«Atrazina, rischi taciuti»

«Atrazina, rischi taciuti» Parla lo studioso autore di un'indagine nell'Alessandrino «Atrazina, rischi taciuti» Il professor Donna: «Il ministero della Sanità possiede dati che dimostrano i perìcoli della sostanza: li comunichi» - «L'incidenza di un tipo di carcinoma tra le donne che lavorano nei campi trattati con il pesticida è tre volte superiore alla media» - Un'inchiesta negli Stati Uniti ha avuto lo stesso esito TORINO — * Nelle donne che vengono a contatto diretto con l'atrazina, nei lavori dei campi o in risaia, l'insorgenza di particolari tumori che colpiscono gli organi genitali è tre volte superiore alla media. Lo afferma il professor Adalberto Donna, di Torino, primario di anatomopatolo-già all'ospedale di Alessandria, che ha condotto una indagine durata anni sul fenomeno in collaborazione con il dottor Paolo Crossignani del servizio di epidemiologia dell'Istituto Tumori di Milano, a conclusione di uno studio di 69 casi confrontati con altri 150 cosiddetti «di controllo». L'atrazina, che con la simazina viene usata come erbicida nelle coltivazioni del mais e del riso, è una sostanza mutagena (ossia aggredisce e interagisce con il Dna) che opera sia sui vegetali che sui mammiferi. E' dal 1969 che si cerca di capire se l'atrazina è dannosa agli animali e all'uomo. Spiega il professor Donna: 'In quell'anno venne pubblicato il risultato di una vasta indagine su un numero notevole di composti chimici, atrazina compresa, ma i risultati non vennero comunicati per esteso: Nel 1981 Donna rende noto invece l'esito di esperimenti compiuti sui topi, da cui emerge la potenzialità cancerogena di atrazina e simazina di fonte commerciale. Due anni dopo utilizzando atrazina pura lo stesso studioso perviene ad ulteriori conferme sperimentali. E non è il solo. Commenta Donna: 'Altri dati di esperimenti su animali, presentati dalle industrie produttrici, si trovano in possesso della commissione tossicologica nazionale presso l'Istituto Superiore di Sanità, ma questi dati non sono disponibili. Ho anche notizia di almeno un altro esperimento di cancerogenesi. animale..attualmente in corso sull'atfazi? na». Come dire che gli organi superiori della sanità sono informati dei pericoli insiti in certi diserbanti, ma nessuno parla? Donna: «No comment». Dagli esperimenti sugli animali al riscontri negativi sull'uomo. Il passo non è breve, ci sono voluti anni di verifiche incrociate. I primi sospetti? 'Quando in ospedale mi sono accorto che donne affette da tumori ovarici venivano ricoverate in numero elevato rispetto alla media nòta. Ho cominciato ad indagare e la maggior parte delle pazienti erano contadine o comunque donne che avevano contatti diretti con i diserbanti». Con parole che si leggono in una relazione che verrà pubblicata sull'au¬ torevole rivista scientifica •Scandinavian Journal of Work, Enrironment and Healt» 1 ricercatori decidono di allargare lo scenario dell'indagine spostandolo dai test di ospedale ad un vero e proprio sondaggio epidemiologico di popolazione. Ossia vengono presi ih esame e controllati tutti i casi recenti e passati di donne ricoverate nei vari ospedali ed affette dall'identico tipo di tumore: si effettua cioè un confronto tra tutti 1 casi insorti in una stessa area (quella alessandrina) per stabilire se i dati sono superiori rispetto a quelli della popolazione generale. Per maggiore scrupolo le interviste raccolte vengono interpretate a Milano da due persone separatamente; l'indagine è effettuata in un periodo non ancora interessato dalle problematiche e dalle polemiche suscitate dall'inquinamento di atrazina. Risultato? Risponde Donna: «E' dimostrato che chi utilizza direttamente erbicidi triazinici, quindi composti da atrazina e simazina, o chi lavora in campi trattati da questi erbicidi, ha un rischio più elevalo di quasi tre volte di ammalarsi di carcinoma dell'ovaio. Questi risultati tengono conto di eventuali altri erbicidi e sono indicativi di un rischio più elevato per coloro che sono stati esposti per un tempo maggiore». A conclusioni analoghe è approdata un'indagine di popolazione condotta due anni fa nel Kansas (Stati Uniti). Con la cautela tipica di chi conduce studi del genere, il professor Donna conclude che le trìazine «sono un probabile cancerogeno per la specie umana- esse sono mutagene in esperimenti che riproducono le condizioni di assorbimento dell'uomo; si sono dimostrate non innocue in esperimenti animali e sono associate ad un rischio superiore in due studi epidemiologici condotti da ricercatori indipendenti in aree diverse». Cosa si può dire per l'acqua che contiene atrazina? Vi possono essere pericoli per chi la beve? Donna: 'Studi che tentino di stimare il rischio in chi beve acqua inquinata da atrazina non darebbero risultati apprezzabili sia in negativo che in positivo. Sono di difficile realizzabilità perché troppo complessi, richiederebbero tempi lunghi e costi elevati con esito incerto. Diverso il discorso di chi si espone, come abbiamo visto, a contatto diretto con le sostanze sotto accusa che hanno altra concentrazione e caratteristiche divette». Pier Paolo Benedetto

Persone citate: Adalberto Donna, Paolo Crossignani, Pier Paolo Benedetto

Luoghi citati: Kansas, Milano, Stati Uniti, Torino