De Mita in esilio a S. Elena di Stefano Reggiani
De Mita in esilio a S. Elena Fantacronache di Stefano Reggiani De Mita in esilio a S. Elena Venerdì 6/lunedì 9, per brindare all'Italia — L'Europa si ricorderà per un pezzo questo periodo di pace e ricerca della ricchezza, mentre lembi di guerra ci toccano così da vicino, mentre i volti degli umiliati ci cascano dalla tv nel piatto. Per fortuna, nessuno è contento, per qualcuno la crescita è avvenuta troppo in fretta e con troppe contraddizioni. L'Italia è arrivata ai primi posti nel mondo occidentale, ma gli italiani sono dispersi. Abbiamo un buon Pil, dicono gli esperti, ma la peggior legge finanziaria del mondo. Insomma, coi brindisi bisogna andar calmi e magari limitarsi le prime volte secondo i suggerimenti di una vecchia canzone: "Brindisi coi bicchieri colmi d'acqua»... Ecco una ricetta adeguata ai festeggiamenti: un terzo di atrazina, due terzi di Martini, una goccia di angostura. Oppure il celebre Italia Libre: una Coca Cola con un sorso di parathion. E' questa la nuova Civiltà del bere, case moderne con veleno corrente, caldo e freddo. D'inverno, al bar 'Scusi, vorrei un'atrazina brulée». «Subito, ma ha la ricetta del ministero della Sanità?». Martedì 10, il bambino con la coppa — E' chiaro che il creativo inventore della pubblicità delle pagine gialle voleva fare del sarcasmo sull'etica del successo, ma nessuno l'ha capito. Anzi, il piccolo protagonista (come si dice? innocente) ha conquistato il titolo di bambino più indisponente d'Italia. Nello spot televisivo ecco il piccino con la sua mamma davanti al televisore che trasmette la gara dove suo padre è impegnato allo spasimo. Forse una maratona benefica, forse una gara eliminatoria di mezzofondo, forse una prova più importante, magari una finale olimpica. Il padre corridore ce la mette tutta, ma viene superato sul traguardo; è soltanto secondo, un velo di mestizia e di delusione scende sul volto del piccolo nazista, al quale hanno insegnato che l'importante è vincere e che le medaglie d'argento sono buone al massimo per giocare a biglie. Il babbo al ritorno è impaurito, si butta ginocchioni e implora pietà dal pargolo: «Ho fatto quello che potevo». Il piccolo lestofante si apprestava a sputargli in un occhio, ma ha un ripensamento (dunque, anche i bambini sono buoni). Invece di infierire come il capoufficio di Fantozzi, estrae una coppetta, comperata mercè le pagine gialle dell'elenco telefonico. «Tu sei sempre il mio campione, papà», dice magnanimo il piccolo aguzzino, mentre la mamma che assiste si scioglie in lacrime (temeva di veder scorrere il sangue). Però temiamo che, spenti i riflettori, sarà una pioggia di schiaffi del piccolo mostro verso il padre medaglia d'argento. (Adesso sappiamo almeno perché le pagine sono gialle. Di rabbia). Mercoledì 11, De Mita a Sant'Eiena — L'opposizione andò avventurosamente al potere nel 2021 e il primo gesto di buona volontà fu di invitare De Mita a autoesiliarsr sull'isola di S. Elcna. Quante volte al Vespero, al tacito morir d'un giorno inerte, l'ex segretario della de, abituato a un attivismo quasi sfrenato, andò sulla spiaggia a contemplare l'Oceano. Ripensava ai dì che furono, saettava in giro i rai (tv) fulminei, da Nusco al Manzanarre lo sovrastava il ricordo delle sue imprese. Il dottor Mastella, che gli fu vicino nell'esilio per ordine della de, confessò poi in un famoso libro di memorie: «Fu una crudeltà tenerlo lontano dalla lotta politica, era un animale fatto per il potere». Il dottor Mastella ripercorre impudicamente le tappe del declino: l'allontanamento dalla segreteria de, la perdita di Palazzo Chigi, l'esilio dopo quella scenata imbarazzante di notte, in via del Corso (quando arringava il vuoto, urlando: «A me, a me, miei prodi»). D'altra parte, inutile rivangare antiche debolezze. Ora che il vecchio Ochetto è in ospizio a Scandicci e una nuova guardia senza padri si fa strada (sembra ieri che si dimostrava contro l'America per la guerra di Libia), sarebbe ingeneroso chiedersi ancora una volta se De Mita fu avvelenato o no. Sono note le tesi del citato dottor Mastella nel fortunato pamphlet: Chi portò la polpetta? Ma con certezza si può dire che, se fosse rimasto, De Mita sarebbe stato eliminato anche prima. Resta ancora valido il modo di dire coniato allora: «Avere una sola scélta, dopo Palazzo Cliigi, Sant'Eiena». Giovedì 12, nuove sensazioni — Si sentiva euforico come Andreotti in vista del congresso de. Vanitoso come la cintura di Serena Grandi. Affilato come uno sguardo di Zanone. Pieno come .la biblioteca di Spadolini. Dotto come un romanzo di Eco. Disperato come un condono fiscale. Irresistibile come Forlani.
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