«Fermate Tripoli o colpiremo» di Ennio Caretto

«Fermate Tripoli o colpiremo» Gli Usa prospettano un'alternativa al raid sulla fabbrica chimica «Fermate Tripoli o colpiremo» Il Dipartimento di Stato chiede agli alleati la fine delle forniture per avviare l'impianto e ispezioni dell'Onu - Ma secondo una rete tv l'attacco con missili Cruise è già pianificato entro il 20 gennaio DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Gli Stati Uniti oscillano tra l'impiego, senza precedenti, della forza militare — i missili convenzionali Cruise—e la ricerca di una soluzione politica della crisi aperta dall'impianto di armi chimiche della Libia. Lo ha indicato ieri, inaspettatamente, il Dipartimento di Stato con una duplice proposta, peraltro di difficilissima attuazione dati i tempi ristretti: secondo la da, Oheddafi potrebbe infatti avviare la produzione di massa di gas tossici entro 3 mesi. La duplice proposta americana, in pratica un ultimatum agli alleati, è questa: blocco di tutte le forniture necessarie ad attivare gli stabilimenti di Rabta e concessione di poteri straordinari all'Onu per sue ispezioni improvvise e frequenti, i E' la strategia del doppio binario: o la comunità internazionale ferma la Libia, o l'America distrugge rimpianto che nelle parole di Shultz 'rappresenta il massimo pericolo per la pace in Medio Oriente». Secondo la televisione Cbs, gli Usa attaccheranno' la fabbrica di gas tossici con missili Cruise lanciati da sommergibili in navigazione nel Mediterraneo, a meno che la situazione non si chiarisca subito, se cioè la Conferenza internazionale sulle armi chimiche in programma a Parigi dal 7 all'I 1 gennaio non impedisca a Chedddafi di produrre i mortali ordigni. L'attacco verrebbe sferrato tra l'Urla fine della conferenza, e il 20, il giorno del passaggio delle consegne da Reagan a Bush: sarebbe l'ultima decisione del Presidente uscente, timoroso che la nuova amministrazione "voglia reinventare la ruota*, ripartire cioè da zero in Medio Oriente. n Pentagono avrebbe messo a punto un piano di emergenza studiando persino i venti nella zona di Rabta per evitare che sostanze chimiche 'venefiche ricadano su centri abitati. Il motivo per cui l'America ricorrerebbe ai Cruise è che l'impianto è difeso da missili sovietici terraaria Sam 6, che potrebbero abbattere i cacciabombardieri Usa. La Cbs non ha precisato se i sommergibili facciano parte della squadra navale di 13 unità salpata sabato scorso dalla base di Norfolk, in Virginia, alla volta del Mediterraneo al comando della portaerei nucleare Roosevelt. Non ha neppure chiarito se dopo i Cruise, che volano radenti al terreno e sfuggono ai radar, una volta eliminati i Sam 6 russi, entrerebbero in funzione anche i caccia bombardieri della Roosevelt e della portaerei attualmente in dotazione alla Sesta Flotta. Ha ricordato tuttavia che nell'a¬ prile dell'86, quando Reagan fece bombardare Tripoli e Bengasi, gli F-lll partiti dalle basi in Inghilterra avrebbero dovuto essere preceduti da un lancio di Cruise del sommergibile Atlanta: il piano venne modificato perché l'Atlanta s'incagliò nello Stretto di Gibilterra, n Pentagono ha comunque smentito di aver organizzato un attacco alla Libia, affermando che l'invio della squadra di 13 unità «era stato programmato mesi or sono* e che -non è insolito avere due portaerei nel Mediterraneo". •Non c'è nessun legame tra questo normale avvicenda¬ mento e la tibia*, ha detto un portavoce. Quale sia lo scenario reàganiano in questo estremo confronto con Gheddafi lo ha detto indirettamente il Dipartimento di Stato. Il portavoce Redman ha ribadito che •esiste la totale certezza che l'impianto di Rabta stia per avviare una massiccia produzione di gas tossici*; che il Colonnello è stato aiutato nella costruzione dell'impianto da Paesi e aziende stranieri; ma che la produzione di armi chimiche può ancora essere prevenuta «se essi cesseranno ogni assistenza*. Redman ha rivolto un accorato appello alla comunità mondiale 'affinchè neghi alla Libia la tecnologia, le sostanze e l'esperienza che le mancano* per attivare l'impianto. Ha quindi respinto la mediazione di Andreotti per una ispezione una tantum della fabbrica di Rabta 'perché sarebbe facile mascherarla*, prospettando invece una operazione di verifica più in profondità del segretario generale dell'Onu de Cuéllar. Il portavoce ha introdotto una nota di speranza nelle sue dichiarazioni, evidenziando che gli alleati 'prendono le nostre parole sul serio*. Ma non ha lasciato in dubbio che Reagan non accetterebbe lo statu quo: •Non riteniamo lecito che la produzione di armi chimiche sia nelle mani di Paesi dai precedenti terroristici c dalla condotta irresponsabile come la Libia*. Redman ha aggiunto che occorre impedire a tutti i costi la proliferazione dei gas tossici, «già in possesso di altre nazioni mediorientali*. Da Parigi, è giunta la conferma che l'Europa si è resa conto del dilemma Usa: stando al New York Times, la Francia pensa che l'America sia decisa a colpire Gheddafi, se non si troverà una via d'uscita. Ennio Caretto