Reagan rinvia l'attacco
Reagan rinvia l'attacco Bombardare la Libia «provocherebbe l'indignazione del mondo» Reagan rinvia l'attacco Accolto l'invito alla moderazione degli alleati, ma gli Usa esigono lo smantellamento dell'impianto di Rabta - Washington sospetta che Gheddafi abbia sacrificato i suoi Mig per isolare l'America DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — D. presidente Reagan ha deciso di rinviare per ora l'attacco all'impianto di armi chimiche di Rabta «a causa della forte opposizione alleata». A 24 ore dal duello aereo nel Mediterraneo tra F-14 e Mig 23 libici, il Presidente ha concluso che «in questo momento il bombardamento della fabbrica provocherebbe dure reazioni internazionali' e danneggerebbe gli Stati Uniti Lo ha riferito ieri al Washington Post un suo stretto collaboratore rimasto anonimo. Era stato il Presidente in persona a prospettare per primo un'azione militare, venti giorni fa. . La superpotenza proporrà invece una soluzione diplomatica della crisi. Alla Conferenza internazionale di Parigi sulle armi chimiche, alla cui volta è partito ieri il segretario di Stato Shultz, chiederà lo smantellamento della fabbrica di Rabta. Se ciò risultasse impossibile, ha aggiunto il suo vice alla Conferenza, generale Bums, l'America si batterebbe per un sistema di sua verifica permanente, con strumenti e osservatori occidentali. In un'intervista al Washington Post, Shultz ha dichiarato di volere mettere Gheddafi «in una situazione di disagio' tale da indurlo a rinun¬ ciare alla produzione di gas tossici: -Il Colonnello è legato a gruppi terroristici cui potrebbe fornire queste armi micidiali'. L'altro obiettivo americano, ha concluso Shultz, «é persuadere i nostri alleati a interrompere subito ogni assistenza chimica e tecnica alla Libia». n segretario di Stato Usa non ha tuttavia escluso che Reagan o Bush optino per la distruzione dell'impianto di Rabta: «/ libici — ha detto — farebbero bene a stare sul chi vive». Lo stesso ci ha confidato un'alta fonte della Casa .Bianca: «La fabbrica costituisce un problema enorme — ha ammesso —: non sarei contrario alla sua elimina¬ zione: Ha quindi affacciato l'ipotesi che il duello dell'altro ieri tra gli F-14 e i Mig 23 sia stata una trappola tesa da Gheddafi a Reagan: -Il Colonnello potrebbe aver deciso di sacrificare due aerei, non sappiamo se anche due piloti, per alienare agli Stati Uniti buona parte dell'opinione pubblica mondiale e rendere loro diffìcile se non impossibile l'attacco a Rabta». Mentre lo sbocco politico della crisi viene privilegiato, rimane così valida anche l'alternativa della forza, n Pentagono lo ha fatto capire ieri rivolgendo a Gheddafi l'accusa di avere mentito nella sua ricostruzione dello scon¬ tro aereo del Mediterraneo, e, in via ufficiosa, con la conferma a una grande agenzia di stampa che una rappresaglia armata sarebbe possibile dopo l'arrivo della squadra navale con la portaerei Roosevelt al largo della Libia, la settimana prossima. Mostrando la videocassetta del duello tra i caccia, il portavoce Don Howard ha sottolineato che un Mig portava quattro missili, ed era lanciato aU'inseguimento dell'F-14: 'Il Colonnello ha detto che si trattava di ricognitori: era, invece, un assalto ai nostri danni'. Senza dirlo espressamente, Howard ha adombrato una manovra Ubica suicida per poter denunciare "il terrorismo americano in Medio Oriente-. E' stato il caposquadrìglia degli F-14, giunto a Washington da Napoli col compagno per presentare il proprio rapporto al ministro della Difesa Carlucci, a dissipare tutti i dubbi sul quarto combattimento in sette anni tra l'America e la Libia, dopo quello deli ' 81 e i due dell'86. Per motivi di sicurezza — teme un attentato — il Pentagono non gli ha permesso di presentarsi ai giornalisti, ma l'ufficiale ha messo l'ambasciata americana aU'Qnu in grado di confutare le accuse libiche. Quando ieri mattina, su richiesta di Tripoli, è incominciata a porte chiuse una riunione preliminare del Consiglio di Sicurezza, gli Usa hanno consegnato al segretario generale de Cuéìlar una lettera di giustificazione e protesta. -Non ci opponiamo alla riunione- ha scritto l'ambasciatore Okun "perché abbiamo agito per legittima difesa, in risposta ad azioni ostili della Libia, equivalenti a un attacco armato-. Al Dipartimento di Stato, il portavoce Oakley si è mostrato fiducioso che la mozione di censura degli Sfati UniEnnio claretto (Continua a pagina 2 in quarta colonna)
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