L'Italia torna giovane di Andrea Di Robilant
L'Italia torna giovane Nei primi 6 mesi dell'88 risale l'indice demografico L'Italia torna giovane Tredicimila nati in più - L'Università di Modena: «C'è di nuovo il piacere della famiglia» - Ma i dati vengono accolti con prudenza: «Aspettiamo il bilancio completo dell'anno», dice il sociologo Ferrarotti ROMA — L'inatteso incremento delle nascite — 4,8 per cento nella prima metà del 1988—sembra indicare che il calo demografico sia molto meno accentuato del previsto. Gli studiosi affermano chje 6 mesi sono ancora pochi per parlare di una inversione di tendenza, ma che il recente [allarmismo sul declino della; popolazione italiana era probabilmente prematuro. tSono contento di questi dati», dice il sociologo Franco Ferrarotti, "perché mostrano che l'italiano non appartiene ad una specie in via di estinzione. Ma le statistiche demogràfiche sono particolarmente vischiose e non permettono dildrammatizzare. ►Ma cosi come mi sembrava sbagliato parlare di un Paese vecchio, sema nascite, destinato al declino, mi sembra sbagliato parlare, adesso, di una miracolosa impennata della curva demografica'. I demografi dicono che hi • sognerà aspettare i dati sul secondo semestre dell'anno scorso per valutare meglio la portata del fenomeno. Ma rimane il fatto che, in contrasto ad un declino ormai decennale, i primi sei mesi hanno registrato tredicimila nascite in più rispetto allo stessei periodo dell'87. L'aumento viene registrato in tutto il Paese ed è particolarmente diffuso nel CentroNord, che in questi anni aveva registrato il calo demografico più marcato. Questo fenomeno, se confermato nei prossimi mesi, viene giudicato positivo anche dal demografo Massimo Livi Bacci, "perché dimostra che la tendenza al declino delle nascite, iniziata alla metà degli Anni Sessanta, non è un fenomeno inarrestabile'. E i nuovi dati sor: d utili — dice — perché dovrebbero permettere di affrontare il problema del tasso di natalità — uno-tìei più bassi d'Europa —""senza farsi attana¬ gliare dalla sindrome della "implosione demografica", che spesso si rivela cattiva consigliera'. La ripresa delle nascite, secondo il prof. Livi Bacci, è da attribuire principalmente a "fattori meccanici». In questi anni, infatti, "entrano in età riproduttiva i molti'giovani nati all'inizio degli Anni Sessanta, anni in cui si è raggiunto il massimo delle nascite del dopoguerra». Questo nuovo baby-boom, insomma,'non sarebbe altro che il figlio naturale del primo baby-boom.1 Ma questa spiegazione lascia perplessi alcuni studiosi. "Non ci siamo con i conti», dice il sociologo Antonio Longo, dell'istituto Ispes. "Oggi i figli si fanno più tar¬ di di una volta, attorno ai ventotto-trenta anni. Se questi fossero davvero i figli del baby-boom, allora il fenomeno avrebbe dovuto avvenire negli Anni Cinquanta e non negli Anni Sessanta, come è invece avvenuto: ' Longo sostiene che l'incremento delle nascite registrato nel primo semestre '88 rappresenta -soltanto un dato atipico che contraddice una tendenza ormai consolidata». Altri insistono che l'aumento è destinato a consolidarsi e che le cause vanno individuate in una reazione delle giovani al materialismo della prima metà degli Anni Ottanta. •A un modello culturale di tipo consumistico, di cui si sono constatati l'insufficienza e il parziale fallimento», sostiene il prof. Andrea Genazzani, dell'Università di Modena, «si va sostituendo il piacere della famiglia, un ritorno al focolare. Dopo la scoperta dei grandi viaggi, delle automobili, delle pellicce, sta rinascendo il desiderio di avere un bambino». Ma il prof. Longo mette in guardia contro conclusioni troppo frettolose. «La caduta verticale del numero di matrimoni che si è verificata in questi anni non accenna a concludersi. Abbiamo toccato l'apice negli anni del baby-boom (1962-64) con quattrocentoventimila matrimoni all'anno. Siamo scesi a trecentocinquantaquattromila nel 1976. E dieci anni più tardi, nel 1986, abbiamo toccato il minimo: duecentovantaseimila. -I dati relativi al primo semestre dell'87 indicano un calo ulteriore. L'idea che i matrimoni siano in aumento è assolutamente sbagliata». Dietro a questo continuo calo dei matrimoni, alcuni intravedono un mutamento ben radicato del costume italiano. "Negli ultimi decenni si è troppo modificato», dice il prof. Luigi De Marchi, •perché la donna possa tornare ad essere considerata fattrice di figli e perché si torni ad una identificazione rigida tra atto sessuale e riproduzione. Francamente non credo ad un ritorno della natalità». Andrea di Robilant
Persone citate: Andrea Genazzani, Antonio Longo, Ferrarotti, Franco Ferrarotti, Livi Bacci, Longo, Luigi De Marchi, Massimo Livi Bacci
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