«E una svolta ma non ci basta» di Enrico Benedetto

«E' una svolta, ma non ci basta» «E' una svolta, ma non ci basta» L'opposizione teme nuovi ghetti: intervista a Paul Lendvai e Csaba Kiss Paul Lendvai ha appena pubblicato a Londra un libro dal significativo titolo «Hungary, the Art of Survival» (Ungheria, l'arte della sopravvivenza). Fino al '56 era vicedirettore al quotidiano di Budapest Esti Hirlap, quindi, dopo un anno di carcere, si rifugiò a Vienna, ove attualmente cura i servizi della televisione austriaca sull'Est europeo. — Signor Lendvai, a maggio lei definì il pensionamento di Kadar una rivoluzione nel costume socialista, spiegando che «per la prima volta in un regime totalitario dell'Est europeo l'intero vertice del partito (...) veniva «decapitato con mezzi pacifici». Ripeterebbe quel giudizio per l'odierna «svolta pluralista»? «Forse no. Ci troviamo davanti a un primo passo molto importante, che però non bisogna sopravvalutare. Occorrono nuove aperture. In caso contrario, il processo riformista rischia d'inaridirsi. Manca ancora un bel po' di mesi al voto del '90: potrebbero riservarci grosse sorprese, anche una legge elettorale completamente cambiata. Questa, almeno, è la mia speranza». — Lei ha paura di tragiche involuzioni, di un nuovo '56? Sì, ho alcuni timori sul futuro, n regime, dopo aver perso tempo e buone chanches, si ritrova ora a tentare esperimenti politici in un momento di grande tensio¬ ne. La crisi economica appare devastante, dilaga il malcontento popolare, arginare il binomio consumismo-spinta inflattiva riesce ogni giorno più difficile. Ogni riforma politica è a rischio, ma questi pericoli raddoppiano se il sentimento prevalente tra i cittadini risulta l'esasperazione, n nodo politico del caso Ungheria non deve far scordare l'emergenza economica. — Come vede l'avvenire dei sette principali gruppi politici d'opposizione e della miriade che potrebbe sorgere da qui al 31 luglio? E' una grossa incognita. Potrebbero divenire partiti «lealisti», di contorno, ma anche ispirarsi alla Realpolitik. In questo caso ci troveremmo di fronte a un sistema marxista in autodissoluzione. Il posu (partito socialista operaio ungherese) sta tentando la quadratura del cerchio: come tenere sotto controllo le nuove forze lasciate venir fuori per scongiurare la crisi. Bisognerà attendere il primo agosto per avere un quadro più chiaro, ma credo che l'«arte della sopravvivenza» verrà in nostro aiuto anche questa volta. * * Csaba Kiss, 44 anni, ricercatore universitario, è tra 1 fondatori del Forum Democratico, la principale forza d'opposizione ' ungherese. Eletto nel presidium nazionale, in questi giorni sta preparando 11 Congresso, che si terrà a Budapest l'U12 marzo. — Signor Kiss, quello che il regime ungherese vi ha promesso è libertà vigilata o reale? Ormai abbiamo la certezza di vivere in un sistema post-totalitario, ma la democrazia parlamentare va ancora conquistata: perché questa riforma non diventi una trappola bisogna andare oltre. Il primo agosto potremmo anche non chiedere l'omologazione—come prevede la legge — se gli spazi risulteranno essere troppo stretti. La svolta maturata oggi, comunque, è importante, -ruasi irreversìbile. — Di chi il merito? Quello dei governanti ungheresi viene in secondo piano. Ha contato maggiormente Gorbaciov e la sua spinta verso il pluralismo. Non va poi sottovalutata la crisi in cui si trova il Paese: il posu non ha risorse sufficienti per venirne fuori. —E'la prima volta che un regime Est-europeo rinuncia al monolitismo, ma non si parla esplicitamente di libere elezioni. Accetterete questo limite? Assolutamente no. Il Parlamento ha fatto quanto era in suo potere finora. Adesso occorre un'Assemblea Costituente che modifichi la nostra Carta introducendo il pluralismo. Non ci interessano seggi fantoccio in Parlamento, come quelli che hanno alcuni partiti formalmente non-socialisti a Varsavia, Praga e Berlino Est. — Approvando un simile cambiamento, - il comunismo magiaro — dicono alcuni suoi autorevoli esponenti —farebbe harakiri. I comunisti non vanno considerati il «grande nemico», questo voglio dirlo chiaro. Cerchiamo il dialogo, alcuni di noi hanno addirittura la doppia tessera. Ma se intendono farci accollare i loro errori si sbagliano di grosso: potremmo condividere alcuni programmi futuri, non certo le responsabilità sulla crisi. — Finora come vi hanno trattato? II Forum è attivo dal settembre '77. Quanto alla nostra rivista, esce con regolare autorizzazione. Dunque, il posu ci lascia fare, ma non esistono contatti ufficiali. — Nella vostra posizione si trovano almeno sei gruppi politici, dal gruppo giovanile Fidesz ai Liberi Democratici al rinato partito contadino. Che rapporti avete? Potrebbe nascere un cartello unitario? Il Forum è già un cartello. Spazia da posizioni eurocomuniste al liberalismo. Dopo tanta rigida ideologia offre agli ungheresi il sapore della mediazione. Questo non vuol dire rifiutare i contributi altrui, ma certo abbiamo già in casa un ricco patrimonio da valorizzare. Enrico Benedetto

Persone citate: Csaba Kiss, Gorbaciov, Kadar, Kiss, Lendvai, Paul Lendvai

Luoghi citati: Berlino Est, Budapest, Londra, Praga, Ungheria, Varsavia, Vienna