La cometa errante di Gauguin

La cometa errante di Gauguin A PARIGI LA PIÙ' GRANDE MOSTRA MAI DEDICATA ALLARTISTA .-■ '*' .. i, i ^ . . . - ■ . | . | La cometa errante di Gauguin Più di duecento opere da tutto il mondo, assicurate per oltre 200 miliardi - Un risarcimento della città, che non adottò mai l'inquieto fuggiasco - Esposti per la prima volta al gran pubblico i legni oceanici: apertura verso Picasso, Matisse, Braque e presagio dell'espressionismo - Eversivo inventore di nuovissime forme tra simbolo e antinaturalismo impressionista PARIGI — Contenuti e protagonisti di mastite parigine attuali non hanno proprio nulla a che vedere con la Grande Rivoluzione. Ma tant'è, la specifica grandeur bicentenario, della Parigi di Mitterrand nasce, vuole nascere da quella radice, ed ecco allora che la stagione delle grandi mostre assume ritmi frenetici. Si è appena chiusa quella stupenda, sconvolgente dedicata alla fase iniziale di Cézanne, e le stesse sale del Grand Palaia che hanno appena ospitato la grande ricognizione del '600 italiano, nei museifrancesi di provincia si riaprono fino al 24 aprile, attraverso la collaborazione fra la Réunion des musées nationaux e la Olivetti, per la colossale mostra del tutto Qauguìn (più di 200 miliardi di valore assicurato). Anzi, con la caratteristica enfasi parigina, Z'«evénément Gauguin».- fin dall'Australia, dall'Egitto, dal Giappone — con particolare rilievo dalla Scandinavia, dove il culto di Gauguin data da lui vivente; presenti anche l'Ermitage e il Pusckin di Mosca, in quanto, di nuovo dal principio del secolo, Gauguin fu pittore privilegiato negli acquisti di Scukin e Morosov—un centinaio di dipinti; altrettantifra incisioni, disegni, pastelli; e, novità per il grande pubblico, ben 31 fra ceramiche e sculture in legno, fra cui, alla fine, la ricostruzióne con i frammenti residui in legno di sequoia dipinto della porta della Maison du Jouir, lo studio nell'ultima casa ad Atuona, nell'Arcipelago delle Marchesi in Oceania. Ovvero la risposta eversiva, magico-primitivista, al poema espressivo occidentale della coeva Porte de l'Enier di Rodìn. Ovvero, ancora, le due facce della cultura simbolista parigina, che Gauguin porta con sé, nell'intimo del suo pri: mitìvismo, in ogni piagai sia essa la Bretagna, la Martinica o l'Oceania: quella volta al grande '800 e quella aperta con sconvolgenti risultati atte avanguardie novecentesche, a Picasso, a Matisse, ma ancor più all'espressionismo tedesco. In effetti, questa mostra colossale appare quasi un risarcimento in una Parigi che, anche sul piano museale e collezionistico, non ha mai pienamente adottato l'inquieto fuggiasco, che già ad un anno era in mare per andare in Perù con la famiglia presso un prozio materno. Ne è prova la quantità prevalente di opere — opere fondamentali —, affluite dall'Inghilterra e soprattutto dagli Stati Uniti, il che ha giustificato le due precedenti tappe, con poche varianti, a Washington e a Chicago. L'inquietudine è una sorta di stella cometa, di segno zodiacale che pervade tutta la personalità e l'opera di questo amante-odiatore della 'natura», di questa sorta di Leopardi della seconda metà del secolo, post e antiromanti- co. Gauguin sentiva e vedeva se stesso, nei sitai ritratti allo specchio — uno specchio misterioso, oscurò — come una specie di pastore errante fuori e lontano da quelle certezze dell'Europa borghese a cui l'avevano introdotto i suoi primi sodali impressionisti, l'amato Manet, di cui è in mostra la fedele e pvr inquietante copia dall'Olympia Monet, soprattutto il patriarca anarchico Pissarro. '■ Inquietudine psichica, sentimentale, ma soprattutto formale e culturale. Di segno affine, e nel contempo profondamente diverso da Van Gogh: il drammatico conflitto del 1888 ad Arles non è solo d'anime, è fra culture. E' più vicino semmai, fuori di Francia, all'altra radice, nordica e non -sintetista», di ogni futuro espressionismo, quella di Munch: ne sono prova evidentissima in mostra, uno dei momenti più alti, i continui travagli a cui vengono sottoposti i legni perle xilografìe di Noa Noa e per la figura singola di Nave Nave fenua (Terra deliziosa), dipinta in quel quadro del museo giapponese di Kurashiki che costituisce, forse appunto attraverso la xilografia, un'apertura globale verso Picasso, Matisse, Braque, e poi ancora verso il 'richiamo all'ordine' fra le due guerre. Questa inquietudine affiora già in certe acidule effra¬ zioni, "malattie» del colore atmosferico, fra l'impressionismo e sfumature di divisione dei toni, negli esterni e soprattutto negli interni coni figli addormentati, in cui il sogno sembra anche impadronirsi dei fondi di tappezzerie giapponesizzanti. La cultura giapponesizzante, che per la sua pittura, per il "Sintetismo» che esplode dopo il primo approdo a Pont-Aven in Bretagna nel 1886, conta assai di più che la semplice moda del tempo presso gli amici impressionisti (e di più anche rispetto a Van Gogh), è una sorta di guida per le ritmiche campiture di colori violentemente, programmaticamente antinaturalistici, fino ai vertici della Lotta di Giacobbe con l'Angelo dì Edimburgo, della Natura morta con tre piccoli cani del Mania di New York, delle Vecchie ad Arles di Chicago. Ma, ed è questo un punto su cui bisogna meditare per comprendere appieno e la complessa psicologia culturale del pittore e i suoi sviluppi futuri nei Mari del Sud, è indubbio che sono presenti, specie nei quadri di ragazzi bretoni al bagno, altri e altrettanto meditati e adottati modelli ritmici: senza scomodare il grande e ancor oggi troppo ignoto pittore russo Ivanov, "nazareno- e omofilo, sono in gioco Degas e soprattutto il simbolismo accademico e ufficiale dì Puvis de Chavannes. Così coinè le prime ceramiche modellate nel 1889 risentono altrettanto dei ceramisti giapponesi del '500 e '600 (nella loro cultura. dei "Classici») quanto dei modelli precolombiani peruviani posseduti per via famigliare dalla madre. Francesco Arcangeli, quasi cinquant'anni fa, aveva definito Picasso una «radice malata» dell'arte del nostro secolo. Certo, il Gauguin bretone e del primo soggiorno tahitiano nel 1891-93, già misteriosamente preceduto nel 1890 dalla sognata evocazione nei due straordinari legni dipinti Sia te misteriose, esposto, e Siate amorose Voi-sarete felici di Boston, l'eversivo inventore di nuovissime forme fra sim-, bolo e antinaturalismo, non è la "radice malata» di ogni contemporanea e futura arte 'letteraria» fra magie extraeuropee e neoclassicismi dell'età dell'oro: quelli, appunto, di Puvis de Chavannes. Ma non si può non tener conto, per una globale comprensione di una personalità così contraddittoria, del fatto che la sua partenza per Tahiti è preceduta da un banchetto d'onore al Café Voltaire di Parigi presieduto da Mallarmé e a cui partecipano Odilon Redon, Carrière, Morice, Moréas, Aurier. Per ta medesima ragione, il visitatore farà ottima cosa, fino al 19 febbraio, ad attraversare la strada per andare a vedere al Petit Palais la mostra dedicata ai materiali pittorici e di arte applicata, dello stesso museo, rappresentativi della cultura simbolista fine secolo, da Moreau, Redon, Fantin-Latour, Carrière, Puvis de Chavannes fino ai compagni di Gauguin a PontAven: dove fra l'altro scoprirà che Aristide Maillol, il futuro alfiere della scultura neoclassica francese nella prima metà del nostro secolo, come pittore trentenne è un vero e proprio copista da Gauguin. E qui, in alcuni, la radice è già molto, molto malata, tanto da giustificare di lì a poco i colpi di scure di fauves e cubisti, che d'altronde, pittoricamente, molto debbono a Gauguin, ormai definitivamente stabilito fino alla morte nel 1903 in Oceania. E' questa, notoriamente, la fase popolarmente più divulgata della vita di Gauguin, dai romanzi ai film, ed è quella che ha maggiormente invaso con i suoi quadri i musei soprattutto statunitensi. Ebbene, salvo alcuni momenti ancora altissimi (la Donna del re del Pusckin di Mosca, Perché sei stanca? di Chicago, Nevermore del Courtauld di Londra), l'ultima parte della mostra mi sembra evidenzi che la malattia ha già inlaccato anche la radice gauguiniana. Si tratta certo di una qualche ripetitività, di un qualche affievolirsi delle forze artistiche: ma credo che si tratti anche della impossibilità di fondo di esportare, senza veramente rifiutarli, i Campi Elisi di'-Puvis de Chavannes in un Eden alla Rousseau il Doganiere, all'epoca ; ancora veramente 'primiti- ' vo». E' certo che il cerimoniale dì apertura pende dì più su! versante dei Campi Elisi: facendo fede alla data di apertura in catalogo, Mitterrand ha ufficialmente inaugurato il 10: il pubblico ha accesso da oggi. Marco Rosei Paul Gauguin: «Vecchie ad Arles» (1888) e, sotto, «Autoritratto dedicato a Carrière», in mostra al Grand Palais fino al 24 aprile Letteratura italiana diretta da Alberto Asor Rosa Storia e geografia II. L'età moderna Tomo, secondo La letteratura degli stati italiani dal Seicento all'Unità d'Italia. Saggi di G. Nicoletti. P. Mauri, M. Allegri, R. Merolla, S. Migro, A. Perrucci, pp. xvil-13.15 con 40 illustrazioni fuori testo, L. 80 000 Einaudi SPECIALE SCI PI FONDO ALP GENNAIO 1989 La carica dei seimila alla prossima Marcialonga, che diventa maggiorenne; gran, fondo a Cogne, la miniera bianca; gli sci, gli attacchi e le scarpe da fondo escursionismo nei test dell'equipe Peccedi. |v|i|v|a|l|dJa|]e|d|i|t|o|r[i Per le pubblicità nel servizi promozionali su LA STAMPA rivolgersi al!» PUBUKOMPASS S.p.A. di: Milano V. Carducci. 29 - Tel. (02) 85.961 Torino C.so M. d'Azeglio. 60 - Tel. (011 ) 65 211 Bologna V.'Indipendenza! 24 - Tei. (051) 22 8826 Firenze V.le Matteotti. 54 - Tel. 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