L'inverno «brucia» l'agricoltura

L'inverno «brucia» l'agricoltura Là siccità ha causato danni per centinaia di miliardi a colture e allevamenti L'inverno «brucia» l'agricoltura In Sicilia agrumi di scarsa qualità - Ponte aereo con la Sardegna per portare mangime alfe pècore - Pianura Padana: in pericolo grano e orzo ROMA — Questo pazzo inverno ricco di sole, nebbia e polvere, oltre a preoccupare gli sciatori e le stazioni invernali, causa gravissimi danni all'agricoltura, anche se parecchie colture, come le piante da frutto, sono «a riposo»: le organizzazioni degli agricoltori parlano di danni reali per centinaia di miliardi alle piante e àgli allevamenti, conteggiano anche le perdite che si manifesteranno nei prossimi mesi come conseguenza dell'attuale scarsità d'acqua. Da alcune regioni particolarmente colpite è stato chiesto al ministero dell'Agricoltura di applicare con urgenza la legge sulle calamità naturali, che scatta quando il danno investe almeno un terzo dell'intera attività economica dell'azienda agrìcola interessata. Le preoccupazióni e le richieste delle regioni non sono eccessive, se si pensa che migliaia di ettari sono diventati crostosi e secchi come i terreni del Sahel, che tonnellate di ortaggi stanno rinsecchendo e che mandrie e greggi rischiano di dover essere abbattute per mancanza di foraggi, il cui prezzo sta salendo vertiginosamente. Per giustificare questo quadro apocalittico, per comprendere i danni che la siccità procura oggi all'agricoltura, ma soprattutto per intuire quelli gravissimi che possono manifestarsi fra qualche tempo, bisogna risalire indietro di qualche mese. L'estate dell'88 è stata molto siccitosa e si è protratta talmente a lungo, che si è praticamente collegata con l'inverno. Nel breve autunno — in generale stagione delle piogge — c'è stato ancora bel tempo, con ridottissime precipitazioni. Ecco che la siccità di oggi si somma a quella dei mesi precedenti e fa andare in tilt un sistema agricolo già, di per sé non molto organizzato per .affrontare si; tjuaiionld'emérjpenzjL,; .;.!;.' Più colpite sono alcune regioni del Sud, come la Basilicata, la Sardegna, la Sicilia, la Puglia. Ma anche al Nord vi sono forti preoccupazioni, se non immediate, certamente a breve scadenza. Vediamo la situazione nelle singole zone, con Valuto degli uffici studi delle tre organizzazioni agricole (Confagricoltura, Coldiretti, Confcoltivatori). Basilicata. Non piove da sei mesi. Colpito in modo drammatico il Metapontino, dove si coltivano ortaggi di pregio. Nell'impossibilità di essere irrigate, le piante stanno morendo. Tutte' le sorgenti sono prosciugate. Si stanno scavando pozzi in profondità, ma è una lotta contro le ore, forse non si arriverà in tempo a trovare al¬ tra acqua prima che melanzane, zucchini, pomodori, insalate, carciofi e altri ortaggi pregiati inaridiscano. Per alcuni pozzi particolarmente profondi, la Proterziòne civile ha messo a disposizione le speciali pompe, molto potenti, usate in Valtellina per prosciugare le zone allagate. Non preccupano soltanto 1 danni dovuti alla perdita delle attuali colture' — perdita elevata perché si tratta di «primizie» vendute a prezzi elevati nelle città dell'Italia settentrionale e all'estero — ma anche delle produzioni primaverili, che appaiono già segnate: i consorzi di bonifica non accettano più prenotazioni per irrigare, quindi gli ortaggi che si dovrebbero seminare adesso non riceve¬ ranno l'acqua necessaria a crescere; le stesse operazioni di semina sono impedite, perché il terreno, prima di ricevere i semi, deve essere bagnato. La Regione Basilicata sta valutando l'estensione della superficie colpita, per ; inoltrare al ministero dell'Agricoltrura la richiesta d'intervento in base alla legge speciale sulle calamità naturali. Sicilia. Danni soprattutto agli agrumi. Anche in questa regione non piove da mesi e quando arance, mandarini, limoni, clementine dovevano maturare non avevano acqua a sufficienza. Il risultato è che ora si stanno incogliendo agrumi piccoli e rinsecchiti, quasi impossibili da vendere ; se tutto andrà bene, forse si potranno trasformare in sue chi di frutta. • f. Sardegna*: v Situazione ^stremamenté'grave per migliaia di pastori, che accusano perdite' fino al 70 per cento del patrimonio zootecnico. Non -possono nutrire le greggi perché i pascoli sono bruciati, e si sa Che gli oltre quattro milioni di capre e pecore esistenti1-nell'isola sopravvivono' esclusivamente grazie all'erba che riescono a brucare. Per questo la giunta regionale ha deciso ieri sera un intervento di emergenza: 150 miliardi in 5 anni per prestiti agevolati. Le polemiche contro la regione, però, non mancano: c'è chi ricorda che da anni esistono plani regionali per la costruzione di laghetti collinari, sempre rima¬ sti nei cassetti. In questi ultimi giorni si prospetta anche l'attuazione di soluzioni drastiche e dolorose, che gli aiuti decisi ieri non potranno forse evitare: abbattimenti speciali delle pecore che non si sa più come nutrire (è molti pastori — ci dicono all'Associazione allevatori—lo stanno già facendo), a meno che si riesca a organizzare un gigantesco «ponte aereo» dal continente all'isola per portare massicci quantitativi di mangimi. Puglia. Danni simili a quelli della Basilicata, per gli ortaggi. Colpita anche l'olivicoltura, per la siccità dei mesi scorsi: ora si raccolgono olive piccole el>rlpsecchite. verrà chièsto io stato di calamità. Toscana, Per valutare la si- tuazione determinatasi nelle varie zone, l'assessore all'Agricoltura, Francesco Serafini, ha indetto per questa mattina un incontro con le organizzazioni agricole di categoria e gli assessori provinciali all'Agricoltura. Anche la Toscana si accinge a chiedere lo stato di calamità. Le maggiori segnalazioni di danni provengono dal Grossetano, dove rischiano di essere compromesse le coltivazioni di cereali: in certi terreni il grano duro e l'orzo seminati in autunno non sono germinati malgrado alcune irrigazioni di emerge za: ora gli agricoltori si apprestano a una seconda semina. I danni presumibili, secondo l'assessore all'Agricoltura della provincia di Grosseto, riguarderebbero circa la metà del raccolto. C'è poi la minor produzione di foraggi, che mette in crisi la pastorizia (600 mila tra ovini e caprini). Pianura Padana. «A livello immediato — dice Bruno Pusterla, direttore della Confagricoltura piemontese — ci preoccupano soprattutto due colture: prati e cereali. Per grano e orzo il pericolo reale e imminente è questo: abbassandosi ulteriormente la temperatura, la parte superficiale del terreno, in seguito all'erosione del gelo, può sollevarsi e provocare la rottura delle esili radici, quindi il deperimento della pianta». Sono quindi necessari interventi di emergenza con fertilizzanti azotati. "Altri danni immediati non ve ne sono — aggiunge Pusteria — ma se non nevicherà, e abbondantemente, entro questo mese, verrà a mancare l'acqua per la sommersione degli oltre 150 mila ettari di risaia della Pianura Padana (100 mila in Piemonte)». Nel Vercellese si teme per le piantine di actinidia seminate da poco e non ancora «temprate» a resistere al' freddo. Livio Burato

Persone citate: Bruno Pusterla, Francesco Serafini, Livio Burato, Valuto