L'angelo della morte un enigma di Alfredo Venturi

L'angelo della morte, un enigma Borni, il processo all'infermiera accusata di aver ucciso 17 malati L'angelo della morte, un enigma DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Eutanasia? Ma no: omicidi a sangue freddo. Il caso di Mlchaela Roeder, un'infermiera tedesca di trent'anni, divide l'opinione secondo questa radicale alternativa. In quello che molti giornali definiscono senz'altro il processo dell'anno, attorno alle due contrapposte visioni del caso si svilupperà la battaglia fra accusa e difesa. Il processo è cominciato l'altro ieri a WUppertaJ, nella Ruhr. Sul suo destino giudiziario gravano diciassette cadaveri. Tanti sono i pazienti la cui morte, nel reparto di terapia intensità dell'ospedale di St. Petrus, a Wuppertal, deve molto all'intervento dell'infermiera. Questo almeno sostiene l'accusa, sulla base.delle perizie fatte su quel corpi, che per questa indagine tecnica erano stati riesumati per ordine dell'autorità giudiziaria. Come si difende Mlchaela? Prima di tutto rettificando la cifra delle perdite: lei sostiene di avere provocato la morte di appena sei pazienti. E poi sostiene di averlo fatto per alleviare le loro sofferenze. Il caso Roeder esplose nel settembre dell'85. Fu allora che un aiuto infermiere sorprese la sua collega mentre faceva un'iniezione a un paziente. Ordinaria amministrazione? Non proprio: quel paziente era fresco reduce dalla sala operatoria, e Mlchaela gli stava iniettando per via endovenosa un farmaco destinato a far calare la pressione sanguigna. Risultato: una rapida morte per collasso. Dopo qualche giorno l'aiuto infermiere rivela tutto, e allora qualcuno finalmente nota, all'ospedale di St. Petrus, che morti per collasso ne sono state registrate tante. Trattandosi di un reparto di terapia intensiva la cosa può anche non sorprendere. Ma il reticente comportamento di Mlchaela porta all'apertura di un'inchiesta. Dissotterrati 1 corpi dei pazienti la cui morte sembra sospetta, ecco apparire in diciassette casi le tracce del farmaco Immediatamente arrestata, l'infermiera rivela la sua sconcertante verità. Non ho fatto morire io tutta quella gente, io sono intervenuta soltanto sei volte, quando il paziente soffriva troppo, e comunque era condannato. Insomma l'ho fatto p'er amore. ^ Poi salta fuori un allarmante retroscena. Un ambiguo rapporto fra Mlchaela e il medico responsabile del reparto, una donna. Il fatto che costei proteggesse notoriamente Mlchaela aveva trattenuto l'aiuto infermiere, quello che aveva scoperto la pratica delle iniezionicollasso, dal denunciare su¬ bito la cosa. Tuttavia è certo che l'«angelo della morte», come la Bild ribattezza immediatamente la protagonista di questa vicenda, agiva da sola. Si era eretta, dice l'atto d'accusa, a padrona della vita e della morte, agiva per soddisfare un sentimento di vanità esacerbata. L'autogiustificazione di Michaela, e il fatto che le sue vittime fossero tutte pazienti in gravi condizioni e di età avanzata, ha ovviamente rilanciato il discorso sull'eutanasia, che in questo Paese è legato soprattutto alle controverse attività di un medico, Julius Hacketal. I difensori Imboccheranno appunto questa strada. E poiché l'eutanasia in Germania è comunque un crimine, invocheranno le attenuanti: parlando di una personalità condizionata dalle particolari condizioni umane di un reparto di terapia intensiva. Alfredo Venturi Mlchaela Roeder

Persone citate: Julius Hacketal

Luoghi citati: Bonn, Germania, Ruhr