Armi chimiche, è l'ora del dialogo ma Parigi teme un confronto-rissa di Enrico Singer

Armi chimiche, è l'ora del dialogo ma Parigi teme un confronto-rissa Il ministro Dumas presenta la conferenza che si apre sabato Armi chimiche, è l'ora del dialogo ma Parigi teme un confronto-rissa «L'ordine del giorno non dovrà essere sconvolto» - Domani colloquio Mitterrand-Shultz dal nostro corrispondente PARIGI — La Conferenza internazionale per rilanciare il bando delle armi chimiche non poteva avere un prologo più drammatico. Ma il ministro degli Esteri francese. Roland Dumas, invita tutti a mantenere i nervi saldi e ad avere fiducia nel primato del dialogo. L'abbattimento dei due caccia libici da parte dell'aviazione americana è un fatto grave, certo, ma può essere considerato ancora un incidente isolato. Almeno questo è l'augurio che Dumas ha espresso, ieri, ai giornalisti convocati per presentare le quattro giornate della Conferenza parigina che, da sabato, riunirà 143 Paesi (Usa e Libia compresi) e che prende sempre più i contorni di un ultimo appuntamento per bloccare la nuova crisi esplosa nel Mediterraneo. Un appuntamento dove c'è da attendersi, comunque, un confronto aspro. Con un rischio che Roland Dumas non si nasconde: quello di veder scivolare la conferenza, programmata e preparata da tempo (-è la conclusione di sette armi di sforzi congiunti francesi e americani»), in un foro arroventato di posizioni opposte e di recriminazioni. Un pericolo che Dumas spera di poter evitare ("l'ordine del giorno dei lavori non deve essere sconvolto»), ma che e concreto perché i tempi della grande assise mondiale sulle armi chimiche s'intrecciano ormai a quelli de! caso-Rabta e dei suoi imprevedibili sviluppi. A questo punto, anzi, non si sa nemmeno se il ministro degli Esteri di Tripoli, che aveva ufficialmente annunciato la sua presenza, arriverà a Parigi. E se ci sarà — come Dumas spera — non si limiterà, forse, a votare il progetto di risoluzione che gli ospiti francesi hanno già nel cassetto e che fissa una serie di impegni.per rendere efficace il bando delle armi chimiche deciso a Ginevra nel 1925. Così al presidente Mitterrand, che sabato aprirà la Conferenza, toccherà il compito di avviare i lavori sui binari inattesi di una mediazione in extremis tra Washington e Tripoli senza stravolgere, però, il rituale del vertice. E' un compito delicato che la diplomazia francese vorrebbe risolvere in margine ai lavori, nei tanti colloqui a due che sono in programma: primo fra tutti quello Mitterrand-Shultz previsto già per domani alla vigilia dell'inaugurazione della Conferenza. Il chiarimento diretto tra il presidente francese e il segretario di Stato americano è considerato un "momento decisivo» a Parigi. Perché se l'interesse per il successo della Conferenza (che fu annunciata . .nei; settembre scorso da Reagan e Mitterrand davanti all'Assemblea dell'Orni) è comune, la posizione francese sulla crisi libica non è in sintonia con quella americana. Parigi è arrivata a più riprese sull'orlo della guerra aperta con la Libia negli anni duri del conflitto nel Ciad, ma nell'aprile '86 non consentì agli aerei Usa partiti dall'Inghilterra per colpire Tripoli di sorvolare il territorio francese. E questa linea di non appoggio a rappresaglie resta valida. «Noi ci auguriamo che la tensione cali-, ha detto ieri Dumas. Il caso-Rabta. semmai, conferma l'urgenza di una nuova convenzione contro le armi chimiche che preveda controlli efficaci sui posto. Enrico Singer