Petrolio sopra i 18 dollari

Petrolio sopra i 18 dollari Sulla spinta dei maggiori consumi Pese il greggio mostra segni di ripresa Petrolio sopra i 18 dollari Balzo negli Usa, ma cresce anche in Europa ■ Calano le scorte dei Paesi sviluppati - Il 26 vertice dei Paesi produttori Rallenta la produzione Opec , NEW YORK — La barriera psicologica più delicata è stata Infranta nella serata di mercoledì: a New York le quotazioni del West Texas intermediate si sono attestate a 18,14 dollari, il livello più alto dall'aprile '88 e, quel che più conta, ad un valore in linea con gli obiettivi dell'Opec, L'ascesa del greggio negli Usa ha trovato subito eco in Europa: i prezzi del brent del Mare del Nord hanno registrato una crescita al livello di 16,55-70 dollari al barile in mattinata per poi ridlscendere a quota 16,32 (sette centesimi in più del giorno prima). Torna l'epoca del caro petrolio? Sostenerlo è azzardato anche perché i mercati mostrano ancora indecisione (ieri, a metà seduta, il greggio negli Usa quotava qualche centesimo sopra i 18 dollari). Oli esperti, poi, sono piuttosto scettici sulle prospettive di medio periodo, contro cui giocano vari fattori tecnici e politici. Ma è un fatto che a pochi giorni dall'incontro tra gli esponenti dell'Opec e quelli dei Paesi non Opec (prevista per il 26 gennaio) il quadro per i produttori appare assai meno grave che nello scorso autunno. E la conferenza di Londra appare l'occasione vera per verificare gli attuali rapporti di forza tra produttori e consumatori. Insieme all'Opec si riuniranno i rappresentanti di Colombia, Messico, Angola, Egitto, Oman, Malesia, Cina e Yemen del Nord. Le ragioni del rialzo appaiono comunque abbastanza solide anche se giocano anche fattori contingenti. Innanzitutto, sulle quotazioni americane ha influito la notizia dell'inasprirsi del braccio di ferro tra governo e lavoratori petroliferi rrtèBiiicàni sfociato in un'4gj. tatArnè di cui ifftSn s'inTÉWfei de la conclusione. Per l'Europa, invece, ha giocato a favore di un rialzo la momentanea indisponibilità di un 10% circa del greggio del Mare del Nord dopo un incidente a una piattaforma petrolifera. Ma, accanto a queste cause congiunturali, ci sono valutazioni più solide. Innanzitutto, come dimostrano le ultime cifre pubbli¬ cate dall'Agenzia intemazionale dell'energia, la domanda dei consumatori sta accelerando più del previsto. I consumi di greggio nei Paesi dell'area Ocse sono aumentati nell'ultimo trimeste del 1988 ad un ritmo di un milione e mezzo di barili al giorno, ovvero del 4%. Nello stesso periodo, sempre secondo l'Aie, le scorte petrolifere dei Paesi consumatori hanno subito una caduta pari a 400 mila tonnellate rispetto all'anno precedente. Le scorte Usa, in particolare, hanno accusato una diminuzione di 5,55 milioni di barili nella prima settimana dell'89 scendendo al livello di 334,4 milioni di barili. Va rilevato che i consumi di petrolio dei Paesi industrializzati nell'ultimo scorcio dell'88 hanno superato tutti i primati del decennio raggiungendo la cifra di 53,5 milioni di barili al giorno. Per l'intero 1988 la media dei consumi è stata di 50,4 milioni di barili al giorno. A fronte di quest'ascesa c'è un aumento della produzione Opec (in media due milioni di barili al giorno in più rispetto all'87 con una punta di 22,7 milioni di barili a dicembre) ma è chiaro, a questo punto, che i consumi tornano a salire a un ritmo più rapido di quello della produzione. Nella prima settimana dell'89, poi, la produzione Opec ha registrato una brusca frenata. Al di là delle oscillazioni di giornata, insomma, ci sono le premesse perché i produttori riprendano coraggio. E' il caso del Venezuela che ha deciso di rialzare di mezzo dollaro al barile il prezzo del proprio greggio. L'aumento sarà applicato a tutti i tipi di petrolio e porterà un'iniezione di 550 milioni di dollari in più nelle casse dello Stato sudamericano. r. e. s. PREZZO DEL PETROLIO Fonte: Petroleum Argus 1000- Lugllo 1988 I Gen. '89 RISERVE DICHIARATE (miliardi di bari!!} Fonte: 1968 - 1967 BP FT est 1968 70 72 74 76 78 80 62 84 86