Bonn sapeva da mesi degli aiuti alla Libia di Alfredo Venturi
Bonn sapeva da mesi degli aiuti alla Libia Bufera su Kohl, la magistratura indaga su Rabta Fino a pochi giorni fa il governo aveva respinto le accuse americane Bonn sapeva da mesi degli aiuti alla Libia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Prosciolta dall'inchiesta amministrativa condotta dagli ispettori delle dogane, la Imhausen è tornata ieri sotto inchiesta Questa volta si tratta di una formale procedura giudiziaria. E l'ipotesi di reato è sempre quella: la possibilità che questa impresa chimica tedesca abbia avuto un ruolo di assoluto rilievo nella realizzazione dell'impianto di Rabta. Cioè di quella che molte fonti, ormai, indicano come una fabbrica di gas da combattimento. Compresa una fonte tedesca, che l'agenzia Dpa ha interpellato nel giro dei servizi segreti e che conferma: nessun dubbio, Rabta è uno stabilimento destinato a produrre armi chimiche. Visibilmente Imbarazzato da questi sviluppi, il governo federale oscilla fra ammissioni e richiami a una perdurante insufficienza di prove. L'altra sera il cancelliere Kohl è comparso sugli schermi televisivi e ha detto: sì, ci sono indicazioni concrete di un possibile coinvolgimento tedesco nell'operazione Rabta. Proprio per questo si sta indagando a fondo. Ieri Friedhelm Ost, il portavoce della Cancelleria, ha ammesso che il governo sapeva fin da metà ottobre. Sapeva che cosa? Che c'erano le indicazioni cui il Cancelliere ha fatto riferimento, n quotidiano Die Welt sposta ancora più indietro, fino al 30 settembre, il fatale momento della verità. Cosi divampa la polemica, è ovvio, sul fatto che un'inchiesta amministrativa sia stata promossa soltanto ai primi di gennaio, e che per fare scattare la procedura giudiziaria ci siano volute le rivelazioni della stampa Ost insiste sul fatto che le indicazioni non sono prove. Non è provato, dice, il coinvolgimento tedesco. Non è provato che la fabbrica libica sia effettivamente destinata a produrre armi. E anche in questo caso, non è provato che i tedeschi eventualmente coinvolti fossero consapevoli di questa destinazione. Insomma non è provato niente: almeno fino a oggi, si affretta prudentemente a aggiungere il portavoce della Cancelleria. Uno sviluppo singolare di questa vicenda è che il governo federale, la settimana scorsa assediato dalla stampa americana, subisce ora le pressioni della stampa tedesca. E' stato sulla base delle rivelazioni del settimanale Stern, che ha dimostrato i legami fra la Imhausen e le società dell'iracheno Ihsan Barbouti, che è stata avviata l'Inchiesta giudiziaria a carico dell'impresa di Lahr. Un altro settimanale, Bunte, avanza una ipotesi che Ost si è affrettato a smentire: può darsi che a ottobre sia stata informata la Cancelleria ma non il cancelliere. Cioè Kohl, tenuto all'oscuro dai suoi collaboratori, un mese più tardi sarebbe cascato dalle nuvole di fronte alle rivelazioni americane. Un'altra informazione di Bunte nessuno l'ha smentita. Racconta il settimanale che la Imhausen ha ricevuto, nell'87, duecento milioni di marchi dal governo federale a titolo di contributo per la ricerca. Ora i suoi legami con la torbida galassia industriale e finanziaria, che ruotava attorno all'iracheno Barbouti, rischiano di distruggerne l'immagine restaurata, dopo le accuse americane, dal proscioglimento nell'inchiesta tecnica. E dall'America arrivano nuove rivelazioni, secondo le quali il presidente, Juergen Hippenstiel-Imhausen, avrebbe personalmente curato in Libia i dettagli dell'operazione. Lui ha detto più volte di non avere mai messo piede a Tripoli e, tempo fa, di «non sapere nemmeno dove si trovi la Libia». Mentre si indaga in Germania sulla Imhausen, sulla Ihsan Barbouti Engineering, e sulle altre imprese chiamate in causa dalle varie fonti con particolare interesse si Alfredo Venturi (Continua a pagina 2 In prima colonna)
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