Strage di Natale, il boss Calò si presenta e dice: non c'entro

Strage di Natale, il boss Calò si presenta e dice: non c'entro «Don Pippo» per la prima volta davanti ai giudici di Firenze Strage di Natale, il boss Calò si presenta e dice: non c'entro Nuove accuse ad Abbatangelo nell'inchiesta bis per la bomba sul Rapido 904 FIRENZE — Subito ha protestato per essere stato lasciato senza cibo per tre pasti consecutivi, poi ha cercato di «tirarsi fuori» dalla strage del ràpido 904. Con Guido Cercola, considerato suo braccio destro, aveva solo rapporti d'affari. Antonino Rotolo, che l'accusa individua còme suo uomo di fiducia, era solo un amico siciliano incontrato per caso a Roma. Franco D'Agostino, altro imputato nel processo, l'ha incontrato una sola volta tramite Cercola. Aria rassicurante del pensionato tranquillo, «don» Pippo Calò, considerato il cassiere della mafia romana e gran boss delle famiglie palermitane di Porta Nuova, si è difeso così per un'ora, comparendo ieri mattina per la prima volta davanti ai giudici della Corte d'assise di Firenze che lo inseguono da ottobre, dall'inizio del processo per la «strage di Natale» sul rapido 904. Cappotto di cammello di buon taglio, cappello e cravatta scuri, ha recitato sen¬ za cedimenti la parte dell'imputato accusato ingiustamente ed è passato persino al contrattacco. 'Respingo ogni addebito», ha detto. «Mi meraviglio che il giudice istruttore mi abbia incontrato una sola volta. Non sono un animale». Ha ammesso qualcosa di più su Guido Cercola, l'uomo accusato di avere commissionato al tecnico austriaco Friedrich Schaudinn le ricetrasmittenti: con queste sarebbe stata comandata a distanza l'esplosione della bomba sul rapido, che la sera del 23 dicembre 1984 provocò sedici morti. Ha ammesso di avere avuto con Cercola un certo rapporto di amicizia e di avergli commissionato delie ricetrasmittenti. Ma non quelle della strage e non certo per farne un uso criminale. «Mi servivano solo — ha detto Calò, nella cui casa ne furono trovate alcune sintonizzate sulla lunghezza d'onda della polizia—perché in casa non avevo telefono». L'interrogatorio di Calò ha condizionato l'udienza di ieri, ma non è stato l'unico episodio di rilievo. Prima di lui è stato sentito l'ex parlamentare missino Massimo Abbatangelo, che tuttavia si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nel corso della stessa udienza il pubblico ministero Pier Luigi Vigna ha depositato numerosi atti dell'istruttoriastralcio ancora in corso, che vede appunto Abbatangelo imputato di strage. Ma solo 11 25 gennaio la Corte deciderà se allegarli al processo. La posizione di Abbatangelo, sul quale il giudice istruttore Claudio Lo Curto sta per concludere l'inchiesta-stralcio, sembra compromessa dalle accuse lanciate da un pentito durante un confronto avvenuto nel carcere di Pisa il 29 dicembre scorso. Le nuove accuse arriverebbero da Antonio Gamberale, ex vigile urbano di Portici, un paese in provincia di Napoli, ed ex commerciante di alimentari. Un testimone dell'ultim'ora, insomma, che avrebbe smentito l'ex parlamentare missino, il quale ha sempre negato di conoscere Calò e gli altri imputati del cosiddetto «gruppo romano-siculo». Secondo Gamberale, invece, Abbatangelo avrebbe incontrato Cercola nell'area di servizio di Roma-Sud dell'Autostrada del Sole. Una circostanza, questa, smentita dall'ex parlamentare 11 quale afferma di non aver mai conosciuto Gamberale né tanto meno di avergli affidato il compito di mettere in pratica azioni intimidatorie a suon di esplosivi contro esponenti di vari partiti, come lo stesso Gamberale ha sostenuto. Le cinquecento pagine del procedimento-bis contro Abbatangelo sono state depositate ieri mattina. I difensori hanno chiesto il rinvio del dibattimento per poterle valutare, ma la Corte ha risolto per la prosecuzione pur concedendo alla difesa due settimane di tempo per l'esame. Enrico Buffoni

Luoghi citati: Cercola, Firenze, Napoli, Portici, Roma