Mammì «L'opzione zero non sarà più drastica» di Maria Grazia Bruzzone

Mammì: «L'opzione zero non sarà più drastica» Intervista con il ministro sull'emittenza televisiva Mammì: «L'opzione zero non sarà più drastica» «Possibilità di incroci tra giornali e televisioni» - «Va modificata anche la legge sulle tv via cavo» ROMA — Berlusconi sta ristruttando Videonews, il suo dipartimento informazione, senza sapere se potrà contare sulla diretta. Il gruppo Rizzoli abbandona l'opzione che gli avrebbe consentito di entrare al 50 percento in Telemontecar- 10 per il perpetuarsi dell'incertezza legislativa. Che fine ha fatto, ministro Mammi, la promessa legge sull'emittenza televisiva? «La commissione del Senato dove il disegno di legge è in discussione è stata riconvocata già questa settimana per concludere presto 11 dibattito. A fine mese nella replica proporrò gli emendamenti che stiamo concordando con i partiti della maggioranza. Abbiamo già fatto un elenco delle questioni sul tappeto e prossimamente ci incontreremo di nuovo. Sono i punti sui quali si dibatte da tempo. - - In quali proposte si tradurranno? «Il primo emendamento riguarda l'opzione zero che verrà modificata rispetto alla formulazione iniziale. Chi avrà una forte presenza nella carta stampata, certo non potrà averne altrettanta nell'emittenza televisiva e viceversa: ma fra questi due estremi ci sarà una sca- • 1 ■•■ ■ - la di possibilità intermedie. In concreto si tratta di stabilire delle percentuali di "compatibilità" negli incroci proprietari di quotidiani e tv, che devono essere ancora fissate». — E il secondo emendamento? «Toccherà la pubblicità: un argomento omesso negli accordi di governo ma che era già presente in una mia precedente proposta. L'idea è che quando si controlla una concessionaria, la quasi totalità della pubblicità che si raccoglie deve essere riversata sui propri mezzi di comunicazione in una misura che proporrò sia almeno del 90 per cento. Questo significa che chi è legato alla proprietà di tre reti tv, sta una concessionaria che lavora per l'emittenza privata o pubblica (la Sipra), non potrà raccogliere pubblicità per una quarta, quinta o sesta rete. La terza novità introduce l'Autorità alla quale spetterà il controllo del sistema. Mi pare inopportuno che sia una persona sola a gestire forti poteri di controllo e sanzionatoli esercitando insieme la funzione di garante dell'emittenza e dell'editoria. Anche se andranno ideate formule per evitare i rischi di lottizzazione. I componenti dovranno essere scelti ai massimi livelli istituzionali» — E sulla spartizione delle risorse fra Rai e privati, su quel duopolio contro il quale si era pronunciata la Corte Costituzionale? Recentemente i socialisti sono ritornati sulla loro proposta iniziale di ripartizione al 50 per cento fra Rai e privati, anche se con un diverso meccanismo. «Credo che quelle norme e quei principi siano difficilmente rivedibili rispetto a quanto c'è nel programma di governo. Ma ritengo che si debba assegnare all'alta Autorità il compito di suggerire proposte al governo e al Parlamento, per quelle modificazioni che potranno rivelarsi necessarie». — In questo modo ci sarà spazio per altri concorrenti? «Tecnicamente le frequenze ci sono: e intatti già oggi esistono una dozzina di reti televisive con una copertura almeno del 50 per cento. Il problema è lo spazio economico. Tutto dipende dall'evoluzione del mercato pubblicitario. Un'altra questione è quella della tv via cavo: sicuramente andrà modificata la legge del 1975 abrogando la norma che impedisce di usare lo stesso cavo per più emittenti. Il cavo resta comunque un mezzo di comunicazione del domani e non dell'oggi». — All'estero sta riscuotendo molto favore la tv a pagamento via etere. «Quel tipo di concessione potrebbe restare libera, non soggetta alle normative antitrust. Per reti del genere che trasmettono in abbonamento film di buona qualità senza interruzioni pubblicitarie lo spazio si sta creando anche in Italia e il successo potrebbe non essere minore di quello riscosso in Francia. In generale, devo dire che in questo settore il panorama muta con tale velocità che non credo che questa sarà una normativa intoccabile». — Il cavo intreccia la tv alle telecomunicazioni. A questo proposito il presidente del Consiglio De Mita ha rilanciato in un recente intervento sul Sole 24 Ore la proposta di privatizzare parte dei servizi postali. Cosa risponde il ministro? «Rispondo che non escludo a priori nessuna ipotesi di privatizzazione. Anche perché col '93 potranno fare il loro ingresso in Italia compagnie straniere. Ma ribadisco che al primo posto vengono la riforma del ministero e il passaggio alle Partecipazioni statali dell'Azienda di Stato per i servizi telefonici (uno dei quattro gestori attuali, insieme a Sip, Italcable e Telespazio, ndr). Tale passaggio rappresenta già da solo uno dei passi fondamentali verso l'unificazione — non mi importa se in una Super Stet o in una Super Sip — delle aziende di telecomunicazioni. Ed è impossibile avere servizi telefonici e telematici efficienti e moderni senza che vi sia un unico gestore capace di una pianificazione organica... Proprio venerdì 20 porterò in Consiglio dei ministri due disegni di legge su queste materie». Maria Grazia Bruzzone Oscar Mammi

Persone citate: Berlusconi, De Mita, Mammi, Mammì, Oscar Mammi

Luoghi citati: Francia, Italia, Roma