Armi chimiche, bando dimenticato di Enrico Singer

Armi chimiche, bando dimenticato Da domani a Parigi la conferenza mondiale per il rilancio della proibizione Armi chimiche, bando dimenticato Il Protocollo di Ginevra del 1925 ne vieta l'impiego, non la produzione - La crisi Usa-Libia aggrava i rischi di un fallimento delle assise Con americani e libici delegati di 141 Paesi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE parigi—Nella grande sala con le pareti di legno chiaro tutto è pronto. Nei banchi dell'emiciclo i posti segnati dal cartellino «Libia» sono appena a dieci metri da quelli riservati al segretario di Stato americano, Shultz, e alla. sua delegazione. E in place de Fontenoy il dispositivo di sicurezza che dovrà proteggere la presenza di 75 ministri degli Esteri e degli altri rappresentanti di 143 Paesi si sta preparando all'«ora X». E' qui, nella sede permanente delTt/nesco—l'ente dell'Orni per l'educazione e la scienza —che domani alle 10 si aprirà la Conferenza internazionale per il rilancio del bando delle armi chimiche. Un vertice an-' nunciato da quattro mesi che il caso-Rabta ha fatto diventare di un'attualità senza precedenti. E' la prima volta che un'assise mondiale di questo livello, con i suoi inevitabili contorni rituali e con le prevedibili conclusioni già concordate, finisce per svolgersi in presenza di una crisi che ruota proprio attorno al suo tema. -La Conferenza si annunciava come un bell'esercizio diplomatico, adesso pò-. Irebbe diventare un happening', diceva ieri uno dei funzionari francesi che stanno dando gli ultimi ritocchi all'organizzazione. In' realtà, anche senza la nuova tensione Usa-Libia, al centro della conferenza parigina c'era già uno dei problemi più esplosivi che agitano i rapporti intemazionali e che nemmeno la ventata di ottimismo negoziale Est-Ovest è riuscita, finora, a risolvere. E' il problema della proliferazione delle armi a base di veleni il cui impiego è solennemente bandito dal Protocollo di Ginevra del 1925, ma che — nonostante questo divieto — sono state usate fino a pochi mesi fa nella guerra tra Iran e Iraq. E che decine e decine di Stati, più o meno segretamente, producono e conservano nel loro arsenali. Oli esperti militari la chiamano V-atomica dei poveri' perché è un'arma che si può realizzare senza impianti troppo costosi e complessi, ma che ha effetti micidiali e indiscriminati. 'Tutti gli strumenti di guerra hanno lo scopo di distruggere vite umane — conclude un rapporto dell'Orni del '69 — ma le armi chimiche e batteriologiche costituiscono una categoria a parteperché i loro effetti si rovesciano esclusivamente sugli esseri viventi: Se le armi batteriologiche — quelle capaci di scatenare delle vere e proprie 'pesti artificiali» — sono state interdette con una Convenzione mondiale firmata in sede Onu nel 1971 (e, considerata efficace), troppo'poco è stato fatto contro V-atomica dei poveri'. Certo, c'è il Protocollo sottoscritto a Ginevra il 17 giugno del 1925 sull'onda dell'orrore per la comparsa dei gas nella prima guerra mondiale. Un bando deciso proprio per evitare che si ripetessero carneficine come quella della battaglia di Ypres (dove fu usato il gas che ha poi preso il nome di iprite) e di tante altre, concluse con un bilancio totale di 100 mila morti e più di un milione d'intossicati. Ma il divieto che fu stabilito a Ginevra riguarda l'impiego e non la produzione delle armi chimiche. Sottile distinzione che ha consentito la creazione di stock impressionanti di questo tipo di armi. Con un effetto a catena (ognuno ne ha prodotte per «difendersi» dall'altro) e con un progresso scientifico impressionante. Tutto questo senza particolari investimenti, perché un normale stabilimento chimico per la fabbricazione di insetticidi, per esempio, può essere utilizzato per l'industria bellica. E la caratteristica propria dell'«atomica dei poveri: porta con sé un problema supplementare: l'estrema difficoltà di stabilire un sistema di controlli efficace. Ma, dal 1925 a oggi, l'arma chimica non è stata soltanto prodotta. E' stata anche usata come nel conflitto IranIraq e, in particolare, in Kurdistan. E rappresenta una minaccia meno «controllabile» di quella nucleare. Se è vero che il rapporto degli stock è di dieci a uno a favore dei Paesi dell'Est, quello che gli esperti chiamano il «pericolo d'uso» viene dai Paesi del Terzo Mondo. Ecco perché l'impegno preso nel summit Reagan-Gorbaciov del novembre '85 per arrivare ad un reale bando delle armi chimiche ha un valore relativo se alla trattativa tecnica — che è in corso da anni a Ginevra—non si affiancheranno anche gli altri Paesi con un atteggiamento positi¬ vo. Lo scopo dichiarato della Conferenza che sta per aprirsi a Parigi è proprio questo: dare un segnale di volontà politica generale, lanciare ima luce verde al negoziato ginevrino che si trascina in mezzo a dubbi e reticenze. Dal vertice di place de Fontenoy nessuno si attende misure concrete, ma già l'approvazione di un documento finale comune sarebbe un passo avanti, ha detto il ministro degli Esteri francese, Roland'Dumas, presentando la Conferenza. L'attualità drammatica delle ultime giornate, però, ha modificato i piani delle Cancellerie: da una parte ha aumentato l'attenzione e l'interesse per questo incontro, dall'altra ne ha reso più incerto il risultato. Sulla Conferenza è planato il rischio di una nuova spaccatura tra blocchi contrapposti e della frammentazione del grande disegno generale in una serie di liti e di recriminazioni. E' l'happening che qualcuno teme. Ma è anche la conferma che il problema dell'«otomica dei poveri' merita l'attenzione dei Grandi. Enrico Singer

Persone citate: Fontenoy, Gorbaciov, Shultz