Diserbanti e numeri

Diserbanti e numeri Diserbanti e numeri Il Presidente del Consiglio con decreto n. 41 dell'8 febbraio 1985, senza consultare gli organi tecnici competenti, ha recepito la direttiva Cee 80/778 del 15 luglio 1980 in materia di acqua destinata al consumo umano. Questa fissa per le acque potabili in 0,1 microgrammi per litro il contenuto massimo ammissibile di ogni singolo antiparassitario e di 0.5 microgrammi per litro il contenuto massimo cumulato di tutti eventualmente presenti. Questi valori, espressi più semplicemente, corrispondono a I grammo di antiparassitario in un milione di litri di acqua. Che la direttiva Cee sia stata redatta senza un contributo scientifico è dimostrato dal fatto che la stessa ammette con limiti molto superiori prodotti chimici (arsenico, cromo e piombo), non usati in agricoltura e di tossicità molto elevata, ed alcuni accertati cancerogeni. Della errata impostazione di questa direttiva si sono accorti tutti i paesi della Cee che non l'hanno recepita ad eccezione del Bcnelux e della Danimarca e, come si è detto. dell'Italia. Il ministero italiano della Sanità, su proposta del mini¬ stero dell'Agricoltura, ha abbassato le dosi d'impiego dei principali diserbanti che si ritrovano nelle falde acquifere (in particolare di atrazina, bentazone e si ma/ina) ed ha chiesto all'Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) se i limiti fissati dalla Cee potevano essere elevati senza che la potabilità dell'acqua venisse meno. L'O.M.S. nel luglio del 1987 in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità del nostro Paese, con l'Istituto internazionale per la ricerca sul cancro e con altre organizzazioni scientifiche ha ritenuto opportuno elevare i limiti di sicurezza di presenza dei singoli diserbanti nelle acque di 20 volte per l'atrazina, di 70 volte per il molinate e di 250 volte per il bentazone tanto per citare quelli reperiti con maggiore frequenza nelle falde acquifere. Di fronte a questi nuovi valori il ministero della Sanità con molta prudenza ha ritenuto opportuno scegliere una via di mezzo aumentando i limiti fissati dalla Cee di 10 volte per l'atrazina, di 165 per il bentazone e di 40 per il molinate. E' troppo semplicistico dire che il ministro spostando le virgole di un decimale ha reso potabile l'acqua. Il consumatore di fronte ad una direttiva comunitaria emanata senza alcun avallo scientifico e ad una revisione del problema eseguito dalle massime autorità sanitarie non dovrebbe aver dubbi nel giudicare giusto il comportamento del nostro ministero della Sanità. Sta di fatto tuttavia che tutti desideriamo acqua esente o con il minor quantitativo possibile di prodotti diserbanti. Per raggiungere questo obicttivo occorre anzitutto ricordare come si è giunti alla situazione attuale e quali possono essere i rimedi. I diserbanti usati in agricoltura hanno potuto raggiungere le falde acquifere in alcuni casi in quanto distribuiti su terreni trivellati per la ricerca di acqua o di idrocarburi, in altri casi per le abbondanti precipitazioni verificatesi subito dopo il diserbo che hanno trasportato terreno e prodotto chimico nelle scoline e in profondità. Va ricordato infine l'accu¬ mulo di uno stesso diserbante quando continuamente usato; è questo il caso del l'atrazina. Tuttavia, per limitare le responsabilità degli agricoltori, va ricordato che nel Po è stata trovata atrazina molti mesi dopo l'impiego che se ne esegue in agricoltura, quindi, verosimilmente, proveniente da fonti diversi dall'uso agricolo. La soluzione di questo problema è molto difficile ma è troppo semplicistico ed assurdo affermare, come da più parti è stato fatto, di vietare l'impiego dei diserbanti in agricoltura. Con un appropriato avvicendamento colturale diminuiscono le erbe infestanti quindi è richiesto un minor impiego di erbicidi. Un altro accorgimento potrebbe essere quello di alternare diserbanti diversi nello stesso appezzamento, così, pur non diminuendo l'apporto di prodotti chimici, questi saranno singolarmente più diluiti, più facilmente degradagli dalla flora microbica, meglio assorbiti dal terreno e meno presenti nell'acqua di falda. Gino Covarelli

Persone citate: Gino Covarelli

Luoghi citati: Danimarca, Italia