Per l'onorevole gambizzato manette a tre insospettabili

Per l'onorevole gambizzato manette a tre insospettabili Clamorosa svolta a Potenza nelle indagini sul caso Scardaccione Per l'onorevole gambizzato manette a tre insospettabili Arrestati come mandanti il direttore di un Ente regionale e due industriali POTENZA — n direttore generale dell'Ente di sviluppo agricolo di Basilicata, Luigi Vitelli, fino aii'81 segretario del Consiglio regionale, è considerato tra 1 mandanti dell'agguato ai danni del presidente dello stesso ente, l'ex senatore democristiano ed ex sottosegretario all'Interno Decìo Scardaccione, che la sera del venticinque ottobre scorso fu «gambizzato» lungo la Basentana, la strada a scorrimento veloce che collega Potenza a Matera. Insieme al direttore generale dovranno rispondere di «concorso in tentato omicidio premeditato» anche due imprenditori del Materno, Vincenzo Vitale e Luigi Rago. Tutti e tre sono stati raggiunti da un mandato di cattura firmato dal giudice istruttore del tribunale di Potenza, Pasquale Materi ed eseguito dalla squadra mobile di Potenza. Saranno interrogati la settimana prossima In carcere, per lo stesso agguato, erano già finiti uno degli esecutori materiali, Bartolomeo d'Ambrosio, pugliese e l'organizzatore, un altro imprenditore. Franco Fecchio, di Genzano di Roma ma con molti interessi nel mondo agricolo lucano. Mancano all'appello altri due esecutori materiali, che la sera del venticinque ottobre bloccarono la macchina di Scardaccione e spararono sei colpi di pistola calibro 7,65 alle gambe del vecchio uomo polìtico, ma per il giudice Materi, che ieri si è intrattenuto a lungo con i giornalisti, il quadro è ormai chiaro. Le indagini hanno sollevato il velo su un coacervo di interessi contrapposti, non tutti legittimi, ma tutti fondati su una agricoltura tra le più fiorenti d'Italia, quella del Metapontino, appunto: migliaia di ettari a coltivazione intensiva e pregiata, con un futuro nell'agroalimentare e nella zootecnia. E le indagini hanno portato anche al chiarimento del movente. L'ex senatore che guida l'Esab dall'87 aveva inaugurato uno stile nuovo improntato alla trasparenza e alla buona amministrazione, criteri che hanno finito con lo scontrarsi con un sistema di interessi ormai consolidati nel tempo. L'ente di sviluppo agricolo è stato istituito dalla Regione nel '77 e sostituisce il vecchio ente di riforma nato negli Anni Cinquanta. Oggi in Basilicata, con i quasi trenta miliardi di bilancio annuo, è di gran lunga il più importante ente pubblico, e non è un caso che a presiederlo sia stato chiamato ultimamente un ex sottosegretario di Stato. Le sue funzioni statutarie riguardano la promozione, il sostegno, l'assistenza finanziaria ai produttori e agli imprenditori agricoli, fondando, ove fosse necessario, anche società miste con la partecipazione di partners privati. E i due imprenditori arrestati ieri sono appunto a capo di società miste. Donato Rago, 34 anni, è l'anuninistratore delegato del salumificio di Tricarico, il cui capitale per il sessanta per cento è dell'Esab. Vincenzo Vitale a sua volta è aniministratore delegato dell'Ittica Va! d'Agri, e della Consiris, una società mista anch'essa, appena agli inizi della sua attività, con un capitale sociale di appena venti milioni ma con l'ambizione a gestire ventisette miliardi della legge sul Mezzogiorno per la realizzazione di un progetto nel campo dell'acquacoltura (allevamento di pesci) a Policoro. Dove sorgono i contrasti con il presidente dell'Esab? D salumificio, nato per sostenere la produzione locale, si limitava ad un'opera di import-export di carni con la Germania, e i suoi dirigenti erano stati richiamati da Scardaccione. Quanto alla Consiris, in gioco erano 27 miliardi della legge 64. L'Esab temeva il solito gioco: i capitali pubblici, la gestione privata. Chiedeva garanzie, l'aumento del capitale sociale, la possibilità di controllare da vicino e meglio. E il presidente Scardaccione si ostinava a non firmare una convenzione che avrebbe comportato per la Consiris l'immediata riscossione di una rata da 5 miliardi. Anzi l'ostinazione dell'ex senatore era aumentata ancora di più appena scoperto che nel consiglio di amministrazione della Consiris sedeva anche il suo direttore generale, Luigi Vitelli, non in veste di funzionario dell'Ente di sviluppo agricolo, ma in difesa della sua quota azionaria privata. La frattura fra il vecchio presidente (settant'anni) e il direttore generale dell'Ente di sviluppo era inevitabile; l'invito alle dimissioni dalla società perché il suo ruolo era giudicato in contrasto con gli scopi istituzionali dell'Esab pare fosse caduto nel vuoto. Questi gli indizi, che il giudice istruttore Materi chiama «complementari», che fanno pensare ad un disegno per mettere l'ex senatore Scardaccione in condizione di non nuocere, un disegno che soddisfaceva i singoli interessi ritenuti lesi, ma anche interessi complessivi, di una certa imprenditoria. e. s.