Sarà Fanno delle azioni o dei Fondi

Sarà l' anno delle azioni o dei Fondi? I nostri soldi di Mario Salvatorelli Sarà l' anno delle azioni o dei Fondi? «Possiedo già una certa quantità di tìtoli di Stato e vorrei ora investire in azioni una parte del mio denaro. Domando: è preferibile entrare in uno o più fondi d'investimento azionari, oppure operare direttamente in Borsa tramite, a esempio, un buon agente di cambio?». Al signor Giovanni Marini di Torino risponderò con un pugno di cifre. Al 30 dicembre 1986, rispetto allo stesso giorno del 1985, l'indice globale Comit registrava un rialzo del 55,8 per cento, e l'indice dei fondi comuni azionari un aumento del 37,6 per cento. L'anno dopo, al 30 dicembre '87, il primo accusava un ribasso del 31,7, il secondo una perdita del 14,9 percento. Infine, il 30 dicembre scorso, l'indice globale Comit era in rialzo del 20,50 per cento (sempre sulla stessa data dell'anno precedente), l'indice dei fondi azionari registrava un guadagno del 16, 40 per cento. In queste variazioni, in rialzo e in ribasso, il lettore avrà già colto la caratteristica dei fondi comuni azionari, rispetto all'investimento «diretto» in Borsa, e cioè quella di attenuare i rialzi, ma anche di attutire i ribassi. La spiegazione è molto semplice: i fondi comuni azionari italiani attualmente sul mercato investono in titoli azionari da un minimo del 40 a un massimo del 65 per cento del loro patrimonio netto, quindi risentono in misura proporzionalmente ridotta dei rialzi e dei ribassi dei titoli quotati al listino di Borsa che hanno nel loro portafoglio. Ma c'è un'altra caratteristica dei fondi chi merita di essere segnalata, e cioè che, a lungo termine, quella loro funzione di paracadute nei ribassi e di freno nelle ascensioni dei titoli viene premiata. Infatti, al 30 dicembre scorso, mentre l'indice globale azionario registrava un guadagno del 28,2 per cento sul livello segnato al termine della seduta del 30 dicembre '85, e cioè in tre anni, l'indice dei fondi azionari poteva vantare per lo stesso periodo un rialzo del 36,32 per cento. A questo punto, la decisione al lettore: l'ho messo in grado di valutare i prò e i contro dell'uno e dell'altro investimento. In ambedue i casi, però, il consiglio di un buon agente di cambio può essere utile. Infatti, gli indici, globali o azionari, rispecchiano sempre le medie tra variazioni, più o meno sensibili, dei prezzi in una seduta, in una settimana o in un anno. Medie che possono dare, è vero, un'idea generale di come sono andate le cose nei periodi considerati, ma non l'esatto andamento di un singolo titolo o di un fondo. Ed è per ciò, per la scelta tra questo o quello, che il consiglio dell'esperto, se conosciuto e fidato, ci può servire. Targa «TO1» Si è parlato molto, nei giorni scorsi, del «Paese che cambia», stimolai- a farlo dal nuovo Annuario dell'Istat, che contiene tutto di tutto, dalla statura degli iscritti nelle liste di leva (cresciuta in media di quasi 6 centimetri in 34 anni), al servizio telex (i cui abbonati sono aumentati del 31 per cento in quattro anni). Qualcosa, per pura coincidenza, avevo anticipato anch'io, nella precedente rubrica, accennando sì rapporto, sempre più deforma¬ to e deformante, tra gli autoveicoli in circolazione e la rete stradale dove questi sono «costretti» (parola composta da «co» e da «stretti») a circolare. Ma, a sottolineare meglio quanto cambi l'Italia, nulla può essere più efficace del nuovo volume, il nono, edito recentemente dalla Sei, nella collana della 'Fondazione Piemontese per la ricerca del cancro, e intitolato: Le ore povere e ricche del Piemonte. Un'ora, anzi, un evento — e tutti interessanti — per ognuno dei 366 giorni dell'anno (c'è un evento anche per il 29 febbraio). Tra questi fatti, più indicativi del «cambiamento», citerò, uno per tutti, quello scelto per il 21 aprile, e cioè l'entrata in vigore, in quel giorno del 1905, della targatura delle automobili, prima con un numero, poi con la sigla per ogni provincia. E il 17 marzo 1927 fu assegnata, con il nuovo sistema, la targa «TO 1». Nel commento, si osserva che, un tempo, il traffico cittadino era molto meno intenso ma assai più «variopinto» dell'attuale. Per esempio, a Torino, in un giorno di dicembre del 1947, a un incrocio particolarmente trafficato, si registrò in un'ora il transito di 981 biciclette, 674 automobili, 389 autocarri o autobus, 136 tram, 131 motociclette, 22 carri a cavallo, 17 carretti a mano. Niente male, per quell'epoca, ma non impressionerebbe più nessuno, oggi, quando, se per la targatura delle automobili fosse rimasto il vecchio sistema, si potrebbero leggere, per la provincia di Torino, targhe con sette cifre, più vicine ai 4 che ai 3 milioni. Infatti, il volume ci dice che già un anno, fa, quando venne assegnata la targa «TO 28560H», questa, con il vecchio sistema, avrebbe dovuto essere «TO 3628560». Una curiosità, una delle 366 «ore», povere e ricche, di cronaca e di storia, del Pie' monte, che rendono avvia cento la lettura di questo libro, ai di là del suo impegno generoso, nell'interesse di tutti.

Persone citate: Giovanni Marini, Mario Salvatorelli

Luoghi citati: Italia, Piemonte, Torino