Shamir licenzia il capo del Mossad
Shamir licenzia il capo del Mossad Settimanale israeliano rivela la crisi ai vertici del mitico servizio di spionaggio Shamir licenzia il capo del Mossad Le colpe: burocratismo, mancanza di iniziativa, operazioni sbagliate - Il premier conferma: il suo incarico è giunto alla fine - Per pubblicare l'articolo rivoluzionaria sentenza dell'Alta Corte: non viola la sicurezza dello Stato NOSTRO SERVIZIO TEL AVIV — Il Mossad, il servizio segreto israeliano, è jùjj^ccjjtfatflu.ed è^djyènuto burocratica, per questa ragione Il primo., ministro Jitzhak Shamir,' lui stesso un ex alto agente dell'ormai mitica agenzia di spionaggio, ha deciso di sostituire nei prossimi giorni chi la guida da sei anni. Queste informazioni sono documentate in un lungo servizio del settimanale di Tel Aviv Ha'Ir che per poterle divulgare ha dovuto ingaggiare per mesi una battaglia contro la censura militare. Martedì, con una decisione considerata «rivoluzionaria», l'Alta Corte di Giustizia ha stabilito che l'articolo in questione non reca danno alla sicurezza del Paese e che vietandone più volte la pubblicazione la censura militare ha abusato dei suoi poteri. In una prima reazione l'ufficio del Primo Ministro ha confermato che il capo del servizio di spionaggio »è giunto al termine del suo incarico» ma ha affermato che il premier ha tutt'ora in lui piena fiducia. •„ ... >',. v. ■ •.. ; «ri próssinto' capo del "Mossad"— scrive Ha'Ir nell'articolo che apparirà oggi in edicola—troverà un servizio stanco, poco propenso a prendere iniziative, rassegnato a "lasciare le navi in porto"', n giornale indica nel suo capo uscente (di cui non può fornire le generalità ma che secondo pubblicazioni estere si chiamerebbe Nahum Admoni) il principale responsabile di questa involuzione. Dopo essere stato interrogato da una commissione ufficiale d'inchiesta israeliana per il suo ruolo in occasione delle stragi nei campi di Sabra e Chatila a Beirut il capo del Mossad avrebbe deciso di imprimere al servizio di spionaggio un comportamento il più prudente possibile. Ha'Ir sostiene che impedì ai suoi agenti di prendere parte a due iniziative segrete che si conclusero in altrettanti insuccessi: l'arruolamento dell'ebreo americano Jonathan Pollard come spia all'Interno della Marina statunitense', e l'Irangate, il tentativo compiuto da Usa e Israele di cercare di guadagnarsi la fiducia di elementi pragmatici all'interno della leadership politica di Teheran con la vendita di armi. Al capo del Mossad viene oggi rivolta l'accusa di non aver messo in guardia i massimi esponenti politici israeliani, dei rischi connessi a queste operazioni. Dall'articolo il Mossad emerge non solo come abulico, ma anche maldestro. E' ricordata fra l'altro l'espulsione dalla Gran Bretagna, la scorsa estate, di cinque agenti e di due funzionari dell'ambasciata israeliana. Questi avevano irritato i servizi segreti locali per non aver comunicato loro informazioni ottenute da un doppio agente palestinese attivo a Londra. Una volta oggetto di orgoglio, avvolto in un geloso riserbo, il Mossad si trova oggi, fp,r§S^ertsf*5jjma^yolta, trascinato sulle prime pagine. Nei commenti la stampa rileva che l'esperienza ha insegnato che finché sono stati protetti dall'oscurità i servizi di sicurezza israeliani non hanno saputo compiere autc .- .tiche. Queste hanno invece coinciso con l'inizio di un dibattito pubblico sul loro operato. Così fu per il servizio di Intelligence militare, in seguito alla «Guerra del Kippur» del 1973 (fu accusato di non aver saputo valutare adeguatamente segnali premonitori della volontà egiziana e siriana di sferrare l'attacco); e per lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, coinvolto negli anni recenti in uno scandalo per aver cercato di allontanare dai suoi agenti, fabbricando false prove, i giudici che investigavano sulla morte di due palestinesi. f.a.
Persone citate: Chatila, Jitzhak Shamir, Jonathan Pollard, Nahum Admoni, Sabra, Shamir, Shin Bet
Luoghi citati: Beirut, Gran Bretagna, Israele, Londra, Teheran, Tel Aviv, Usa
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