«Da mesi mi sentivo nel mirino»

«Da mesi mi sentivo nel mirino» Parla il vicedirettore di Rebibbia ferito alle gambe da un commando di presunte nuove Br «Da mesi mi sentivo nel mirino» «Ero pedinato, un giorno mi tamponarono e fuggirono; chiesi invano un'auto blindata» • 11 fallito sequestro potrebbe essere stato deciso in carcere dall'ala «dura» Br - Ma la mancata rivendicazione rende ancora incerta la matrice terrorìstica ROMA—Con un proiettile nella gamba sinistra e tanti interrogativi néUa testa, il giorno dopo l'agguato, Egidio De Luca racconta che da mesi si sentiva nel mirino: 'Ho ricevuto numerose minacce, mi sono accorto che mi pedinavano dal mese di settembre. Ai primi di ottobre avevo chiesto l'auto blindata, anche per i miei colleghi. E poi, a metà dicembre, mentre tornavo a casa di sera, una macchina mi ha quasi tamponato. Ho accelerato al massimo, ma mi ha seguito Jino a casa. Per quell'episodio ho fatto, regolare denuncia alla caserma dei carabinieri del quartiere Aventino». il vicedirettore di Rebibbia ferito martedì sera neUa campagna intorno a Roma parla senza troppa fatica nella stanzetta al terzo piano dell'ospedale di Tivoli. Riceve visite in continuazione, fuori dalla porta lo sbarramento di poliziotti e medici. Martedì dovrà essere operato al femore, la frammentazione dell'osso è arrivata quasi al ginocchio. 'Sono immobilizzato — dice De Luca —r ma non provo dolore. Lo choc è grande, ma mi consola l'idea che poteva andare peggio». Quando racconta deU'auto blindata richiesta e non ottenuta, De Luca sembra voler lanciare accuse precise. E aggiunge un altro particolare: "Negli ultimi giorni le guardie del carcere si erano accorte di un'Alfettu che mi ronzava intorno». L'agente di custodia che era con lui ed ha aperto il fuoco contro gU attentatori non era addetto alla sicurezza del vicedirettore, ma lo accompagnava per altri motivi. Le ragioni deU'attentato, forse un tentativo di rapimento, si cercano nell'attività che De Luca svolgeva a Rebibbia. Si occupava in particolare del braccio G12, dove sono rinchiusi alcuni dei brigatisti arrestati nella retata di settembre, gU ultimi «irriducibili-. Ma come traduttore addetto alla censura gli è capitato di avere rapporti anche con altri detenuti politici. "Conosco l'inglese, il francese e il tedesco — spiega De Luca —, e mi è capitato di bloccare, negli ultimi tempi, corrispondenza e libri in queste tre lingue diretti a Giovanni Senzani. Alcuni parlavano di strategie della guerriglia e del terrorismo internazionale. Logicamente ho suscitato dei risentimenti. C'è un avvocato olandese, un terrorista con passaporto nicaraguense, che mi sollecita a non bloccare del tutto la sua corrispondenza con Senzani. Ma io non voglio fare insinuazioni, racconto solo deifatti». Senzani, l'uomo che organizzò U sequestro Cirillo, è stato a Rebibbia fino a qualche settimana fa. Dopo la conclusione del processo Moro-ter è tornato in un carcere del Nord ItaUa. L'ipotesi che l'ordine di tendere un agguato a De Luca, o anche solo l'indicazione di quell'obiettivo, possa essere partita dal gruppo di «duri» che si raduna intorno a Senzani è queUa che con più insistenza circola ora all'interno del carcere. Ma sulla matrice terroristica deU'attentato, gli investigatori continuano a nutrire molti dubbi. Non è ancora arrivata la rivendicazione ufficiale, U volantino o la telefonata in stUe brigatista. Funzionari deUa Digos e carabinieri sottolineano la modestia dell'azione «sia sotto il profilo militare che sotto quello ideologico». L'unica firma, per ora, resta queUa frase gridata da uno degli attentatori, siamo le "nuove Brigate rosse». Adesso De Luca ricorda di aver udito anche la sigla "frange armate combattenti'. E' la stessa usata da uno sconosciuto che ha telefonato ieri notte all'agenzia Ansa: ma la Unea è caduta quasi subito, e nessuno ha più richiamato. Nemmeno questo segnale, però, viene giudicato attendibile dagli inquirenti, che si aspettano qualcosa di più. "Le Br hanno sempre accompagnato azioni e proclami con slogan, anche molto sintetici, che però esprimano qualche concetto. Qui, invece, non c'è proprio nulla», spiega un dirigente deUa Digos. Sul Ietto deU'ospedale, la ricostruzione di De Luca dell'agguato si fa più nitida: «A bloccarmi la macchina sono stati due uomini, che hanno puntalo le pistole all'altezza dei finestrini. Mi hanno fatto scendere, io ho cercato di prendere tempo. Ho chiesto che cosa volessero, e uno di loro ha risposto: "Devi parGiovanni Bianconi (Continua a pagina 2 In quarta colonna)

Luoghi citati: Roma