Il nuovo Banco di Sicilia batte cassa
Il nuovo Banco di Sicilia batte cassa Dopo 19 anni finisce il regime delle proroghe, e i vertici chiedono mille miliardi per restare tra i grandi Il nuovo Banco di Sicilia batte cassa DAL NOSTRO CORRISPONENTE PALERMO — Finisce il regime di prorogano. Dopo 19 anni, il Banco di Sicilia toma ad avere un nuovo Consiglio generale e d'amministrazione. Gli ultimi ostacoli al rinnovo delle cariche sono stati rimossi dopo ripetuti tentativi falliti, ma l'operazione non è stata completata. Si aspetta, infatti, la sostituzione del presidente Giannino Farravicini, in carica dal 1979, pare con l'economista repubblicano Bruno Trezza. Si arriva al riassetto del Banco di. Sicilia (355 sportelli, il 36% dell'attività bancaria nell'isola), in un clima complessivo non favorevole al maggior istituto di credito dell'isola. E' stato Giuliano Amato a sbloccare le nomine il 15 dicembre, con un decreto d'intesa con il presidente della Regione Siciliana, Rino Nicolosi. H ministro del Tesoro ha fatto la sua scelta, a norma di statuto, sulla base delle terne proposte dalle Camere di commercio delle province nelle quali l'istituto di credito è presente. Composto da 46 membri, il nuovo staff del Banco di Sicilia si è insediato ieri mattina a Villa Zito, bel palazzo in viale della Libertà a Palermo. Poche le assenze di rilievo, quasi tutti nelle prime file i siciliani che contano fra i quali, oltre a Nicolosi, il ministro dell'Agricoltura, Calogero Marinino, il presidente dell'Assemblea regionale, Salvatore Lauricella, il cardinale Salvatore Pappalardo. Degli undici membri del Consiglio d'amministrazióne, cinque sono stati espressi dal ministero del Tesoro e dalla Regione, e sei dalle Camere di commercio. Il nuovo Consiglio d'amministrazione è composto, oltre che da Giannino Parravicini e dal vicepresidente Guido Savagnone, da Benedetto Cottone, Niccolò Salanitro, Giuseppe Frisella, tutti di nomina governativa, e da Alfredo Spatafora, Giuseppe Ferdigoni, Luigi Curcio, Salvatore Conservo, Nazario Sauro Amadori e Alfredo Vicari. Il presidente della Regione, Nicolosi, ha confermato l'interesse ad assumere una quota azionaria se, una volta riformato 10 statuto, il Banco di Sicilia diventerà una Spa. Questa disponibilità era già stata espressa nel periodo più buio del Banco, dopo che, morto a ottobre in un incidente automobilistico il componente dell'esecutivo, Giuseppe Mirabella, il consiglio d'amministrazione per circa un mese non si ersi più potuto riunire in - mancanza del numero le -1 gaie óibJb «nocsjiK.-n <>:« I Nominati in tutta-fretta i* primi due amministratori (Guido Savagnone e Giuseppe Frisella, rispettivamente de e psi), i governi centrale e regionale .hanno rimediato, sia pure con qualche affanno. 11 ministro Marmino ha parlato di 'prospettive di ripresa e di rilancio» e ha detto che la ricostituzione' degli organi dell'istituto di credito è «un atto importante nell'attuale fase storica, guardando alla grande sfida europea in cui il Banco gareggerà nel modo migliore». La raccolta è aumentata del 12,5% e gli impieghi sono stati incrementati del 13,2%. Nell'anticipare i due dati Parravicini ha cercato di provare che l'esercizio testimonia la vitalità del Banco di Sicilia e la sua ulteriore crescita. 'All'esercizio 1988 può guardarsi con soddisfazione — ha affermato Parravicini — in vista del notevole sviluppo dell'attività intnolti settori', (credilo speciale + 26,8 per cento, credito ordinario +■ 9£ per cento, impieghi in valuta + 23,4 per cento), della tenuta del margine d'intermediazione e di un profilo di conto economico che comprova la capacità di reddito del Banco nonostante l'inadeguato livello di capitalizzazione». Il presidente del Banco di Sicilia ha quindi assicurato che le modifiche dello statu¬ to, ipotizzate sulla scorta dei suggerimenti e delle indicazioni di Bankitalia, paiono effettivamente destinate a 'innovarne la veste giuridica». n direttore generale Ottavio Salamone ha battuto cassa e, senza perifrasi, ha detto che occorrono mille miliardi per rilanciare l'istituto per il quale ha anche auspicato il ruolo di capofila in un «poto bancario siciliano». Salagione ha parlato di un Banco di Sicilia che a certe condizioni può diventare 'dominante» nel mercato e ha chiarito che la recente,.erogazione di 42 miliardi da parte:,del governo, a Roma, non ha rappresentato la prima tronche della ricapitalizzazione, ma è servita a coprire perdite subite per le vicende petrolifere. Strade percorribili per far compiere al Banco di Sicilia un balzo in avanti, secondo Sai amone, sono l'ulteriore presenza nelle aree europee di 'finanza avanzata». Antonio Ravidà
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