Lo «Scienziato pazzo» va in Parlamento

Lo «Scienziato pazzo» va in Parlamento Dopo le polemiche una proposta di legge sui giocattoli pericolosi, ma i «mostri» hanno successo Lo «Scienziato pazzo» va in Parlamento DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — n giocattolo-horror è tollerabile o no? Va messo fuorilegge o incoraggiato? Svolge una qualche positiva funzione nell'attività ludica del bambino? O sollecita morbosità, pulsioni aggressive, distruttività? Gli esperti discutono. Intanto il mercato registra l'arrivo, la propaganda e il successo di un esemplare del genere: Lo scienziato pazzo, con i suoi mostri — sgocciolanti liquidi disgustosi — da squartare o da decomporre nella vasca degli acidi, con il suo set di medicina siderale, i mostriciattoli cui è possibile asportare gli organi interni e i liquidi entro cui li si riduce a scheletri. Tra doni di Natale e della Befana lo scienziato ha conosciuto un boom. Grazie alla diligente pubblicità che ha raggiunto, attraverso lo schermo televisivo, bambini e genitori. Nonostante la perplessità di non pochi nego¬ zianti. E nonostante molti adulti avessero già incominciato ad arricciare il naso, o a decretarne l'ostracismo. Per tutti, comunque, era stato uno choc sapere che in Italia, per l'esattezza a Rovereto, un bambino in possesso di questo gioco aveva pensato di fare lo stesso esperimento sulla sorellina di due anni e si era preparato a sbudellarla. n giocattolo arriverà in Tribunale e anche in Parlamento. Un gruppo di deputati, fra cui Franca Bassi e Anna Maria Procacci del gruppo Verde, Natalia Ginzburg della sinistra indipendente, Adele Faccio radicale, Edo Ronchi drmoproletario, hanno firmato una proposta di legge contro 1 giocattoli pericolosi citando le risoluzioni della Cee e le leggi già approvate in altri Paesi d'Europa che ne vietano la produzione e la vendita. A prendere l'iniziativa di portare davanti ai giudici lo scienziato pazzo e i suoi pro¬ duttori è stata un'associazione ecopacifista, 'Kronos 1991», che ha lanciato prima di Natale una petizione in 50 città raccogliendo le firme dei cittadini che sono contrari ai giocattoli violenti: ne chiedono il divieto di produzione, di pubblicità e di vendita, denunciano quanti li fanno arrivare sul nostro mercato. Le firme raccolte sono già migliaia. Ma la campagna non è finita qui. Per l'associazione la battaglia è un obbiettivo primario. E il suo presidente. Silvano Vincetl, annuncia che intende proseguire la campagna. Psicologi e psicanalisti vengono chiamati al capezzale dell'alieno da squartare, per sapere — in conclusione — se il bambino che ci gioca avrà un danno o no da questa esperienza. D fronte si divide in due. Da una parte c'è chi respinge — senza mezzi termini — il giocattolo violento, come modello di violenza che viene proposto al bambino. Dall'altra parte c'è chi sostiene che l'aggressività è parte integrante del bambino, e che l'espressione di questa aggressività — controllata e contenuta entro una giusta misura — è cosa sana e positiva. Né assistere a un film con scene di violenza né maneggiare il giocattolo violento, viene detto, è di per sé, da solo, un male. Il problema semmai sta nelle rassicurazioni alternative da fornire al bimbo che vede quel film o gioca con quel giocattolo, nel non lasciarlo solo dopo quell'esperienza, nell'aiutarlo ad elaborare le emozioni che ha vissuto. Cesare Musatti, il patriarca della psicanalisi italiana, scavalca lo steccato del moralismo. Ha detto: 'Non ci sono giocattoli negativi. I giocattoli sono vn prodotto del mondo e chi ne chiede il sequestro è un passatista. Forse che adesso, con un decreto del presidente della Repub¬ blica, si può pensare di impedire al mondo di svolgersi secondo il suo corso?». Bianca Bosani, psicologa, distingue fra gioco e giocattolo, n primo, dice, è 'Creatività, drammatizzazione di situazioni pericolose, espressione della fantasia, capacità di tollerare frustrazioni, possibilità di socializzazione-: 'è la più seria attività dell'infanzia». E a giocare il bambino incomincia subito, 'innanzitutto con il corpo, con la voce, con i gesti, con il movimento, passando da un ambiente indifferenziato a uno più differenziato». Il giocattolo — sostiene la Bosani — è un'altra cosa, che nulla ha a che fare con l'Immaginario infantile: è *un pensiero da adulti», «una via di comunicazione privilegiata fra bambini e adulti», lo strumentò cui ricorrono gli adulti per 'inoltrarti in un mondo per tante ragioni lontano orimosso».

Persone citate: Adele Faccio, Anna Maria Procacci, Bianca Bosani, Bosani, Cesare Musatti, Edo Ronchi, Franca Bassi, Natalia Ginzburg, Silvano Vincetl

Luoghi citati: Europa, Italia, Roma, Rovereto