Sulla plastica deciderà la Cee

Sulla plastica deciderà la Cee I produttori ricorrono alla Corte europea dell'Aia e al Tar contro la tassa sui sacchetti Sulla plastica deciderà la Cee «E' una norma contraria alle regole della Comunità Economica» -1 costi di produzione aumenteranno di sei volte - «Ma alla fine pagherà chi fa la spesa, fra un mése ogni busta costerà 150-100 lire» - f Vérdi difendono il decreto: «Limiterà il consumo, ìa gente andrà al mercato con la borsa» ROMA—Si comincerà con un ricorso al Tribunale amministrativo regionale, poi alla Corte europea dell'Aia. I produttori di sacchetti di plastica preparano le contromosse alla tassa imposta dai ministri dell'Ambiente e delle Finanze. Annunciano battaglia, rivendicando per se stessi il ruolo dei veri ambientalisti: «Meglio trovare in un bosco una busta piena di rifiuti piuttosto che i rifiuti sparsi dappertutto». Nei prossimi giorni Assoplast e Unionplast, le federazioni degli industriali che producono plastica e sacchetti, metteranno a punto il piano d'azione. Quelle 100 lire da pagare per ogni sacchetto prodotto, al direttore dell'C/monpìast, Bonsignori, non vanno- proprio giù: «La verità è che il governo non è capace di gestire i 5 chili di rifiuti che entrano in una busta, e allora tassa i 10 grammi della busta. E' un'assurdità, un non senso». La prima mossa sarà il ricorso al Tar, visto che la tassa è stata imposta con un decreto ministeriale. I motivi dell'appello alla Corte dell'Aia, invece, li spiega Andrea Mattiussi, presidente Assoplast: «E' una norma contra¬ ria alle regole della Comunità europea contenute nel Trattato di Roma». I rappresentanti della plastica sfornano numeri e calcoli per dimostrare l'iniquità dell'imposta. A produrre ì sacchetti sono, in Italia, 300 aziende di tipo industriale e oltre 2000 artigianali. L'industria occupa 12.000 addetti, con un fatturato che oscilla fra i 350 e i 400 miliardi all'anno. La produzione sfiora i 9 miliardi di sacchetti l'anno, di cui circa 3 destinati all'esportazione. Produrre una busta di plastica non biodegradabile di dimensioni medie fino al 1° febbraio (quando entrerà in. vigore la tassa) costerà ancora fra le 15 e le 18 lire. Col decreto-Ruffolo a questa cifra andranno aggiunte non 100 ma 119 lire per busta. Precisano infatti aH'Assoplast che anche sulla tassa bisognerà pagare l'Iva (19 per cento), n costo dei sacchetti, quindi, crescerà di 6-7 volte. «Non possiamo che continuare a produrre aumentando il prezzo di vendita ai commercianti, che poi lo faranno ripagare ai consumatori», dice Mattiussi.La tassa di Ruffolo, insomma, si riverserà su chi, alla cassa dei supermercati, troverà conti maggiorati di 150 o 200 lire per ogni busta di cui avrà bisogno per metterci dentro la spesa. «In definitiva, ad essere tassato sarà l'utilizzo del sacchetto», spiega ancora Mattiussi. E' questo il tasto su cui batte con maggior vigore la protesta degli industriali. «Gli italiani — dice Bonsignori — hanno imparato a riutilizzare le buste per contenere i rifiuti. Un uso educato e civile, mi pare. E allora perché farli pagare? Se si di¬ ce che i sacchetti di plastica inquinano o fanno male allora si vieti la produzione, ma tassarli è una assurdità». Nei mirino dei controlli fiscali finiranno, con più facilità, le industrie. Gli effetti sulla produzione vengono giudicati «imprevedibili», ma chi rischia lo strangolamento, a sentire i rappresentanti dei produttori, sono soprattutto le aziende artigiane. «Secondo il decreto — attacca Bonsignori — bisognerebbe pagare ogni mese una cauzione pari a circa sei volte il fatturato mensile raggiunto finora: in quanti potranno resistere?». Guerra aperta degli industriali alla tassa, dunque. Per il presidente Mattiussi quelle 100 lire sono il frutto di «pressioni» subite dal ministro dell'Ambiente, soprattutto «da parte dei verdi». Vuol dire che esiste una lobby ambientalista? «Non lo so — risponde il rappresentante deìl'Assoplast —. Certamente non esiste quella dei "plasticari", oppure conta meno di altn». Dalla sede àeìl'Unionplast Bonsignori lamenta che, nonostante le tante richieste, Ruffolo non ha mai voluto incontrare i rappresentanti della federazione. Di fronte al fuoco di sbarramento organizzato dai produttori, a difendere il ministro sono rimasti i Verdi. «Non vogliamo penalizzare la plastica — dice il deputato Michele Boato —, ma il consumo eccessivo delle buste non biodegradabili. Questa tassa può essere un valido disincentivo airùsa e getta". Contiamo che con questo provvedimento si possa dimezzare entro un anno il numero dei sacchetti in circolazione, perché almeno la metà dei consuma¬ tori, dovendola pagare, si ricorderà di portare con sé la borsa per la spesa». Alle proteste degli industriali i Verdi risponderanno con una campagna pubblicitaria in cui impiegheranno parte dei soldi del finanziamento pubblico: «Chiederemo alla gente di andare al mercato con la borsa di iuta o la retina di nylon. Produrremo audiovisivi da distribuire ai gruppi ambientalisti», annuncia Boato. Per il deputato ecologista, infatti, l'alternativa alla plastica non può essere la carta, perché costa di più e non è riutilizzabile. Ma è vero che Ruffolo ha ceduto alle pressioni della «lobby verde»? -Se qualche condizionamento c'è stalo — risponde Boato —, è venuto dalle centinaia di sindaci che hanno vietato, con ordinanze poi annullate dai Tar, l'uso e la vendita dei sacchetti di plastica. E' quella l'espressione della volontà popolare a cui abbiamo fatto da megafono». E ora, vinta la crociata dei sacchetti, ì Verdi ne preparano un'altra: vogliono far sparire dalla circolazione le lattine. Entro un anno dai bar, fra. due anche dai supermercati. gio. bia.

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