Noi, cavie silenziose
Noi, cavie silenziose Noi, cavie silenziose MARIO FAZIO Oggi atrazina, molinate, bentazone. Ieri 245-TP, l'altro ieri Ddt: nomi e sigle dell'agricoltura trasformata in laboratorio chimico che sperimenta millecinquecento sostanze diverse su milioni di cavie rassegnate. Accettiamo silenzi e incertezze sugli effetti delle sostanze innaturali che arrivano al nostro organismo, nell'acqua ufficialmente potabile "grazie al- cloro (con Seguito di clorurati perlomeno sospetti) e attraverso verdure, cereali, frutta. Le definiscono tossiche, mutagene, cancerogene; ammissibili in certa quantità; le mettono al bando, le riabilitano; le vietano di nuovo ma con deroghe. Da quanti anni i responsabili pubblici e privati, non dico i soli ministri oggi in carica, si riuniscono per studiare teoremi e annunciare proroghe, senza farci sapere la verità, senza mai scendere sul campo per cambiare realmente le cose? Donat-Cattin va messo sotto accusa se davvero nasconde i dati sui tumori causati dall'atrazina nelle donne dei campi. Ha però fatto una buona proposta: impiegare la Guardia di Finanza nel controllo del trasporto e della vendita di diserbanti e pesticidi chimici. E' un provvedimento che gli agricoltori seri avevano già chiesto nel 1972, quando' i vi- gneti del Monferrato furono raggiunti dai diserbanti irrorati con l'elicottero sulle risaie. Lo stesso Ente Risi denunciò un fatto incredibile: diserbanti proibiti per legge perché a base di sostanze tossiche, già usate dagli americani nel ' Vietnam, eran^nell'eIenco_dei prodotti ammessi al commercio. . * r-JT'Xt Si fa un gran parlare della direttiva Cee e dei limiti alla presenza di atrazina nell'acqua. Ma chi si preoccupa di controllare i consumi di atrazina e altro? Quando le sostanze chimiche arrivano alle falde e compaiono negli acquedotti, a volte dopo aver compiuto lunghi percorsi sotterranei, scatta il segnale di una alterazione che va impedita o almeno ridimensionata all'origine. Si tratti di diserbanti o residui industtiali che aggiungono piombo, cromo, arsenico, ammoniaca e altro. L'abuso della chimica avvelena suoli e acque non soltanto in Italia. Nelle regioni della Germania federale dove l'agricoltura è altamente industrializzata, le falde acquifere contengono residui di diserbanti e pesticidi quattro volte più del tollerabile. La Cee si è limitata finora agli editti, evitando in¬ terventi che avrebbero avuto foni contraccolpi sui mercati internazionali. La direttiva del 1980 in materia di acque destinate al consumo umano fissava limiti rigidi per la presenza di antiparassitari e diserbanti. Il nostro governo di allora avrebbe dovuto farne verificare scientificamente la validità e chiedere poi una seria "applicazione. Invece si lirmitò'va recepirla passivamente con cinque anni di ritardo. Altri quattro anni e il ministro della Salute alza unilateralmente i limiti Cee, non di poco: dieci volte per l'atrazina, quaranta per il molinate, 165 per il bentazone. Tra un po' ci diranno che fanno bene alla salute. In una Comunità Europea che non brilla affatto per indipendenza da interessi in contrasto con la difesa della salute ci troviamo spesso sul banco degli accusati, con danni enormi per i nostri agricoltori. Qualcuno ricorderà la grande paura del temik, irrorato sui pomodori della Campania. Dovremmo metterci in testa che più dei decreti e delle battaglie sui milligrammi conta la preparazione ad affrontare il problema del rapporto chimica-agricoltura senza farci sorprendere periodicamente dall'emergen-
Persone citate: Donat-cattin
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