E' stata una messinscena l'agguato Br di Giovanni Bianconi

E' stata una messinscena l'agguato Br Il vice-direttore di Rebibbia e l'agente di custodia arrestati per simulazione di reato E' stata una messinscena l'agguato Br D'intesa col suo superiore, la guardia gli avrebbe sparato alle gambe - Nella valigetta del dott. De Luca gli appunti del falso attentato - Forse voleva ottenere il trasferimento da un incarico che non gli piaceva ROMA — S'è inventato tutto, tranne il proiettile che gli ha frantumato il femore. E nell'avventura ha trascinato con sé l'agente di custodia Panicciari. Egidio De Luca, il vice-direttore di Rebibbia che ha raccontato di essere stato ferito in un agguato delle Brigate rosse, adesso è in stato di arresto all'ospedale di Tivoli. L'accusa: simulazione di reato e detenzione illegale di arma in luogo pubblico. Rischia una pena da uno a tre anni di carcere. L'ordine di arresto è stato firmato ieri sera dal sostituto procuratore Maria Teresa Cordova. Ce n'è uno pure per Carmine Panicciari, la guardia carceraria che accompagnava De Luca, accusato anche di lesioni personali gravi procurate al vice-direttore di Rebibbia. Sui mandati è scritto che De Luca «in concorso con Panicciari e altri ignoti, ha falsamente affermato di essere caduto in attentato da parte delle Briga¬ te Rosse». La prova' che ha determinato la svolta nelle indagini su questo attentato che da strano è diventato prima presunto e poi inventato, gli investigatori dicono di averla trovata dentro una valigetta, rimasta nella «Croma» di De Luca. Fra le carte personali del vice-direttore c'era un appunto che il questore di Roma Jovine definisce 'elemento inequivocabile da cui si desume la simulazione del reato». E' un pezzo di carta in cui sono elencate tutte le fasi dell'operazione progettata da De Luca: dopo l'attentato dovevano arrivare le telefonate, e poi il volantino delle Br in cui si rivendicava l'attentato. Ci sarebbe anche la scaletta di quello che, nel falso documento br, si sarebbe dovuto scrivere. - Ma De Luca, meticoloso nell'organizzazione di questa simulazione, ha dimenticato di fare sparire le tracce. Anzi, le ha lasciate in bella mostra sulla macchina abbandonata sotto il ponticello lungo la via Tiburtina, con tre proiettili conficcati negli sportelli. Trovato l'appunto e effettuati i primi accertamenti, il giudice si è deciso a firmare l'ordine di arresto. Una vicenda clamorosa, per certi versi grottesca, che però continua a mostrare Iati oscuri. I motivi che hanno spinto De Luca a organizzare questa messinscena, questore e dirìgenti della Digos non li hanno spiegati. Il giudice Cordova li chiederà questa mattina al vice-direttore di Rebibbia, quando si recherà ad interrogarlo non più come testimone ma in veste di imputato. Una delle ipotesi è che per ottenere il trasferimento da un incarico che aveva accettato di malavoglia all'inizio dell'anno, De Luca sia arrivato al punto di farsi sparare ed orchestrare il falso attentato. Come sia avvenuto il feri¬ mento e se vi siano altre persone coinvolte nel finto agguato, gli investigatori non l'hanno ancora capito. L'accusa di procurata lesione contestata a Panicciari fa pensare che il proiettile finito nella gamba di De Luca potrebbe essere partito dalla pistola dell'agente, una calibro 7,65, come quella del vice-direttore. Ma se ci siano state altre macchine e altri uomini, martedì sera, sul luogo del finto attentato è ancora da chiarire. Egidio De Luca, dal letto dell'ospedale di Tivoli, quando ieri sera si cominciava a profilare la clamorosa svolta nelle indagini, continuava a negare: 'Non lo posso credere, è un'assurdità. Si continua nel tentativo di smitizzare in modo assoluto la presenza delle Brigate rosse». Presenza che, ribadisce invece il questore Jovine, «in questo caso è da escludere categoricamente'. Anche le concitate e ambi¬ gue telefonate di rivendicazione arrivate rrima a nome di sconosciuti- 'frange armate comuniste» e poi, ieri mattina, al centralino di un quotidiano romano, delle Brigate rosse, rientrano secondo gli inquirenti nel piano studiato a tavolino dal vice-direttore di Rebibbia. Per questo negli ordini di arresto si parla di «concorso con ignoti» nell'organizzazione della simulazione. Spiegano adesso magistrato e investigatori che l'agguato a De Luca ha mostrato subito lati oscuri e elementi sospetti. Le perplessità riguardavano soprattutto lo scarso livello «militare» mostrato dai presunti attentatori e la "pochezza del contenuto ideologico manifestato». Per questo, spinti anche dalle contraddizioni dei racconti fatti da De Luca, sono Giovanni Bianconi (Continua a pagina 2 In settima colonna)

Luoghi citati: Roma