Inps, nessun corrotto di Claudio Giacchino
Inps, nessun corrotto Si sgonfia lo «scandalo delle bustarelle» di due anni fa __ 1—,—i Inps, nessun corrotto II giudice, dopo due perizie, ha chiesto il proscioglimento completo del direttore della sede di Torino Nord e di cinque dipendenti - Su loro, soltanto indizi - Estinta per amnistia l'accusa di minacce contro un impiegato La mattina del 18 giugno di due anni fa i'inps di Torino Nord, in corso Giulio Cesare 294, era travolto dalla bufera giudiziaria: sessanta carabinieri irrompevano nell'istituto, perquisivano il palazzo, sequestravano montagne di documenti. Il direttore Sergio Brighina e cinque dipendenti apprendevano di essere indiziati di corruzione, concussione e Interesse privato. L'inchiesta della magistratura è quasi conclusa: il sostituto procuratore Giuseppe Ferrando ha chiesto il proscioglimento con la formula ampia -per non aver commesso il fatto» di Brighina, degli ispettori Osvaldo Barretta e Benito Scuzzarella, del capufficio Gennarino Napolitano e degli impiegati Aurelio Freccia e Gianfranco Rossi. L'ultima parola spetta, ora, al giudice istruttore Vittorio Lanza: è scontato che per gli inquisiti non ci saranno sgradite novità. Perché, a loro carico, la lunga e minuziosa indagine non ha scoperto nulla che sia penalmente perseguibile. Erano sospettati di aver intascato bustarelle, e di averne richieste, per accelerare il pagamento di certe pensioni e per non controllare se le 8448 aziende poste sotto la giurisdizione dell'Inps di Torino Nord avevano versato i contributi previdenziali nei tempi previsti dalla legge. Gli accertamenti del dottor Ferrando hanno comprovato l'assoluta estraneità del direttore (è difeso dall'avvocato Oreste Verazzo) e dei dipendenti (li assistono gli avvocati Chiusano, Gianaria, Santoni,'Accatino, Lombardo e Fratta). Una perizia affi- data alla commercialista Francarla Abba ha stabilito: -Niente di irregolare è emerso sulla definizione delle pratiche pensionistiche e sul calcolo dei contributi». Gli indiziati erano sospettati anche di aver potuto compiere illeciti sui pagamenti previdenziali, una cifra di decine di miliardi l'anno, alterando i dati del computer centrale della sede di corso Giulio Cesare. Una perìzia sul calcolatore è stata compiuta dal dottor Riccardo Rosai, ri risultato: -Tutti i dubbi sono infondati». Neppure dall'analisi della mole di documentazione sequestrata la mattina del blitz dai carabinieri della compagnia Oltredora sono emerse irregolarità. Contro Sergio Brighina, Osvaldo Barretta, Benito Scuzzarella, Gennarino Napolitano, Aurelio Freccia e Gianfranco Rossi c'erano anche alcune testimonianze. Tutte, però, mai dirette, sempre «per sentito dire», sul tipo: «Ho saputo che il tale ha pagato una tangente per non aspettare anni la pensione: Il magistrato ha interrogato i testimoni e le parsone da essi citate. I primi hanno ribadito, o sfumato, le deposizioni; le seconde hanno negato tutto. Così, per diciotto mesi gli inquisiti sono rimasti sotto inchiesta senza poter sapere nulla dei suoi sviluppi. Non sono mai stati interrogati. «Perché — ha scritto nella requisitoria U dottor Ferrando nel chiedere il proscioglimento completo — abbiamo appurato solo indizi non sufficienti per emettere il mandato di comparizione: Un atto necessario per procedere all'interrogatorio. n giudice ha elencato con cura gli indizi. -Nelle abitazioni di Brighina, Napolitano, Scuzzarella e Rossi sono stati trovati moltissimi fascicoli riguardanti pensioni o condoni sui contribuiti previdenziali. I titolari dei fascicoli, o i loro commercialisti, hanno ammesso che avevano contattato il direttore dell'Inps e i suoi impiegati perché s'interessassero alle loro pratiche. Inoltre, gli inquisiti non potevano portarsi a casa carte dell'ufficio». Altro «Indizio non sufficiente»: -Nelle cassette di sicurezza di Scuzzarella e Barretta erano depositati oggetti d'oro non compatibili con gli stipendi (poco più di un milione al mese, ndr) dei proprietari». Sul direttore Brighina il magistrato ha aggiunto: -Faceva consulenze private su pratiche che poi avrebbe dovuto esaminare per lavoro. Una scorrettezza deontologica, il testo unico del pubblico impiego vieta l'attività privata». Contro Brighina c'era anche l'accusa (cancellata dall'amnistia) di minacce per aver apostrofato l'impiegato Salvatore Campolo: -Domani viene un ispettore da Roma, se non ritratti quanto hai detto contro di me ci vanno di mezzo le famiglie e si può finire sparati». Claudio Giacchino Il «blitz» dei carabinieri nel giugno di due anni fa
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