Dall'Armenia ricatto al Kgb

Dall'Armenia ricatto al Kgb Un «gruppo terrorista»; liberate i capi del Comitato Karabakh Dall'Armenia ricatto al Kgb «Avete 24 ore per riflettere, poi sarà il terrore di massa» - «Abbiamo i missili Stìnger che ci hanno fornito i nostri amici» • Un portavoce nazionalista: è un falso per aumentare la tensione Un soldato ucciso a coltellate a Spitak - Dure condanne agli «sciacalli» del terremoto MOSCA — n quotidiano armeno Kommunist ha pubblicato l'ultimatum di un gruppo terrorista secondo cui, se non verranno 'immediatamente* liberati i leader del «comitato Karabakh» arrestati nelle ultime settimane, vi sarà un'esplosione di -terrore di massa-. Un portavoce del movimento armeno, tuttavia, ha definito il messaggio come «un falso evidente". H comunicato, firmato da un' «Comitato terroristico», inviato alla polizia mercoledì scorso, ha come destinatario il capo del Kgb armeno. «Intimiamo di liberare immediatamente i leader del comitato Karabakh e tutti i prigionieri politici arrestati nei giorni scorsi — si legge nel comunicato— Concediamo 24 ore per la riflessione. In caso contrario passeremo al terrore di massa*. Il gruppo terroristico, inoltre, afferma di essere armato con i famosi missili terra-aria Stinger, di produzione americana e abbondantemente forniti ai guerriglieri afghani. Queste armi, si legge nel testo, «ci sono state fornite dai nostri amici". «Si tratta dell'ennesimo pretesto per acuire la repressione contro il movimento nazionale*, ha detto un portavoce del disciolto comitato Karabakh, aggiungendo che il comitato «ha da tempo cessato ogni attività che non sia di aiuto alle zone terremotate*. Kommunist rinnova gli attacchi al «famigerato» comitato Karabakh che, sorto spontaneamente nel febbraio scorso, ha guidato la lotta per l'unificazione all'Armenia della regione autonoma. -Apparse sull'onda delle 'trasformazioni democratiche in corso nella nostra società — scrive il giornale —, uno serie di associazioni informatisi è trasformata man mano in un, ''cavallo- di Troia" che minàccia di infliggere/itn colpo alla .pere¬ strojka- . L'organo del partito comunista armeno si scaglia con particolare veemenza contro il comitato, colpevole, secondo 11 giornale, di istigare la popolazione alla lotta armata. Per sostenere l'accusa, tuttavia, si citano interventi a comizi tenuti nel settembre scorso, prima dunque dell'ultima ondata di violenza, che ha causato più di 30 vittime tra armeni e azerbàigiani. Secondo il giornale, in un comizio tenuto a Erevan il 22 settembre scorso, Ashot Manùciarjan (attualmente latitante) ha dichiarato che «l'Armenia è occupata dalle truppe del nemico*, e che se «queste truppe attenteranno al popolo, l'Armenia si trasformerà in un secondo Afghanistan-. Nei giorni immediatamente seguenti al terremoto, sette dirigenti del comitato sono stati arrestati, assieme a «decine di attivisti». Per ora si tratta solo di «minacce a parole-, scrive il giornale, ma non è escluso che gli estremisti «istigati dal comitato siano già pronti a passare dalle parole ai fatti-. L'ultimatum del «gruppo terroristico» può essere uno «scherzo-, prosegue Kommunist, ma lo stesso Manuciarjan, in un'intervista ad un giornale occidentale, ha riferito, sempre secondo l'organo del pc armeno, che «nella Repubblica vi sono numerosi reparti di giovani armati di granate e fucili che sono pronti a colpire, se la situa¬ zione si aggraverà-. Proprio ieri la Pravda ha riferito che un soldato è stato ucciso da una coltellata a Spitak, la città armena rasa al suolo dal terremoto, senza dare alcun particolare della vicenda, ma lasciando intendere che gli autori dell'omicidio sono i nazionalisti armeni. «Una vile coltellata ha stroncato la vita di un fante di marina che aveva salvato più di dieci bambini terremotali-, scrive l'organo del pcus, condannando allo stesso tempo l'estremismo degli armeni. Mentre le forze armate hanno fatto tutto il possibile per riparare ai danni del terremoto, scrive infatti il giornale, a Erevan si verificano «comizi, azioni teppistiche e persino attacchi alle pattuglie militari*. Il primo processo ai «saccheggiatori» che hanno tentato di sfruttare il terremoto si è concluso ad Erevan con la condanna degli imputati a pene detentive da tre ad otto anni di prigione. Kommunist ha dato notizia delle condanne sottolineando che le pene detentive inflitte ai sei imputati sono ;e massime previste dagli articoli del codice penale. Il quotidiano ricorda inoltre che solo «grazie ai provvedimenti energici presi dal ministero degli Interni dell'Armenia è stato possibile fermare numerose persone che, approfittando della diffìcile situazione creatasi nella zona colpita dal terremoto, hanno compiuto una serie di furti e saccheggi-. (Ansai

Luoghi citati: Afghanistan, Armenia, Erevan, Mosca