«Rispettiamo le regole e si potrà decidere»

«Rispettiamo le regole e si potrà decidere» Il democristiano Porcellana replica a Ravaioli «Rispettiamo le regole e si potrà decidere» «Non possiamo costruire una linea di metrò per quei vecchi tram» Ingegner Porcellana, dopo 28 anni passati dentro l'amministrazione comunale di Torino, pensa anche lei che in questa città sia difficile decidere? No, io, a differenza di Aldo Ravaioli, non lo penso affatto. Credo però sia necessario rispettare le regole della cosa pubblica, che non sono le stesse valide tra i privati. Una volta accettate le regole, credo che si possa decidere. Però non può negare che la giunta di cui lei è prosindaco, per quel che riguarda la metropolitana su cui si è aperta questa crisi, in 4 anni non ha deciso nulla. Io di una giunta ho la stessa concezione che di una squadra: i risultati buoni sono il frutto del gioco di tutti, quelli negativi dei ritardi collettivi. Però esistono eccezioni: se uno sbaglia un gol a porta vuota la colpa è sua, non degli altri E* stato l'assessore repubblicano ai trasporti Kavaioli a sbagliare il gol a porta vuota? Guardi, io non ero d'accordo con le delibere sulle linea tre di Metropolitana che Ravaioli portava in giunta. L'ho detto, l'ho fatto mettere a verbale, ma al momento di votare ho votato con la maggioranza. Non è colpa mia se poi è stato Ravaioli stesso a ritirare le delibere e il Coreco a dichiararle illegittime. Ciò che lei dice sembra però confermare quello che Ravaioli ha detto ieri a «La Stampa». E cioè che in questa amministrazione non si riesce mai ad arrivare al dunque, che c'è sempre qualcosa che frena, il peso del sospetto che vi sia «speculazione» dietro un'iniziativa in cui l'amministrazione ha rapporti con la grande industria. No, su questo io non sono proprio d'accordo. E' sbagliato dire che ad avere rapporti con la Fiat, tanto per parlare chiaro, si corra immediatamente il rischio di essere considerati o amici o nemici dell'azienda. Non è cosi. Quando si rispettano le regole, tutto è chiaro. Un esempio concreto? Il problema principale dell'amministrazione comunale non è quello della metropolitana o, meglio, quello del sottopasso di Porta Palazzo della linea 3 su cui la crisi si è aperta. Non è così. Al mio assessorato, per esempio, quello ai Lavori Pubblici, proprio giovedì scorso è arrivato il finanziamento per la costruzione del nuovo palazzo di Giustizia. Non è uno scherzo: 350 miliardi, tutti pagati dallo Stato. Chi costruirà? Non lo so. Posso solo dire che l'itinerario di questa decisione è partito alla fine dell'85. Ci sono stati gli avvisi sui giornali, una commissione ha approvato il progetto, e tutto avverrà nei tempi previsti. Entro la fine della primavera, i lavori partiranno. Ci sarà una gara, saranno invitate le società in grado di intervenire; il collegio costruttori e i sindacati saranno informati. Tutto questo per dire che se anche dovesse vincere la Fiat o l'Impresit (che al momento non so neppure se è interessata a questo lavoro) nessuno avrebbe nulla da dire. Le regole sono state rispettate. E invece Ravaioli affidando a trattativa privata la linea 3 della metropolitana a Emmetì (Fiat-Ansaldo) aveva violato le regole? Diciamo che aveva applicato all'azienda pubblica lo stesso modo di agire che si ha nell'economia privata. E questo non è possibile. Basta leggere una delle due delibere contestate, quella del 27 settembre scorso, con la quale si affida all'Emmetì la progettazione e la costruzione della galleria di Porta Palazzo e del tratto tra corso Regina e Porta Nuova. Erano passati solo 18 giorni dalla costituzione del consorzio Emmetì. Di cui lei è stato il grande nemico dentro la giunta al punto da riesumare il vecchio progetto della Sotecni di Roma, incaricata anni fa dalla giunta Novelli? Questo non è vero. E' stato lo stesso Ravaioli a rispolverare quel progetto, come dimostra la delibera del 6 dicembre, annullata dal Coreco perché illegittima. Ma questa polemica mi interessa poco: che siano i tecnici a dire qual è meglio de' due progetti. La cosa più importante è un'altra. Il sottopasso di corso Regina è al centro della città e all'incrocio tra le diverse linee di metrò. Che cosa è davvero importante? L'intero sistema di Metropolitana torinese. Bisogna decidere molto in fretta una gara internazionale in cui si confrontino i sistemi mondiali. La tecnologia offre soluzioni molto più avanzate di quelle che ci consentono quei 51 vecchi maxi-tram di cui disponiamo oggi a Torino. Non possiamo costruire una linea di metropolitana solo per usare quei tram così obso¬ leti. Ci sono oggi sistemi avanzatissimi, automatici, senza guidatori e che costano molto meno. Le proposte dei repubblicani erano molto vecchie e ci avrebbero condizionato. Che condizionamento comporta la scelta di un costruttore per una parte minima di una linea? Dopo aver affidato ad un gruppo i lavori della linea 3, sarebbe stato difficile affidare ad altri quelli delle linee 1 e 4, cioè del vero sistema di metropolitana in cui la città spenderà oltre 1500 miliardi. Saremmo stati condizionati da chi costruiva quel pezzo di linea 3. E' per questo che lei a novembre ha detto al Manifesto che nessuno l'aveva mai vista in corso Marconi col cappello in mano? No, non è per questo. Quella frase era contenuta in un ragionamento più generale che grosso modo suona così: io milito., nella democrazia cristiana perché mi interessa fare politica in un partito che ha la capacità di muoversi non solo in sintonia con gli interessi della grande industria, ma anche con quelli della città, della gente. Ingegner Porcellana, lei contesta che in questa città non si riesca a decidere, ma descrive un clima politico e di rapporti partiti-economia che dimostra il contrario. E' possibile che il pentapartito esprima nuovamente una giunta che sceglie e decide? Io credo di sì, se ci mettiamo d'accordo su alcune cose da fare nei 500 giorni che ci dividono dalle elezioni amministrative. Prima di tutto la delibera del piano regolatore e le norme transitorie che diano certezze agli operatori privati. Quindi nessun cambio di maggioranza? No, almeno fino al '90, perché così abbiamo promesso agli elettori. Ma allora credo che cambieranno molte cose, anche nei rapporti politici. La città sta andando avanti in fretta, la politica non può rimanere Indietro. Cesare Martinetti Giovanni Porcellana, de, ha 60 anni, tre figli e due nipoti. Ingegnere, dirigente tecnico, è stato eletto per la prima volta nel Consiglio comunale di Torino nel 1960. E' stato sindaco tra il '70 e il 73 e due volte parlamentare, tra il '76 e l'83

Luoghi citati: Emmetì, Fiat-ansaldo, Roma, Torino