Farmacista-travet, addio di Giampiero Paviolo
Farmacista-travet, addio Per le «comunali» azienda autonoma con 44 esercizi e 200 dipendenti Farmacista-travet, addio Dopo anni di passivo, l'88 ha registrato un guadagno di circa due miliardi - Lo scioglimento del vecchio consorzio (che aveva funzione di grossista) servirà per migliorare il servizio ed aumentare ancora gli utili - Alcuni problemi restano però irrisolti: il personale è insufficiente e dopo 8 anni il concorso per le assunzioni non è concluso Nasce l'Azienda autonoma delle farmacie comunali: 200 dipendenti e 44 punti di vendita in tutta la città; in più, svolgerà la funzione di grossista, che attualmente è delegata a un consorzio. Lo scopo: migliorare il servizio e aumentare gli utili Anche quelli di chi ci lavora: attualmente 1 farmacisti «pubblici» sono inquadrati nei ruoli comunali; in futuro dovrebbero essere pagati in base al contratto di categoria. Il tentativo, insomma, è di adeguarsi a un mercato che «tira» da sempre, ma dal quale il settore pubblico ha tratto profitti soltanto negli ultimi anni. La delibera è allo studio della quarta commissione. Comprende la proposta di scioglimento del Consorzio per la distribuzione del farmaco e parafarmaco (Cofap) con sede a Moncalieri: la città di Torino vi partecipa per 1*80 per cento, ma aderiscono anche alcuni centri della cintura. A Torino, le farmacie comunali sono 44, su un totale di 273. La loro storia si inizia ufficialmente nel 1968, sull'onda del forte aumento della popolazione che aveva caratterizzato gli anni precedenti. Ricorda Luigi Musso, responsabile amministrativo dell'assessorato alla Sanità: •La crescita di alcuni quartieri non era bilanciata da nuovi punti di vendita. Le periferie erano aguarnite, la gente si lamentava». n servizio, dunque, nacque da una precisa esigenza. Con gli anni, il Comune acquisì nuove farmacie, comprese quelle vicine ad alcuni ospedali. Nel '78, con la formazione del Cofap, gli amministratori cercarono di razionalizzare le macchinose procedu- re di acquisto dei medicinali, che impegnavano gli uffici amministrativi in un enorme lavoro burocratico. Questa scelta produsse effetti positivi sull'efficienza de) servizio, ma non bastò a risolvere i problemi economici: all'inizio degli Anni Ottanta, infatti, le farmacie comunali denunciavano ancora un passivo vicino al miliardo. Soltanto dall'85 sono incominciati i guadagni: 177 milioni il primo anno, 711 il secondo, 623 il terzo; oltre due miliardi nell'88, con un fatturato di 41. Cosa è accaduto? A favore hanno giocato due elementi: l'acquisizione delle «farma¬ cie dell'ospedale», dove il giro d'affari è più robusto, e la riduzione del margine di guadagno del «grossista» Cofap; in quest'ultimo caso, quindi, si è trattato di una semplice ridistribuzione degli utili. Alcuni problemi, però, restano irrisolti. La dotazione non sempre è sufficiente sia che si tratti di «parafarmaci» che di veri e propri medicinali; nel primo caso, è una scelta che sarà superata soltanto con la nascita dell'azienda municipalizzata: alcune tabelle merceologiche (ad esempio, giocattoli e profumeria) sono in parte o del tutto trascurate; nel secondo, come sostiene il presi¬ dente dell'Ordine dei farmacisti. Gustavo Doglia, «entra in gioco la minore agilità del pubblico rispetto alprivato*. E aggiunge: «E' chiaro che le comunali incontrano maggiori difficoltà se il fornitore resta senza scorte. Per loro è difficile rivolgersi ad altri, un privato ha quattro o cinque alternative possibili». Doglia tiene a precisare, però, «che non si deve generalizzare»: «Esistono farmacie di serie A odi serie C tanto nel settore pubblico quanto in quello privato. Le differenze non sono molte: entrambi i settori devono sottostare agli stessi regolamenti». Un altro punto dolente è rappresentato dal personale. Secondo i dati comunali, l'anno scorso sono stati ben 129 i farmacisti assunti con contratto a termine di tre mesi. E tutto questo perché 'un concorso vecchio di otto anni non si è ancora concluso: «Ma dovremmo essere in dirittura di arrivo» dice l'assessore alla Sanità Giuseppe Bracco. L'organico è di 95 laureati, 44 magazzinieri e 15 addetti alle pulizie. Emilio Vecco, presidente dell'Associazione della categoria: «Pochi, ma come nasconderci che i Comuni devono fare i conti con le limitate possibilità di assunzioni?». Semmai, un problema sindacale è la posizione delle farmacie comunali in caso di vertenze di categoria. Ricorda il presidente dell'Ordine: «E' accaduto quando i privati protestarono contro il mancato rimborso dei medicinali da parte dell'Usi- in quei giorni, il cittadino doveva pagarci l'intero importo dei farmaci. Le «Comunali», però, non avevano motivo di aderire». Episodi che rischiano di ripetersi. Da giorni l'Associazione denuncia il mancato rimborso delle spese di novembre da parte delle Usi 2 e 5, nel cui territorio sorgono 71 farmacie, 15 delle quali appartengono al Comune. Spiega Vecco: «E' una: situazione insostenibile. Abbiamo diritto a rsposte chiare e immediate: come è possibile che le altre 8 Usi abbiano pagato e queste no?». Ma da Palazzo Civico giunge l'invito alla prudenza: «Sono problemi contabili: aspettiamo che la Banca d'Italia versi i soldi alla tesoreria». Giampiero Paviolo
Persone citate: Doglia, Emilio Vecco, Giuseppe Bracco, Gustavo Doglia, Luigi Musso, Vecco
Luoghi citati: Moncalieri, Torino
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