Budapest in Parlamento la fine del monolitismo

Budapest, in Parlamento la fine del monolitismo Si discute il progetto su libertà politiche e religiose Budapest, in Parlamento la fine del monolitismo Ma cresce il malcontento popolare per gli aumenti • Pronto il ritiro dei primi contingenti sovietici NOSTRO SERVIZIO BUDAPEST — n Parlamento ungherese sta per varare una serie di riforme liberalizzataci della vita politica, mentre ai cittadini, per superare la grave crisi economica, vengono richiesti sacrifici sempre meno tollerabili. La democratizzazione potrà in qualche modo compensare il salto alllndietro nel tenore di vita di una popolazione votata ormai da tempo a un consumismo di tipo occidentale? Questo ci si chiede a Budapest, mentre da una parte i 380 deputati dell'Assemblea nazionale discutono se è maturo o no per il Paese il tempo di dare via libera al pluripartitismo e dall'altra una marea di proteste sta montando contro la raffica di aumenti entrati in vigore in questi giorni. I sindacati ufficiali, per la prima volta, si sono schierati tutti dalla parte dei lavoratori, qualcuno ha proclamato «scioperi di avvertimento», altri hanno chiesto immediatamente aumenti di salario del 5 per cento per controbilanciare l'irresistibile ascesa dei prezzi di beni e servizi. Recenti stime hanno rivelato che il 18 per cento della popolazione, cioè 1,9 milioni di persone, vive al limite della sopravvivenza, che i poveri sono 2 milioni e 560 mila, che nella sola Budapest, ben 25 mila famiglie (il 6 per cento) sono in arretrato nel pagamento degli affitti. Questa è l'altra faccia della medaglia di quell'Ungheria che — secondo le intenzioni della nuova dirigenza — dovrebbe aprirsi ai capitali stranieri. Con l'avvento dell'era Grosz, ci si è accorti però che il processo delle riforme economiche di stampo kadaria- no — del resto mal applicato con decisione per timore dell'inevitabile malcotento popolare — non sarebbe stato sufficiente per far entrare l'Ungheria nell'orbita di un'economia competitiva sui mercati internazionali, se esso non fosse stato accompagnato da adeguate riforme istituzionali, nel senso di una sempre maggiore liberalizzazione del sistema. Così, In Parlamento, prima di Natale, si è parlato di libertà di stampa e di religione. E ieri, i lavori interrotti tre settimane fa, sono ripresi con la discussione sulle nuove leggi, sul diritto di assemblea e di associazione. Il che significa, in pratica, voler ammettere o meno l'esistenza di altri partiti al di fuori di quello ufficiale.' Non tutti sono d'accordo. Molti, al pluripartitismo, preferirebbero un più innocuo «pluralismo» con possibilità di critiche all'interno del sistema, ma quasi certamente il progetto di legge del ministro della Giustizia, Kulcsar, passerà. H progetto prevede che possano essere fondati partiti politici sulla base del diritto di associazione. «Sarà il primo concreto passo legislativo per la creazione di uno Stato di diritto-, ha affermato lo stesso Kulcsar, spiegando poi che il diritto di associazione e di protestare è imprescindibile e che costituisce -una libertà fondamentale', -ciò che non è espressamente vietato dalla legge deve considerarsi lecito-. A questi ha replicato l'ideologo del partito, Berecz, secondo cui -i tempi per un vero pluripartitismo non sono ancora maturi». Cerchiamo piuttosto di non escludere questi gruppi, ha aggiunto Berecz, facendo intendere che U Posu (Partito operaio socialista ungherese) rimarrebbe sempre il partito-base attorno a cui potrebbero ruotare questi piccoli «satelliti». Che poi, tanto piccoli non sono, visto che il «Forum democratico» conta già 10 mila membri e 300 organizzazioni locali e alla «Lega dei giovani democratici» (Fidesz) si sono già iscritti in 2500. Un fermento politico che giunge purtroppo in un momento difficile, per un Paese attanagliato dalla crisi e dalla delicata questione delle minoranza magiare in Romania. Una sola notizia ha scosso ieri il grigiore e diradato la cappa di nebbia che gravava su Budapest: la conferma ufficiale che «entro poche settimane- il primo contingente delle truppe sovietiche di stanza In Ungheria lascerà il Paese. E che, se 1 negoziati di Vienna sul disarmo convenzionale si concluderanno positivamente, dei 62 mila soldati sovietici, amara eredità del '56, tra breve, non ne rimarrà più nessuno. Roberto Papi

Persone citate: Grosz, Kulcsar, Roberto Papi

Luoghi citati: Budapest, Romania, Ungheria, Vienna