Tornano i partiti Budapest spera

Tornano i partiti, Budapest spera Acclamazioni in Parlamento dopo il sì al pluralismo (che resta da verificare) Tornano i partiti, Budapest spera ; Dopo quarantanni di regime, il 1° agosto sarà varata una legge quadro per le nuove formazioni - Riconosciuto anche il diritto a pubbliche assemblee (e la polizia dovrà tenersi lontana) - Banco di prova, le elezioni deiranno prossimo NOSTRO SERVIZIO BUDAPEST — Tornano, dopo 40 anni, i partiti politici in Ungheria. Se si tratterà di un pluralismo vero o fittizio lo si potrà giudicare solo il prossimo anno, quando, in maggio, gli ungheresi saranno chiamati alle urne. Dopo l'approvazione, ieri, da parte del Parlamento, coronata da scroscianti applausi, della nuova legge sul diritto d'associazione (solo 6 voti contrari e 24 astenuti), l'Ungheria potrebbe davvero imboccare l'irreversibile strada della democratizzazione politica. • Adesso toccherà al governo presentare una legge-quadro, entro il 1° agosto, per la regolamentazione di un diritto che non ha precedenti in un Paese dell'Est europeo. «Ci troviamo senza dubbio di fronte ad un grande evento— ha dichiarato Miklos Vasarhelyi, ex segretario di Imre Nagy e oggi membro del Fronte Democratico — anche se si può pensare che il governo abbia voluto ritardare di proposito l'attuazione della nuova legge». ■ Saranno infatti in grado i partiti di darsi un volto attendibile in vista delle elezioni del '90? Ma, soprattutto, sino a quale punto di restrittività potranno giungere le clausole per la loro regolamentazione? Non dev'essere stato facile, per la commissione legislativa presieduta dal ministro della Giustizia, Kalnian Kolcsar, trovare un punto di incontro tra quanti, come l'ex ministro degli Esteri, Frigyes Puja, volevano escludere dalla legge sul diritto di associazione la possibilità di fondare partiti politici, e la maggioranza dei deputati che chie¬ deva al governo di accelerare i tempi d'attuazione della legge. Qualcuno ha parlato di una sorta di «compromesso», altri di un «cedimento» del governo, ma resta il significato incontestabile di una legge che oltrepassa di gran lunga il semplice concetto di «pluralismo politico» — cioè di una possibilità di critica all'interno dell'unico partito sinora riconosciuto, quello operaiosocialista (posu), auspicato come il -male minore» dalla sua ala più conservatrice. Quale potrà essere il ruolo dei nuovi partiti nella società ungherese? Lo ha chiarito Janos Berecz, segretario del ce e ideologo del partito, il quale ha rivolto un appello in Parlamento a quelle forze democratiche («cfte non dovranno diventare necessariamente partiti») perché diano vita, assieme al posu, ad una specie di «solidarietà nazionale». Su forme e modalità di questa «grande coalizione» non ha però detto di più. Accanto a quella sul diritto di associazione, i 387 deputati ungheresi hanno detto sì (2 voti contrari e 16 astenuti) anche alla legge sul diritto di assemblea, con la quale, per la prima volta, viene riconosciuta la legittimità di riunioni indette dai cittadini. Numerosi gli emendamenti approvati: ad esempio, non si potranno tenere riunioni nei pressi del Parlamento, né gli organizzatori potranno essere stranieri. Chi viola la legge sul diritto di assemblea può essere inoltre condannato da uno a tre anni di carcere. E' stato anche stabilito che la polizia potrà essere presente solo a quelle manifestazioni per le quali esiste l'obbligo di una richiesta di autorizzazione. La televisione ungherese ha trasmesso in diretta tutte le fasi del dibattito parlamentare, e la stampa prende parte con entusiasmo a questo «nuovo corso» di una preannunciata democratizzazione politica. Ieri, addirittura, veniva pubblicato un «Who's Who» dei sette movimenti alternativi in predicato di diventare partiti, con tanto di cifre su membri e quote d'iscrizione. Tra questi, al primo posto, il «Forum democratico» (10 mila iscritti e 400 organizzazioni locali in tutto il Paese), poi la Federazione dei Giovani Democratici (Fidesz), la società Ferenc Muiinich, i Giovani Socialdemocratici e i Piccoli Proprietari, la Federazione dei Liberi Democratici e il Fronte Nuovo Marzo, che annovera tra i suoi fondatori il padre della riforma economica del '68 e oggi ministro di Stato, Rezso Nyers. Ma ieri a Budapest si è parlato ancora con insistenza del ritiro delle truppe sovietiche. In un'altra intervista all'organo ufficioso del partito, Magyar Hirlap, il segretario generale Grosz ha tracciato un quadro dei preparativi in corso («si tratta di una vera e propria manovra militare») e dei problemi, anche economici (le truppe di Mosca costituiscono indubbiamente una fonte di entrate per l'Ungheria), che provocherà il loro ritiro. Grosz ha precisato che apposite commissioni militari in Ungheria e Unione Sovietica stanno studiando le modalità del disimpegno, che avverrà «entro breve». Roberto Papi

Persone citate: Ferenc Muiinich, Grosz, Imre Nagy, Janos Berecz, Magyar Hirlap, Miklos Vasarhelyi, Puja, Rezso Nyers, Roberto Papi

Luoghi citati: Budapest, Mosca, Ungheria, Unione Sovietica