Torna Bucharin, carico di rivelazioni

Torna Bucharin, carico di rivelazioni LE MEMORIE DELLA MOGLIE: RETROSCENA POLITICI E UN INSOLITO AMORE Torna Bucharin, carico di rivelazioni Grazie alla glasnost, due testi inediti, colmi di rivelazioni, hanno potuto essere pubblicati in coincidenza con il centenario di Nikolaj Bucharin, nato a Mosca il 9 ottobre 1888 e da molti considerato il simbolo del bolscevismo alternativo, non stalinista. Nelle sue memorie, intitolate Nezabyvaemoe (Eventi indimenticabili, Znamja nn. 10-12, pag. 186) Anna Larina, la terza moglie di Bucharin, rievoca le drammatiche vicende che si susseguirono nella vita del marito e nella sua. E' nata nel 1914 in una famiglia di rivoluzionari di professione, il padre si chiamava Michail Ai'.'ksandrovic Lurje, ma prese lo pseudonimo di Jury Michailovìc Larin (il cognome è desunto dall'Eugeni; Onegrtn di Puskin) quando era deportato in Jakuzia. A vent'anni Anna Larina sposò Bucharin, che suo padre aveva conosciuto in Italia nel 1913, nel 1936 nacque il figlio Jury, dal 1937 al 1956 lei subì la deportazione, l'arresto, un accavallarsi di condanne. Nel dicembre 1938 rischiò la fucilazione: -Due uomini con le rivoltelle nel fodero mi condussero sulla strada... Nella bruma s'intravedeva il sinistro burrone con delle rade betulle... Mi sembrò di rotolare giù nell'abisso come un masso insensibile dopo una frana in montagna. I due con le rivoltelle e io ci fermammo al margine del burrone. Mi voltai... da lontano stava accorrendo un uomo che gridava: "Vanek, falli tornare indietro, fallì tornare indietro!". Era avvenuto un miracolo: tornammo indietro». Vi fu anche un incontro con Berija, già conosciuto in Georgia, che proferì minacce e accuse ma offri il tè e dell'«Mua merauiffitosa». Nel 1956 la Latina, al confino in Siberia, dove si è risposata con un agronomo ed ha avuto due bambini, può rivedere dopo 19 anni il figlio Jurij. Cresciuto presso parenti e all'orfanotrofio, è ora studente in un istituto di idromiglioria. La madre, temendo reazioni negative, non sa come rivelare al quasi sconosciuto figlio, vissuto fin lì sotto il nome di Juril Borisovic Gusman, il nome vero. Ma Jurij, procedendo per deduzione, lo sa già. Le ultime sessanta pagine di Nezabyvaemoe sono dedicate agli eventi che si conchiusero con la fucilazione di Bucharin il 14 marzo 1938. Arma Larina abitava col marito al Cremlino nell'appartamento abbandonato da Stalin dopo il suicidio della moglie Nadezda Allilueva, ma poi fu trasferita nella «casa sul lungofiume» descritta da Trifonov nel romanzo omonimo. Con lei, oltre al piccolo Jury, c'era il padre di Bucharin, Ivan Gavrilovic, un insegnante di matematica diventato in seguito, come il padre di Lenin, funzionario statale e nobile. Nello stesso alloggio c'era Nadezda Michailovna Lukina, (nata nel 1887) la cugina che Nikolaj Bucharin sposò nel 1911. L'agghiacciante destino di questa donna riabilitata nello scorso settembre, è stato narrato ora in un articolo intitolato -Ritual» (Literatumaja gazeta del 23 novembre), poiché, afferma l'autore Aleksandr Borin, •allora, quando la giustizia non esisteva, il processo penale era diventato il rituale dell'omicidio»: la Lukina, benché fosse una paralitica, venne arrestata e fucilata il 9 marzo 1940. Vi sono molte concordanze con la ricostruzione di vari storici, ma anche una vivace polemica nella rievocazione, fatta dalla Larina a partire dall'agosto 1936 (quando, al processo di Zinovìev e Kamenev venne menzionato Bucharin, che solo allora si rese conto «di avere ormai la testa sul patibolo»). Nel febbraio di quell'anno Bucharin fu mandato all'estero con una delegazione per acquista¬ re l'archivio del partito socialdemocratico tedesco, contenente dei manoscritti di Marx ed Engels e disperso in vari Paesi dopo l'avvento di Hitler. La Larina, incinta, raggiunse Bucharin a Parigi Il prezzo fissato da Stalin non fu accettato e la delegazione tornò a Mosca alla fine di aprile. «L'acquisto dell'archivio non riuscì, scrive Larina. Ma Stalin non aveva mandato Bucharin in missione invano: il viaggio, ne sono Certa, era stato organizzato a fini provocatori e in questo senso fu un successo». Alla vigilia dell'arresto di Bucharin (nel febbraio 1937) nel Socialisticeskij vestnik (Messaggero socialista), una rivista degli emigranti russi a Parigi, diretta da Eiodor Dan, uscì la Lettera di un vecchio bolscevico. Boris Nikolaevsky, storico menscevico e custode degli archivi, ammise in seguito di esseme l'autore. Avrebbe ricevuto il materiale da Bucharin nel corso degli incontri parigini. La questione dell'attendibilità ha qui una grande importanza: se veritiera, la Lettera avrebbe costituito sia una fonte d'informazione sui conflitti intemi del pcus, sia un motivo per l'espulsione dal pcus e l'arresto di Bucharin. Scrive la Larina: «L'esame delle principali tesi della Lettera mi costringe a considerare Dan e Nikolaevskij come persone che hanno consapevolmente aiutato Stalin a stringere il capestro già buttato sul collo di Bucharin e Rykov». In un'appassionata arringa, la Larina contesta perciò quattro argomenti della Lettera: Bucharin non conosceva la «piattaforma Rjutin» un documento antistalinista del 1932; l'assassinio di Kirov è rievocato in modo da insinuare che U responsabile era Stalin, e quindi da compromettere gli accusatori Bucharin e Rykov; la questione dèlia collettivizzazione è esposta In' modo tendenzioso. come anche le caratteristiche negative di Kaganovic e Ezov. Secondo la Larina, Nikolaevskij con la sua fantasia ha indotto in errore gli storici stranieri, e tra essi Stephen Cohen, (autore di «Bucharin e la rivoluzione bolscevica», Feltrinelli 1975) che, con qualche riserva, si fida dell'autore della Lettera. Né mancano altri punti controversi: perfino il processo, in cui, secondo Cohen, è Bucharin a mettere in imbarazzo il procuratore generale Vysinslqj, secondo la Larina fu in tutto conforme agli intenti distruttivi di Stalin. Nella sua lunga lotta; Anna Larina ha ottenuto alcune vittorie: la riabilitazione del marito è stata finalmente concessa nel 1988 e questo suo avvincente libro — insieme storia di un grande e insolito amore e di una vicenda politica ancora non tutta chiarita — è uscito ora su una rivista sovietica e si conchiude con il messaggio Alla futura generazione dei dirigenti del partito, dettato da Bucharin nell'imminenza dell'arresto, imparato a memoria dalla moglie e mandato al Comitato centrale solo nel 1961. Leitmotiv del terribile testo è la morte violenta: «Afe ne vado dalla vita. Chino la testa non sotto la scure proletaria, che deve essere inesorabile ma virtuosa... sono svanite nel passalo le nobili tradizioni della Ceka (la polizia politica) quando l'idea rivoluzionaria giustificava la crudeltà con i nemici.. Mi rivolgo a voi, futura generazione dei dirigenti del partito: la vostra missione storica vi impone di dipanare il mostruoso gomitolo dei crimini, che in questi giorni sinistri... divampa come una fiamma e soffoca il partito... Sappiate, tovarisci, cfte sul vessillo che innalzerete nella marcia vittoriosa verso il comunismo, vi è anche una goccia del mio sangue». Lia Waiaitein

Luoghi citati: Georgia, Italia, Latina, Mosca, Parigi, Siberia