La Germania alle corde per Rabta di Alfredo Venturi
La Germania alle corde per Rabta Il rappresentante libico all'Orni: «Imprese tedesche costruirono rimpianto chimico» La Germania alle corde per Rabta Tempesta d'accuse sul governo: «Scandalosa reticenza» - Un arresto in Belgio per le forniture - Terrificante inventario dei gas letali immagazzinati o nascosti nel Paese dall'epoca della Grande Guerra DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Il rappresentante libico alle Nazioni Unite, per una volta d'accordo con gli americani, ha detto ieri (anche se poi l'ha smentito) che imprese tedesche hanno partecipato alla realizzazione di Rabta: sia pure ribadendo che quell'impianto è destinato a produrre farmaci. Nelle stesse ore, a Bonn, fonti governative ripetevano che finora «non sono emerse prove giuridicamente consistenti» del coinvolgimento tedesco. Si conferma, d'altra parte, che l'inchiesta continua a carico della Ibi, la società di Francoforte diretta dall'ir trovabile iracheno Ihsan Barbouti, mentre giunge notizia dal Belgio di un primo arresto legato a questa vicenda Cosi cresce l'imbarazzo del governo, cui l'opposizione muove due accuse. La prima: una politica informativa sul caso specifico che viene definita scandalosa. La seconda: avere sollecitato l'indagine a carico della Imhausen soltanto a fine dicembre, cioè dopo che il caso era esploso sulla stampa americana, e non fin da metà novembre, quando Kohl ebbe in Usa le prime informazioni sul possibile coinvolgimento. Le stesse misure di controllo sulle esportazioni, varate nei giorni scorsi e in attesa di trasformazione in legge da parte del Bundestag, sono state definite «piene di buchi come un formaggio svizzero». Intanto c'è chi tenta, anche in considerazione del promettente esito della conferenza di Parigi, l'inventario delle armi chimiche presenti sul territòrio tedesco. Lo fa per esempio nell'intimo numero il settimanale jtern. Ci sono prima di tutto le armi operative: si tratta di circa tremila tonnellate di gas tossici, stivate nei depositi dell'esercito americano a Fischbach, nei pressi di Pirmasens, in Renania-Palatinato. Dovrebbero essere sostituite, se non si arriva all'auspicato bando generale in sede di conferenza di Ginevra, dalle nuove armi chimiche binarie. Ma secondo gli esperti ci¬ tati da Stern molti contenitori sono così malridotti che il semplice trasferimento si preannuncia rischioso. E purtroppo quelle tremila tonnellate non esauriscono il problema. Ci sono anche i residuati delle produzioni tedesche di gas tossici in vista della Prima e della Seconda guerra mondiale. Si trovano nella terra o nei corsi d'acqua o in mare, contenuti in bombe o granate che prima o poi finiranno con il cedere, liberando il loro terribile contenuto. Quei gas furono usati soltanto durante la Grande Guerra, contro le truppe francesi sul fronte occidentale, e si calcola che abbiano provocato centomila morti. Non furono Invece usati in combattimento nella guerra di Hitler: in quegli anni la morte per gas fu riservata agli ospiti dei campi di sterminio. Nel '45 c'erano in Germania, calcolano gli esperti, circa settantamila tonnellate di armi chimiche. Forse duemila tonnellate, racconta Stern, furono trovate dagli alleati e buttate nel Mare del Nord e nel Baltico. Risultato: ogni tanto nelle reti dei pescatori finisce una bomba a gas, e in qualche caso ci sono stati tentativi di manomissione con gravi conseguenze fisiche. Per tacere di tutti quei contenitori là sotto, in attesa dell'inevitabile deteriora' mento. In Germania, in un recinto militare dalle parti di Muenster, c'è il solo impianto europeo per la distruzione di armi chimiche. Ma per annientare tutti i gas presenti nella Repubblica Federale, dicono gli esperti, dovrebbe lavorare a pieno regime per alcune centinaia di anni. Alfredo Venturi
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