«Papà se mi picchi chiamo l'Onu» di Gigi Padovani

«Papà, se mi picchi chiamo l'Onu» Una Convenzione concordata da 43 Paesi tutelerà l'infanzia di tutto il mondo «Papà, se mi picchi chiamo l'Onu» Entro gennaio il varo a Ginevra della Carta che dovrà essere poi approvata a New York - Molti Stati, Italia compresa, dovranno rivedere le loro leggi - Contrasti tra le nazioni su aborto, ragazzi in carcere e baby-soldati Fra non molto un genitore manesco potrà sentirsi dire: 'Papà, se picchi mi appello all'Onu». E come già oggi succede per la Commissione dei Diritti dell'Uomo di Ginevra, ai Paesi colti in flagrante non farà piacere essere additati dalle Nazioni Unite — ' che pure non ha organi sanzionatoli — come "nemici dell'infanzia'. Sono i possibili risultati concreti — dopo l'approvazione dell'Assemblea generale a New York—del varo definitivo previsto per fine gennaio della Convenzione internazionale dei diritti del bambino, una sorta di Magna charta a favore dei minori: la diplomazia ne discute da dieci anni. Molte cose potranno cambiare, nell'amministrazione della giustizia in cui siano coinvolti minori, nei rapporti tra Stati per adozioni internazionali e «rapimenti» di bambini all'estero — anche tra genitori —, in tutti gli atteggiamenti della pubblica amministrazione (servizi, assistenza, sanità) verso l'infanzia. Quando ad esempio sarà applicabile anche alla legislazione interna il principio fissato dall'articolo sei della Convenzione ("Gli Stati parti devono assicurare che il bambino non venga separato dai suoi genitori contro la loro volontà»), molti giudici staranno più attenti quando dovranno staccare un figlio dalla famiglia d'origine. E ancora. L'articolo 8 bis impone un ruolo attivo dello Stato per la prevenzione di -maltrattamenti al bambino», che indica in qualsiasi forma di "danno o abuso fisico o mentale, di trascuratezza o trattamento negligente, maltratiamento o sfruttamento incluso l'abuso sessuale: Si tratta di una serie di norme che dovrebbe toccare anche il cuore dei diplomatici, in un nuovo spirito di cooperazione mondiale a difesa dei minori dsl,'abu%i,'"viWenze7' guerre, denutrizione e ignoranza. Ma—ambasciatori- e plenipotenziari che discutono in quello che fu il Palazzo delle Nazioni di Ginevra, sanno che quel documento vincolerà i loro Stati e un comitato intemazionale dovrà controllarne l'applicazione. Perciò attorno a quel princi¬ pio che dovrà uniformare tutti i comportamenti degli Stati membri dell'Orni — "the best interest of the child», il miglior interesse del bambino — si è scatenata una battaglia su alcuni temi caldi, quelli meno scontati: il diritto alla vita del nascituro, l'età del servizio militare, i rapporti tra informazione e infanzia, le scelte religiose, il carcere. L'impianto della Convenzione è pronto, ma l'ultimo confronto incomincerà a Ginevra alla fine di gennaio, per il voto definitivo dei 43 rappresentanti della Commissione dei Diritti dell'Uomo, fra i quali un italiano. Nel lungo dibattito che dal 1978 si trascina su questi trentuno articoli, l'Italia ha avuto negli ultimi anni un ruolo importante, propositivo e all'avanguardia, impresso dal nostro rappresentante a Ginevra, l'ambasciatore Francesco Mezzalama. Ora Mezzalama, che dalla Farnesina coordina gli sforzi italiani in questo campo, ha un obiettivo per la sessione finale che inizierà il 30 gennaio a Ginevra: difendere l'ultima versione delle norme — che gli esperti hanno preparato nella sessione del 9 dicembre scorso — dagli attacchi dei Paesi non disposti a cedere alle ragioni dell'infanzia, in nome della Ragion di Stato. L'ambasciatore italiano sa quali sono i punti caldi, e su questi insisterà. Sarà affiancato da Maria Rita Saulle, docente di diritto internazionale all'Università di Napoli: è l'esperta che nell'ultimo incontro preparatorio di Ginevra ha trattato come «plenipotenziario». Spiega la professoressa Saulle: «Se anche nel diritto italiano, dopo l'approvazione in Parlamento e la pubblicazione con ordine di esecuzione sulla Gazzetta Ufficiale della Convenzione, entra il principio del "miglior interesse per il bambino", ci saranno conseguenze pratiche importanti. Ad esempio, ho già informato i ministri Jervolino e Vassalli che nel loro disegno di legge per la tutela dei minori non sono punibili gli adulti che organizzano la partecipazione di un ragazzo al semplice trasporto e vendita di materiale pornografico, bisognerà tenerne conto. E altre norme dovranno essere adeguate, anche se il nostro Paese viene considerato uno dei più avanzati». Ma ecco i punti più controversi, sui quali si è comunque raggiunto un accordo. Diritto alla vita. C'è quel paragrafo nove del preambolo, sul quale si potrà appuntare la critica dei Paesi dell'Est e di parte dell'area scandinava, che dice: «71 bambino, in ragione della sua immaturitàfisica e mentale, necessita di una protezione speciale e di cure speciali, particolarmente dal punto di vista giuridico, prima e dopo la nascita». Attorno a quella parola — "prima» — potrebbe nascere la pole¬ mica dei Paesi abortisti, anche se il gruppo delle nazioni che ha proposto il preambolo è piuttosto composito: oltre all'Italia, sostengono questa posizione Svezia, Germania, Paesi Bassi, Stati Uniti, la cattolica Irlanda e anche la Polonia. Il principio enunciato dovrebbe essere sufficientemente ampio da non comportare le opposizioni dei partiti laici neanche in Italia. Bambini in armi. Afghanistan, Iran, Iraq, Nicaragua e Paesi del Sud Est asiatico ostacolano il limite imposto dall'articolo 20, che recita: "Gli Stati parti della presente Convenzione devono astenersi dal reclutare nelle forze armate qualsiasi bambino che non abbia compiuto il quindicesimo anno di età». Secondo rapporti delle Nazioni Uniti sono circa duecentomila i ragazzi sotto i 15 anni arruolati negli eserciti regolari o nei movimenti di guerriglia: si citano Marocco, Honduras, Salvador e molti regimi dittatoriali. L'amba- sciatore Mezzalama conta di difendere un principio aggiuntivo: nella fascia tra i 15 e i 18 anni, gli eserciti dovranno almeno arruolare prioritariamente i più anziani. Religione. E' uno del punti contestati dall'area islamica: non ammette che la scelta religiosa appartenga al minore, ma deve essere vincolata alla famiglia, che la può imporre. E ci sono anche, collegate, le libertà di pensiero e di coscienza. Informazione. Nel diritto alla libertà di espressione è inclusa una particolare attenzione al "diritto a ricevere informazioni» corrette: un modo per aprire una nuova salvaguardia nei confronti dell'overdose di televisione e in genere degli spettacoli osceni o inoppurtuni. E senza arrivare a Introdurre principi di censura, sui quali molti Paesi non erano d'accordo. Ma è una strada offerta alle associazioni di genitori. Il carcere. Si dovranno ovunque creare istituti di correzione appositi per i minori ed evitare detenutibambini insieme agli adulti. Nell'ambito delle trattative il delegato sovietico ha annunciato modifiche alla legislazione in Urss, che proprio qualche giorno fa sono state già avviate. I controlli. Secondo le previsioni dei diplomatici italiani impegnati in questa lunga maratona, il documento dovrebbe approdare al Palazzo di vetro di New York in occasione del trentesimo anniversario della Dichiarazione dei diritti del bambino, dieci articoli varati il 20 novembre del '59: i princìpi generali a cui si ispira la Convenzione, che però potrà essere verificata da un comitato speciale per l'infanzia, con sede a Ginevra. "Ho voluto chiedere, con una battuta polemica rivolta al gruppo di lavoro — racconta Maria Rita Saulle —: poichéibamaminonvotano, forse.devona avere meno protezione degli ■adulti? Così è passato il principio che dovrà nascere questo comitato, al quale qualsiasi cittadino di uno Stato Orni potrà rivolgersi per denunciare violazioni ai diritti dell'infamia». Gigi Padovani

Persone citate: Francesco Mezzalama, Jervolino, Maria Rita, Mezzalama, Vassalli