Medici pagati per assistiti - ombra

Medici pagati per assistiti - ombra Ma i sanitari non dovranno restituire all'Usi i milioni percepiti in più Medici pagati per assistiti - ombra Un centinaio di dottori in città e provincia retribuiti per anni in base al numero dei mutuati anche se deceduti - L'amministrazione s'accorge dell'errore e pretende il rimborso - Il pretore dà ragione a due «camici bianchi» rifiutatisi di farlo Un centinaio di medici, di Torino e provincia, ha percepito per anni dall'Usi il pagamento dell'assistenza a «mutuati» morti o trasferiti. Sono centinaia di milioni che i sanitari hanno incassato, senza sapere che non ne avevano diritto. La colpa di quest'ennesima «storia all'italiana» è la cronica inefficienza della burocrazia nel nostro Paese. Per anni gli uffici delle Usi non sono state in grado di avere un quadro esatto degli assistiti e stabilire in base a questo le cifre da versare ai medici. Si è così continuato a pagare la cosiddetta quota capitaria (ia cifra forfettaria versata dallo Stato al sanitario per ogni assistito) sulla base di elenchi vecchi di anni e che comprendevano ancora persone morte o che avevano cambiato residenza. Quando, grazie all'arrivo anche negli uffici statali, di computer e terminali, si è resa conto di aver sbagliato per anni, l'Usi ha preteso il rimborso delle somme percepite «indebitamente». Ma molti sanitari hanno risposto di no e si sono rivolti alla magistratura: -Non è colpa nostra se ci sono stati dati soldi in più, a nostra insaputa. E' stato un errore dell'Usi, noi cosa c'entriamo?'. E ora, con una sentenza pilota, destinata a costituire un precedente in materia, il pretore di Chieri, Giorgio Gianetti, ha dato torto all'Usi: 'Non si è trattato di un indebito arricchimento: l'Usi doveva pagare per il numero di assistiti indicati nell'elenco. Il denaro è stato percepito in buonafede da persone ignare dell'errore e che si sono messe a disposizione per il numero di assistiti indicati dall'Usi'. Il giudice ha tenuto anche conto di un principio generale della giurisprudenza in base al quale 'la pubblica amministrazione non può chiedere in restituzione al dipendente somme da questi percepite in buona fede e già utilizzate per le quotidiane esigenze di vita. Anche se concesse in eccesso». Questa regola, per il dottor Giannettì, va estesa anche ai medici convenzionati. Al pretore Giannetti si erano rivolti i medici Ottavio Garrone, (l'hanno assistito il professor Dal Piaz e l'avvocato Longhin) e la dottoressa Maura Corvetti (avvocalo Ferro Gare». Chirurgo da anni, inserito negli elenchi dei sanitari di medicina generale dell'Usi 30 di Chieri, Ottavio Garrone era un cosiddetto «medico massimalista». Nell'82 aveva 2195 assistiti, quasi 400 in più dei 1800 permessi dall'Usi. Per questo, come prevedeva l'accordo collettivo nazionale, si associò nello studio la giovane dottoressa Corvetti. Per anni non accadde nulla, n massimale (il numero dei mutuati) del dottor Garrone continuava a rimanere invariato: nessuno moriva, nessuno si trasferiva. La legge stabilisce che ogni sei mesi l'Usi deve aggiornare l'e¬ lenco degli assistiti, depennare i defunti e chi ha cambiato residenza. Ma la norma, come tante altre, è rimasta per anni lettera morta. n bubbone è scoppiato nell'86. Un programma messo a punto dal Csl (Consorzio sistema Informativo) e subito utilizzato dal Comuni (anagrafe) in collaborazione con le Usi, ha permesso per la prima volta di radiografare la situazione. E sono venuti così alla luce i morti che continuavano a ricevere cure dal medico anche se da anni riposavano nella bara. L'Usi ha cercato di correre ai ripari ed ha incominciato ad inviare a tutti 1 sanitari «colpevoli» di aver Incassato di più, una lettera in cui li Informava che dal mese successivo avrebbe effettuato trattenute sullo stipendio. La dottoressa Maura Corvetti ebbe cosi la busta decurtata, tra il novembre '86 e l'agosto '87, di complessivi 6 . milioni e 993 mila lire. H collega Ottavio Garrone se- la cavò un po' meglio, almeno all'inizio, con circa 4 milioni di trattenute. Decine di altri medici si videro assottigliare lo stipendio dalle ritenute. In alcuni casi si trattava di due o tre milioni, ma per la maggior parte la cifra superava i venti milioni. Molti sanitari, anche per non peggiorare i rapporti con l'Usi con cui continuavano ed esser convenzionati, fecero buon viso a cattiva sorte. E, pur convinti di subire un'ingiustizia, preferirono non reclamare. Ma molti altri, hanno deciso di scendere in guerra. I medici di Chieri sono stati i più solleciti, ma ora anche gli altri colleghi si stanno muovendo e si preannunciano decine di ricorsi ai pretori. Il dott. Mario Ponzetto, della Fimmg (federazione medici medicina generale) spiega: «fl sanitario convenzionato non è retribuito per i mutuati realmente assistiti ma per quelli indicati nominalmente nell'elenco dell'Usi. C'è un forfait stabilito con accordo nazionale. Comunque ora il problema, che in Piemonte non ha assunto grosse proporzioni, è superato. L'anagrafe e l'Usi ormai sono in grado di segnalare un mutamento, come la morte o il cambiamento di residenza, in brevissimo tempo». Nino Pìetropinto Assistiti in coda negli uffici dell'Unità sanitaria locale per cambiare il medico di famiglia

Luoghi citati: Chieri, Piemonte, Torino