfabeti in quest'Europa lanciata verso il XXI secolo: molto dipende, per esempio, dai criteri di valutazione (chi riconosce un segnale stradale sa leggere oppure opera semplicemente un riconoscimento visivo?) e dalla tecnica di estrapolazione delle statistiche. Ma è un fatto che la Comunità europea, votata a programmi come Erasmus e Comett rivolti agli studi avanzati, non sembra fare abbastanza a livello più basso, a sostegno di chi combatte la battaglia con l'abecedario. Occorrono uno sforzo politico e uno sforzo finanziario, nell'analisi di Poi Marck, affinché la corsa europea verso il futuro non si areni sui bassi fondali dell'analfabetismo: occorrono organismi statali e autonomi, occorre uno sforzo comune, 'il 1990, dice l'eurodeputato, sarà votato anno internazionale dèlia lotta contro l'analfabetismo, ma ci vorranno altro che un'etichetta e alcune manifestazioni a capovolgere la tendenza». Fabio Galvano

Luoghi citati: Bruxelles, Europa