Sull'eredità Bordini battuto il Vaticano

Sull'eredità Bardini battuto il Vaticano Passa allo Stato e resterà a Firenze Sull'eredità Bardini battuto il Vaticano Con la Svizzera era uno dei possibili beneficiari FIRENZE — Ci ha messo 23 anni ma alla fine lo Stato italiano, con decreto del Presidente della Repubblica del 30 dicembre scorso, ha deciso di accettare l'eredità Bardini, collezione pregiata di oggetti d'arte, antiquariato e immobili del valore di 20 miliardi, 12 dei quali attribuiti ai 63.381 pezzi mobili. 81 conclude cosi la storia infinita del lascito su condizióne di Ugo e Emma. Bardini, nota famiglia di antiquari fiorentini scomparsa nel 1965, che ha coinvolto anche lo Stato elvetico e che ha bruciato le speranze del Vaticano di assicurarsi il patrimonio. Per Firenze l'operazione costituisce un arricchimento storico e culturale, per lo Stato il bilancio si chiude in pareggio. Con una mano, infatti, viene incamerata l'eredità, con l'altra si provvedere a spendere l'equivalente del valore (20 miliardi) per acquistare un'opera di eccezionale importanza e non anteriore al Cinquecento da collocare nel museo del Bargello se si tratterà di una scultura, agli Uffizi se sarà una pittura. Si tratta in sostanza di eseguire, pur con qualche correzione, una delle clausole testamentarie. Per la verità Ugo Bardini, figlio di Stefano considerato forse il più grande antiquario europeo dell'Ottocento, aveva espresso la volontà che i pezzi della colle¬ zione fossero venduti per finanziare l'acquisto di una o al massimo due opere, ma Ù ministero dei Beni Culturali, anche, dietro il parere espresso dalla Sovrintendenza fiorentina, non se l'è sentita di alienare un slmile concentrato di . testimonianze storiche ed artistiche. 'C'erano inoltre da superare carenze legislative e da rispettare precise disposizioni sulle procedure di vendita-, dice Fiorenza Scalia, direttrice della Galleria Bardini. Cosi lo Stato ci ha pensato 23 anni ma poi ha risolto per un finanziamento che fa salva la volontà dei donatori e al tempo stesso tutela un patrimonio di alto valore storico-documentario. La Firenze culturale è raggiante. Soprattutto il Sovrintendente al Beni artistici, Alberto Paolucci, che nel 1975 cominciò a schedare tutti i pezzi della collezione e che a suo tempo espresse il parere contrario alla vendita. E felice appare l'aw. Raffaello Torricelli, presidente dell'associazione «Amici dei musei», che per anni s'è battuto per la soluzione adottata. I tempi lunghi delle decisioni avevano creato scetticismo. La Svizzera, prima nell'elenco dei beneficiari, ha rifiutato per motivi fiscali ma soprattutto perché la clausola imponeva di istituire una fondazione per lo studio della Storia dell'Arte intitolata ai Bardini Se 11talia avesse seguito l'esempio elvetico, sarebbe entrato in lizza il terzo destinatario del lascito, 11 Vaticano appunto. «Per fortuna non è andata così — spiega l'aw. Torricelli—perché la fami-' glia Bordini, oltre ad essere stata una delle più attive nel mondo dell'antiquariato, ha sempre vissuto in profonda armonia col tessuto culturale fiorentino. Tanto è vero che.Stefano Bardini donò il museo omonimo alla città ai primi del Novecento». • Ugo Bardini — spiega ancora la dottoressa Scalia —continuò l'opera antiquaria del padre, ma non ne fu mai all'altezza, Stefano fu davvero grande: era nato a Pieve Santo Stefano in Umbria, venne giovanissimo a Firenze, studiò all'Accademia delle Belle Arti, fu pittore romantico e successivamente un macchiatolo. Nel 1880 si dedicò all'antiquariato dove raggiunse l'apice. Ha venduto in tutto il mondo, al museo Metropolitan e alla National Gallery di Londra. Impose il gusto per il mobile antico e rinascimentale. Quando nel 1880 Firenze ristrutturò il centro storico, Stefano acquistò interi palazzi, quadri ed oggetti d'arte. Fulvia vendere al Louvre di Parigi il Beato Angelico ancora oggi esposto. Insomma fu davvero un gigante'. Enrico Buffoni