Ma c'è poco da ridere di Lietta Tornabuoni
Ma c'è poco da ridere Ma c'è poco da ridere Non ci resta che ridere, sulla storia di Egidio De Luca, vicedirettore del carcere romano di Rebibbia, che ha inventato d'essere stato assalito e ferito dalle «nuove Brigate Rosse»'! Innanzi tutto, della simulazione sappiamo soltanto quanto dice la polizia. Poi, si potrebbero nel caso emettere due sospiri di sollievo: il primo perché non era un'azione armata brigatista, il secondo perché gli investigatori hanno capito alla svelta che si trattava d'una balla e l'hanno detto subito. Alla fine, non c'è moltissimo da ridere: come storia italiana, sembra più grottesca che comica. Sembra più grottesco che comico il ricorso, da parte d'un funzionario dirigente dello Stato, a una simile invenzione, tanto ricca di dettagli drammatici: la sorpresa nel buio della sera d'inverno in località Santa Barbina, i tre (o quattro) che aprono lo sportello della Croma del vicedirettore, gli ordinano «Venga con noi, siamo delle nuove Br» (altra versione: «Seguici, infame, siamo delle nuove Br»), al suo tentativo di reazione gli sparano tre volte nella gamba sinistra, si allarmano al sopravvenire in Panda della guardia carceraria Carmine Panicciari che scarica tutti i colpi della propria pistola, fuggono (su un'auto di grossa cilindrata, si capisce), uno forse è ferito, la guardia racconta d'averlo visto zoppicare, d'averlo sentito gridare «Mi hanno preso, mi hanno preso!» (altra versione: «Ahi!»). Quindi, nei giorni seguenti, le molte interviste rilasciate da De Lu¬ ca dal suo letto nell'ospedale di Tivoli («nemico può essermi solo Senzani»), la fornitura dell'identikit d'un assalitore che (poca fantasia) gli somiglia moltissimo, i baci scambiati davanti alle telecamere con l'eroica guardia carceraria in visita, le accuse d'indifferenza e cecità al ministero della Giustizia colpevole d'aver rifiutato a lui e agli altri quattro vicedirettori del carcere suoi colleglli l'auto blindata, il femore fratturato (per cattiva mira o eccesso di zelo della guardia complice?), l'operazione necessaria, i scssantanovanta giorni d'immobilità. E tutto per ottenere un trasferimento di posto, per lasciare il Lietta Tornabuoni (Continua a pagina 2 In quinta colonna)
Persone citate: Carmine Panicciari, Egidio De Luca, Senzani
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