Aborto la clinica della discordia di Francesco Cevasco

Aborto, la clinica della discordia Braccio di ferro fra ginecologi alla «Mangiagalli» di Milano Aborto, la clinica della discordia I medici obiettori accusano: «Si è arrivati a sopprimere un feto di cinque mesi: questo significa praticare l'eutanasia» - Replicano gli abortisti: «Si vorrebbe che le donne abortissero solo se rischiano la vita, noi ne tuteliamo la salute psichica» MILANO — -Quelli, ormai, sono arrivati a praticare l'eutanasia in utero. Che altro è sopprimere un feto di cinque mesi? E lo chiamano aborto terapeutico». 'Questi guardiani ciellini dell'obiezione non sanno quel che dicono: loro vorrebbero che le donne abortissero soltanto se rischiano la vita, se hanno la tbc, il cancro o una grave cardiopatia. Ma quando una persona sa che può avere un figlio malformato non vi rinuncia pensando alla propria salute fisica, ma tutela la sua salute psichica». A distanza. Luigi Frìgerio e Leandro Aletti da Un lato, ginecologi obiettori alla cllnica Mangiagalli, e il professor Francesco D'Ambrosio, direttore del servizio interruzioni della gravidanza dall'altro, si scambiano accuse tremende. Lavorano nello stesso ospedale, ogni giorno si passano le consegne in sala parto, fanno 10 stesso mestiere. Ma con una differenza fondamentale: D'Ambrosio è uno del dieci medici abortisti, Frigerlo e Aletti sono due dei 42 medici obiettori. Qui, alla Mangiagalli, l'ospedale dove è stato fatto il primo aborto terapeutico legale in Italia (nel '76 su una donna contaminata dalla diossina di Seveso, due anni prima dell'entrata in vigore della legge 194 sull'interruzione della gravidanza) , l'istituto dove lavora D'Ambrosio (il leader dei medici italiani impegnati negli Anni Settanta nella battaglia contro gli aborti clandestini), 11 centro dove si era. arrivati a 2500 aborti in dodici mesi, si scontrano due culture, due ideologie, due modi di fare il medico per le donne. Finora abortisti e obiettori avevano convissuto in un difficile equilibrio rotto ogni tanto da qualche polemica. Adesso obiettori e abortisti lanciano dalla Mangiagalli (o usano la Mangiagalli per lanciare) due campagne, naturalménte di segno opposto. ' ' ' D'Ambrosio chiede,' in so¬ stanza, l'abolizione dell'obiezione (con una legge o con un referendum). Oli anti-aboriasti cercano di stopparlo denunciando le «violazioni continue e ripetute delle norme in vigore proprio da parte di quegli ambienti medici che furono paladini della 194»: a parlare cosi è il leader di Comunione e Liberazione ed eurodeputato democristiano Roberto Formigoni che, a sua volta, si è fatto paladino del fronte anti-abortista. •Alla Mangiagalli — dice Formigoni —fanno passare per matte tutte le gestanti- il 99 per cento degli aborti viene giustificato con motivi psichiatrici o psicologici. E così, in questo contenitore generico e che sfugge a ogni controtto, si possono infilare tutte le interruzioni di gravidanza che si vuole, anche al quarto, quinto e sesto mese. E sì aggira tranquillamente il limite dei 90 giorni previsto dalla legge: n dottor Aletti cita un altro dato: «Dal '78 ali '82 gli aborti eseguiti per la'tutela psicologica della gestante erano il 61 per cento». E Formigoni spara gli altri capi d'accusa: 'Enorme aumento dell'aborto eugenislico (per il pericolo di malformazioni) espressamente vietato dotta legge. Eliminazione, di fatto, del colloquio preliminare obbligatorio per rimuovere le cause dell'aborto. Sempre più numerosi casi di personale medico e paramedico obiettore costretto a partecipare ad aborti perché viene invocato il caso d'urgenza: quella donna è in pericolo di vita, se non intenveniamo subito perché tu non sei dispobile ce l'hai sulla coscienza. Boicottaggio (anche economico) delle formazioni sociali di base del volontariato impegnate a sostegno delle maternità difficili: Le bordate non scuotono D'Ambrosio che in Mangiagalli continua il suo lavoro: «Sì, ma in condizioni sempre più difficili per me e per gli altri nove abortisti rimasti In questi ultimi anni hanno tentato in tutti i modi di decapitarci: all'inizio eravamo 26. Esempi? Gli abortisti sono stati esclusi dalle recenti promozioni ad aiuto. I due nuovi medici giovani che sono venuti a rimpiazzare chi se n'era andato sono stati scelti tra gli obiettori. Qualcun altro s'è sentito fare discorsi del tipo: qui c'è posto per te, però devi fare obiezione. Siamo al paradosso di gente che qui è obiettore e in altri centri faceva aborti. C'è chi dopo dieci anni si è scoperto "pentito": è solo sospetto pensare che non sia crisi di coscienza, ma crisi di carriera?». I due direttori della Mangiagalli, i professori Giovanni Battista Candiani e Filippo Polvani, sono obiettori. Finora sono riusciti a tenersi fuori dalle polemiche nel loro Istituto. Solo Candiani, a un convegno, ricordando di aver fatto abortire dodici anni fa una donna di Seveso ha parlato di «rimorso». 'Io ho un altro tipo di rimorso — riprende D'Ambrosio —; quello di respingere tante donne che avrebbero bisogno dell'aborto. Ormai sono costretto a chiudere, a un certo punto, le prenotazioni. Fino a due-ire anni fa potevamo intervenire cinque giorni la settimana. Adesso siamo ridotti a due mattine. Gli anti-aborti- sti esultano per il calo degli aborti II problema non è che calano, è che è impossibile farli», in Mangiagalli adesso si viaggia a una media di 12001300 l'anno. Alle accuse di Formigoni e degli obiettori, D'Ambrosio dice che non vuol nemmeno rispondere ("Io non violo il segreto professionale come fanno loro quando diffondono notizie prese dalle cartelle cliniche delle pazienti»), ma poi si scalda: 'Certo: se alle 2 di notte una donna cui abbiamo fatto un'iniezione per abortire ha un'improvvisa emoraggia, serve un raschiamento e se c'è solo un infermiere obiettore chiamo lui e se si rifiuta lo mando in galera! E poi di cosa si lamentano quelli di CI, qui hanno i loro medici, persino il loro Centro aiuto vita. Altro che boicottato! n posto per gli ambulatori non lo abbiamo, ma i locali per loro li abbiamo trovati. E hanno pure un sussidio». Al terzo piano del vecchio palazzo in via della Commenda, nel centro di Milano, ci sono le stanzette del Centro aiuto alla vita: 'Noi non interferiamo con l'organizzazione dell'ospedale — replica la direttice Paola Bonzi -—. Noi non cerchiamo nessuno: siamo al servizio di chi vuole avere un colloquio su un difficile problema cui si trova di fronte. In quattro anni abbiamo convinto a non abortire 158 donne su 390 che sono venute qui». Non hanno l'aria dei fuorilegge, ma nemeno quella dei perseguitati al Centro aiuto vita e possono serenamente raccontare di quella scritta con il pennarello rosso comparsa nei servizi: -Oggi ho ucciso mio figlio e la pagherò cara». O di quella ragazza che -voleva abortire perché viveva in macchina e il padrone della macchina l'avrebbe sfrattata se avesse fatto un figlio». O di quella che 'telefona per sapere dov'è il cimitero dei feti». 'Parliamo di cose serie — dice D'Ambrosio —: noi abortisti abbiamo due scandenze importanti. Nelle prossime settimane un grande convegno nazionale con le nostre richieste per abolire l'obiezione. Poi aspettiamo che qualche parlamentare presenti una proposta di legge. Se entro il 1° marzo non succederà, io sarò il primo a consegnare una lettera di obiezione laica, una provocazione verso il mondo politico cui chiediamo un'urgente riforma». Nel frattempo, il 29 gennaio una tv privata, rete A, trasmetterà un duello Formigoni-D'Ambrosio, tema: «Obiezione di coscienza contro aborto legale: analisi e proposte di modifica della legge». -Formigoni si farà accompagnare dal ministro Amato, un laico quasi pentito, e da Frigerlo, un medico obiettore della Mangiagalli — dice D'Ambrosio —. Io sono solo: invito tutti i parlamentari autori di proposte di leggi dì riforma. Ma finora non ce n'è nemmeno uno...». Francesco Cevasco

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