II rebus Montenegro

II rebus Montenegro II rebus Montenegro Nella riunione del vertice del partito contrasti sulla crisi nella Repubblica - Stivar: la piazza non può rovesciare i dirigenti - Sei candidati alla Presidenza - La Lega democratica: ci autofìnanzieremo NOSTRO SERVIZIO Belgrado — Un'analisi più approfondita di quanto è avvenuto in Montenegro dovrà essere fatta al più presto: nel laconico resoconto del dibattito sulle dimissioni dei massimi dirigenti del Montenegro, svoltasi Ieri mattina a Belgrado nel corso della riunione della presidenza della Lega socialista c'è tutto l'imbarazzo del vertice del Paese di fronte a questo nuovo terremoto politico provocato dalla protesta popolare. Mentre a Titograd è tornata la calma, nella capitale si comincia a tirare le somme di una vicenda che rischia di far esplodere la già drammatica crisi jugoslava. 'L'esperienza montenegrino — ha detto il presidente del Comitato centrale della Lega Stipe Suvar, — conferma che la questione di base della riforma del partito è: come può il partito smettere di avere il monopolio dello Stato e del potere, unico depositario nella selezione dei quadri politici'. Suvar si è detto convinto che i raduni di piazza non possono rovesciare i dirigenti del partito, ma che bisognerà analizzare le responsabilità degli organi federali, delle Repubbliche, e delle Regioni autonome. Dalla discussione è emersa una sostanziale differenza di vedute tra i rappresentanti delle varie Repubbliche, il presidente della Lega socialista della Slovenia, Joze Smole, ha sostenuto che la caduta dei dirigenti montenegrini è un fattore di destabilizzazione del Paese, mentre il rappresentante della Lega socialista montenegrina l'ha definita un'apertura nella democratizzazione dei rapporti politici. La riunione della presidenza della Lega socialista era stata indetta per definire la lista dei candidati al posto di Primo ministro rimasto vacante in seguito alle dimissioni collettive del governo di Branko Mikulic rassegnate l'ultimo dell'anno. Ricordando che il prossimo premier jugoslavo dovrà presentare un programma dettagliato per la riforma economica, e che dovrà assicurarsi la fiducia di tutte le Repubbliche e delle Regioni autonome, il presidente della Presidenza federale, Raif Dizdarevic, ha elencato i nomi dei sei potenziali premier accettati dalla Presidenza dello Stato. Oltre al candidato ufficiale della Croazia, Ante Markovic, e al candidato ufficiale della Serbia, Borisav Jovic, tra i quali quasi sicuramente verrà eletto il nuovo capo del governo, nella lista sono inseriti: il leader del partito serbo, Slobo- dan Milosevic, il capo del partito sloveno, Milan Kucan, un altro sloveno, Dusan Sinigoj e il capo del governo croato, Ante Milovic. La Slovenia non ha proposto un suo candidato ufficiale perché a maggio, per turno, uno sloveno verrà eletto presidente della Presidenza collettiva dello Stato e non sarebbe stato opportuno avere due sloveni nei due posti-chiave dello Stato; i delegati sloveni sosterranno il candidato croato Ante Markovic, politico di grande esperienza ma soprattutto valido manager industriale. A Lubiana, intanto, in una conferenza stampa, la neonata Lega democratica slovena, dopo aver annunciato di aver eletto come presidente Dimitri) Rupel, che è anche il suo fondatore, ha presentato il programma. Il movimento, che opera in seno alla Lega socialista, vuole battersi per introdurre in Slovenia il pluralismo politico e la democrazia. Alla domanda su come verrà finanziato, il nuovo presidente ha risposto che basteranno le quote di iscrizione. L'autofinanziamento permetterà alla Lega di mantenere la propria autonomia politica, e quindi il suo ruolo di opposizione ufficiale. Ingrid Badurina

Luoghi citati: Belgrado, Croazia, Lubiana, Montenegro, Serbia, Slovenia